Artsakh - Il monastero di Gandzasar e il suo Centro Scientifico Culturale

Ellina Hovsepyan (Assadakah Roma News) - La Repubblica d'Artsakh (Nagorno Karabakh) non è solo terra di guerra ma anche di bellezze antiche, di grande valore storico e artistico. Tra queste c'è il Monastero di Gandzasar (Montagna del Tesoro). Un complesso monastico del XIII secolo a nord-ovest della capitale Stepanakert, che sovrasta il villaggio di Vank. Come tutti i monasteri armeni, è composto da più edifici. La chiesa di Surb Hovhannes Mkrtich, dedicata a San Giovanni Batista, è l’edificio più imponente del complesso monastico. Il tamburo centrale è decorato con bellissimi fregi e sul gavit, la parte che precede l'ingresso alla chiesa, ha delle iscrizioni molto ben conservate e diversi khatchkar (caratteristiche croci di pietra). Sul pavimento ci sono antiche lapidi tombali di vescovi e nobili della regione. La chiesa e il monastero circostante sono stati restaurati e ospitano gli arkepiskopos (arcivescovi) dell’Artsakh. Per raggiungere Gandzasar dal villaggio di Vank bisogna prendere un taxi o fare una bella salita a piedi di circa 2,5 km. Ma, al monastero si può arrivare anche da Stepanakert. Oggi sono stata alla messa. Quando si entra nel monastero di Gandzasar sembra che il Dio ti abbracci. La prima cosa che ho chiesto alla mia bambina è stata se vedeva qualcosa sul muro della chiesa principale.

Mi ha risposto che le sembrava di notare l'ombra di un angelo. Poiché il muro è tutto annerito dalle candele che hanno bruciato per secoli, si vedeva effettivamente, un'ombra di un angelo bianco. Quando ero piccola mi raccontavano che durante la prima guerra in Artsakh, quella del 1991-1992, la gente del villaggio si nascondeva nel monastero per proteggersi dai bombardamenti e nessuna bomba ha mai colpito la chiesa. Un giorno il prete e tutti i fedeli che erano all'interno hanno visto come apparire un angelo sul muro: questo è stato un simbolo che ha dato a tutti fiducia. Niente succederà se si sta nel monastero... mai. La leggenda dell'angelo la conoscono solo le persone che vivono o che vivevano in Artsakh. Durante la messa ho notato che molte volte il prete pregava per la pace in Armenia e in Artsakh. E poi c'è stato il canto, così bello, della messa armena, così profondo che, all'interno del monastero, chiudendo gli occhi, vengono i brividi. L'atmosfera che si vive sembra proiettarci nella storia difficile del mio popolo, si percepisce la sofferenza. In armonia con tutto divino, gli occhi vedono i simboli sulla pietra antica, il monastero con le scritte delle preghiere antiche, i khachkar e tutta la presenza della storia e della ricca cultura. Ho visto gente disperata e preoccupata per il fatto che non si sa cosa accadrà nel prosimo futuro ma nella preghiera quotidiana di Gloria a Dio, che è stata recitata durante la funzione religiosa, si nota la grande fiducia in Dio e io ho pensato: "Il popolo è rimasto solo con Dio".

Accanto al complesso monastico c'era anche un museo, il Centro Scientifico e Culturale Matenadaran-Gandzasar, realizzato in collaborazione con il Museo Matenadaran di Yerevan, che custodiva degli antichissimi manoscritti che, durante l'ultima guerra del 2020, sono stati riportati quasi tutti a Yerevan, al Matenadaran, per salvarli dalle bombe. Il Matenadaran Gandzasar, centro scientifico e culturale, è stato fondato nel 2015 e ha registrato la presenza di moltissimi visitatori, 70.000-80.000 in questi ultimi anni. Solo nel 2019, circa 19.000 persone hanno visitato il centro che conservava più di 100 manoscritti e molti documenti preziosi. Ho saputo che, anticamente, solo in Artsakh si poteva trovare l'inchiostro colorato realizzato da alcuni vermi che si trovavano solo nel mese di settembre. Presto, si spera, che si potranno riportare tutti i preziosissimi reperti.
Vi auguro di poter venire un giorno, nella mia terra e in questo monastero, e di poter sentire tutto con il vostro cuore. Una volta entrati nel monastero di fa un pieno di preziose sensazioni che resteranno dentro per tutta la vita.
