Assadakah News - Il 1° primo novembre, l’Algeria festeggia la data d’inizio della Rivoluzione, nel novembre 1954. Da una parte, l’esercito francese, dall’altra gli indipendentisti algerini, guidati dal Fronte di Liberazione Nazionale (FLN). La guerra fu un episodio chiave della decolonizzazione, interrompendo l’epoca degli imperi e gettando le basi del mondo che tutt’oggi conosciamo. Nella metà degli anni ’50, tutti gli stati d’Africa settentrionale furono profondamente scossi da movimenti indipendentisti, che accelerarono il processo di decolonizzazione. La Libia fu tra le prime, dichiarando la sua indipendenza nel 1951. Seguirono Egitto (1952), Marocco e Tunisia (1956). Tra di loro, si pone l’inizio della guerra d’Algeria, colonia francese dal 1883, conclusa il 19 marzo 1962. L’indipendenza algerina, dopo sette anni e mezzo di duri scontri, venne proclamata finalmente il 5 luglio 1962.
L’Algeria divenne parte integrante della Francia dopo una conquista estremamente feroce, iniziata già nel 1830, con la confisca delle terre degli algerini musulmani. Al termine della conquista, il Paese africano diviene una grande colonia francese, nella quale, alla vigilia della rivoluzione, vivevano circa 2 milioni di europei. Questi ultimi venivano chiamati dagli abitanti del posto pieds-noirs, per le scarpe di cuoio da loro indossate, che li ponevano in contrapposizione con i piedi scalzi degli algerini. La leadership politica francese, così come l’opinione pubblica, non aveva alcuna intenzione di abbandonare quel territorio, che ormai considerava un lembo di terra francese sulle sponde del Mediterraneo. I giacimenti di petrolio scoperti nel Sahara e le enormi distese desertiche ideali per le sperimentazioni nucleari rendevano l’Algeria una colonia perfetta, distante ma non troppo, nella quale esercitare il proprio potere. Tuttavia, i giovani della borghesia algerina, mossi dai fremiti rivoluzionari dell’epoca e attratti dal sentimento nazionalista, decisero di rivendicare l’indipendenza della propria terra, nella quale, una rottura totale con la Francia – in termini di lotta armata – risultò inevitabile. I primi attentati scoppiarono, così, nel primo giorno di novembre del 1954, rivendicati dal Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), l’organizzazione che prese le redini della rivolta, composta da figli della borghesia algerina. Il risentimento verso la Francia animò sempre di più questi giovani, insieme al comune attaccamento alla fede islamica. La Francia mise in campo ingenti forze, che, alla fine, risultarono inutili. Dopo una lunga e difficile guerra, il primo luglio del 1962, sei milioni di algerini votarono al referendum per rendere indipendente il proprio paese. Due giorni dopo il presidente francese Charles De Gaulle proclamò l’indipendenza dell’Algeria e il governo provvisorio algerino scelse il 5 luglio come Giorno dell’Indipendenza, per ricordare l’anniversario della presa della capitale Algeri da parte dell’esercito francese avvenuta in quel giorno del 1830. Nel complesso, furono più di 400mila i morti tra gli algerini, quasi dieci volte quelli tra i francesi. Ci vollero decenni prima che la Francia riconoscesse formalmente le violenze e gli abusi compiuti durante il conflitto. Per la prima volta, fu Emmanuel Macron che, nel 2018, ammise pubblicamente che i membri dell’esercito francese furono responsabili di numerosi omicidi e torture.
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