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Arabia Saudita - Un Paese che non smette di sorprendere

Marcello Migliore (Assadakah Riyadh) - Non credo sia necessario ricordare che la vita di ogni essere umano è caratterizzata da avvenimenti spesso casuali e impossibili da controllare. Per questo motivo desidero raccontarvene uno positivo, come sempre.

Durante il prestigioso premio Fair-Play 2023 presso il Salone d’onore del CONI (comitato Olimpico Nazionale Italiano) di Roma ho conosciuto Talal Khrais, famoso Giornalista Libanese in Italia. Dopo aver parlato un po’, mi ha invitato a scrivere sul suo sito web qualcosa sulla mia iniziale permanenza di tre mesi nel Medio Oriente.

Ho accettato l’invito e quindi eccomi qui a scrivere. Per una serie di circostanze favorevoli e dopo una interview, ho infatti cominciato a lavorare a Riyadh, la capitale dell’Arabia Saudita. Riyadh è passata recentemente alla ribalta internazionale anche grazie a calciatori del calibro di Belzema, Messi e Ronaldo, ma essendo medico-chirurgo parlerò soprattutto dell’esperienza in ospedale. La sede di lavoro è il King Faisal Specialist Hospital and Research Center ed il Dipartimento di appartenenza è il Lung Health Centre Organ Transplant centre of Excellence. Non mi soffermerò sull’eccellenza dell’attività chirurgica che effettuiamo all’interno dell’ospedale ma desidero dare un contributo per far conoscere una realtà che mi ha immediatamente sorpreso e che ha ribaltato le incomplete ed inesatte conoscenze che avevo. Inizio dicendovi che l’impatto culturale che mi aspettavo, non c’è stato. La domanda ovvia è: perché? La prima risposta, non tanto ovvia, è probabilmente legata alla mia nascita in Sicilia, bellissima amata isola italiana del Mar Mediterraneo che è stata dominata per quasi 400 anni anche dagli Arabi. Questi ultimi hanno lasciato indelebili tracce come dimostrato nella storia di due innamorati conosciuta come “la storia delle teste di Moro”. (https://www.sicilymart.com/en/blog/post/the-moor-s-heads-history-and-meaning.html). La seconda risposta potrebbe essere legata al fatto che la città-metropoli di Riyadh è più a misura di straniero/turista di quanto mi aspettassi.

In ospedale si parla inglese e la maggior parte dei medici ha una cultura di tipo anglo-sassone ed europea. Una sera sono stato inviato dai colleghi a cena in un luogo a dir poco fiabesco, che consiglio a tutti di visitare. E’ Al Bujairi Heritage Park, Ad Diriyah Old City, il cuore dell’Arabia Saudita. Passeggiare parlando di Storia Araba e di cultura in quelle stradine senza tempo, dove anche la scelta del colore delle luci ha un suo perché, è un’esperienza talmente forte che anche le più belle parole non sono sufficienti a descrivere le emozioni che si provano. Ma non c’è solo questo in Arabia Saudita. C’è molta innovazione da ascoltare, da vedere e da vivere. Suggerisco per esempio il mare cristallino di Jedda, ottimi ristoranti con gusti tipici, la visita immancabile alle dune desertiche e ad alcuni dei grattacieli più alti del mondo. Insomma, ce n’è per tutte le personalità.

Prima di concludere, vorrei dirvi però cosa ha toccato in profondità la mia anima. Sono rimasto molto colpito dalla Spiritualità che si respira in ogni angolo dell’ospedale. Non mi sarei mai aspettato, infatti, che anche nel blocco operatorio fosse stata dedicata alla preghiera una piccola sala, dove molti colleghi pregano prima e dopo un intervento chirurgico. Questa spiritualità, che ritengo fondamentale in una Professione come quella del Medico e del Chirurgo, è invece andata tristemente perduta nei decenni negli ospedali occidentali. Concludo quindi ringraziando le coincidenze che hanno fatto sì che prendessi un aereo per venire a trascorrere parte della mia, già particolarmente movimentata, vita in una Nazione che si sta muovendo velocissima nel futuro. Scienza, umanità, amicizia e lealtà sono tutte caratteristiche che ho trovato in questi primi mesi di vita “Araba” e sicuramente sono fondamenta molto solide per rimanere più a lungo.

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