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30 anni fa moriva Yitzhak Rabin, simbolo del processo di pace

  • 4 ore fa
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Roberto Roggero* - Yitzhak Rabin, Premio Nobel per la Pace 1994, fu ucciso il 4 novembre 1995 a Tel Aviv, da Yigal Amir, studente di giurisprudenza israeliano dell’estrema destra sionista e fanatico religioso, totalmente avverso a qualsiasi idea di pace e riconoscimento della Palestina. Aveva appena terminato il discorso con le parole: “Vorrei ringraziare ognuno di voi che è venuto qui oggi a manifestare per la pace e contro la violenza. Questo governo, che ho il privilegio di presiedere con il mio amico Shimon Peres, ha scelto di dare una possibilità alla pace, una pace che risolverà la maggior parte dei problemi di Israele. La via della pace è sempre preferibile alla via della guerra e lo dico perché sono stato un militare per 27 anni”. Poco dopo, due colpi da una Beretta 84F semi-automatica raggiunsero Rabin alla schiena, e morì poco dopo all’ospedale Ichilov.

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Yitzhak, o Yitschak Rabin proveniva da una famiglia di immigrati dell'Europa orientale ed era cresciuto in un ambiente sionista laburista. Aveva studiato tecniche agricole ed era un eccellente studente particolarmente dotato. Inoltre trascorse 27 anni nell’esercito israeliano, fino al grado di tenente generale (Rav Aluf) e capo di stato maggiore (Ramatkal).

In giovane età fu membro del Palmach, il commando dell'Yishuv fino a ricoprire il ruolo di capo delle operazioni durante la guerra arabo-israeliana del 1948. Ha contribuito a elaborare la dottrina dell'addestramento dell'IDF all'inizio degli anni '50 e ha guidato la direzione delle operazioni dell'IDF dal 1959 al 1963, e fu uno dei protagonisti della vittoria nella Guerra dei Sei Giorni del 1967.

Rabin è stato ambasciatore di Israele negli Stati Uniti dal 1968 al 1973, poi primo ministro nel 1974 dopo le dimissioni di Golda Meir. Nel suo primo mandato, firmò l'accordo provvisorio del Sinai ed ordinò l'operazione Entebbe, ovvero la liberazione degli ostaggi israeliani all’aeroporto della città ugandese di Entebbe, in una operazione di commandos dove l’unica perdita fu il comandante sul campo, tenente colonnello Yonatan Netanyahu, fratello dell’attuale primo ministro, fatto che gli aprì di fatto le porte dei vertici della politica.

13 settembre 1993, la firma del trattato
13 settembre 1993, la firma del trattato

Poi qualcosa cambiò: Rabin comprese che l’unica via per una pace in Medio Oriente fosse un trattato di pace con le rappresentanze palestinesi, per procedere alla realizzazione del concetto Due Popoli Due Stati. Fu eletto nuovamente primo ministro nel 1992, e il 13 settembre 1993 firmò diversi accordi storici con la leadership palestinese nell'ambito degli accordi di Oslo, fino al Nobel per la Pace, insieme all’ex rivale Shimon Peres e al leader palestinese Yasser Arafat, nonché un importante trattato di pace con la Giordania nel 1994.

Nell’occasione del 30° anniversario dell’attentato, il figlio Yuval Rabin, oggi 70 anni, non usa mezzi termini nei confronti dell’attuale primo ministro, Benjamin Netanyahu: “E’ interessato solo alla propria sopravvivenza politica e a conservare il potere.

Il luogo dell'attentato
Il luogo dell'attentato

Per questo gli serve Hamas, di cui è stato fra i più accesi sostenitori, ormai non è un segreto. A questo punto, però, mi domando a che cosa serva un governo, e quale sia il ruolo di Netanyahu nella attuale questione con i palestinesi e con Hamas, che non sono la stessa cosa. Quante volte Netanyahu ha garantito che avrebbe distrutto Hamas? E quante volte ha chiesto chi si prenderà cura di Hamas, perché Israele è gestito come un bordello?”.

Oggi Yuval Rabin vive con la moglie in un piccolo paesino dell’Europa centrale, lontano dai riflettori della cronaca, ma per il 30° anniversario dell’assassinio del padre ha concesso alcune dichiarazioni, sull’attuale governo del suo Paese d’origine. Si chiede che genere di ministri compongano l’esecutivo, e con quale coraggio si siano distribuite nomine come il ministero delle Finanze a Bezalel Smotrich, o come Itamar Ben Gvir alla Sicurezza Nazionale, o Israel Katz al ministero della Difesa. Tutti fedelissimi di Bibi Netanyahu. Interessi personali?

Yuval Rabin, oggi 70enne, figlio del premier assassinato
Yuval Rabin, oggi 70enne, figlio del premier assassinato

E’ stato chiesto a Yuval Rabin come avrebbe reagito il padre se fosse ancora vivo, di fronte alla attuale situazione: “Sarebbe scioccato, certamente! Vorrei vedere Hamas definitivamente, solo per vedere che cosa potrebbe escogitare Netanyahu per conservarsi ancora la poltrona…o per vedere quale tipo di politica volesse attuare…”.

Yuval Rabin definisce Netanyahu, che in passato ha incontrato, come “uomo distaccato, insensibile, non sente, non ascolta. Pensa solo a quale profitto può trarre da una situazione. È motivato solo dall’opinione pubblica e solo dalla sua sopravvivenza personale”. Ricorda che lo stesso attuale premier israeliano è stato fra i più accaniti oppositori del padre, e regista di una massiccia propaganda contraria alle iniziative di pace, insieme all’attuale ministro della Sicurezza Itamar Ben Gvir, e ricorda come al funerale, al quale parteciparono oltre un milione di persone, la madre Leah si rifiutò pubblicamente di stringere la mano a Netanyahu.

(*Direttore responsabile Assadakah News)

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