Cuba - Nuovi attacchi alla sovranità cubana
- Maddalena Celano
- 3 lug
- Tempo di lettura: 7 min

Il nuovo Memorandum statunitense contro Cuba: una dichiarazione di guerra economica travestita da "democrazia".
Maddalena Celano (Assadakah News) - Con una mossa che ricalca i peggiori impulsi della Guerra Fredda, il governo degli Stati Uniti ha reso pubblico, il 30 giugno 2025, un nuovo Memorandum Presidenziale di Sicurezza Nazionale, che altro non è se non una versione riveduta e irrigidita del famigerato documento n. 5 del 16 giugno 2017, emesso all’inizio del primo mandato di Donald Trump. Cuba, attraverso una ferma dichiarazione del suo Ministero degli Esteri, ha denunciato e rigettato questo memorandum come un’aggressione diretta e inaccettabile alla propria sovranità, al proprio modello sociale, e al proprio popolo.
Un assedio economico trasformato in legge
L’isola è sottoposta da oltre 60 anni a un blocco economico, commerciale e finanziario da parte degli Stati Uniti, ma è con l’adozione del memorandum del 2017 che l’aggressione si è trasformata in una politica di strangolamento sistematico, giuridicamente codificata. Questo documento, aggiornato nel 2025, si pone esplicitamente l’obiettivo di indebolire l’economia cubana e fomentare l’instabilità interna, sfruttando la legge Helms-Burton del 1996 come strumento principale per giustificare un regime sanzionatorio totale.
Secondo il Ministero degli Esteri cubano, il memorandum ha dato legittimità a pratiche che vanno ben oltre la semplice pressione economica:
Il divieto quasi assoluto di viaggio per i cittadini statunitensi a Cuba, privando il popolo cubano di vitali entrate turistiche.
L’inseguimento delle forniture di carburante verso Cuba, generando crisi energetiche artificiali.
Il blocco delle rimesse familiari, una delle principali fonti di sostegno per molte famiglie cubane.
L’intimidazione e il ricatto verso paesi terzi, colpevoli di cooperare con l’internazionalismo medico cubano.
L’inclusione arbitraria e calunniosa di Cuba nella lista dei Paesi patrocinatori del terrorismo, che complica gravemente l’accesso ai mercati finanziari e le transazioni bancarie internazionali.
Un attacco alla sovranità e al diritto internazionale
La nuova versione del memorandum, se possibile, risulta ancor più aggressiva della precedente. Essa si inscrive nel solco di una strategia che non ha nulla a che vedere con i diritti umani o la democrazia – come ipocritamente sostenuto dai suoi autori – ma che mira unicamente a rovesciare un sistema politico che non si piega alla logica del capitale globale.
Come ha sottolineato la diplomazia cubana, questa politica viola apertamente il diritto internazionale e si pone in diretto contrasto con 31 risoluzioni consecutive dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che chiedono la cessazione immediata del blocco. Solo gli Stati Uniti e Israele – con poche, fugaci eccezioni – hanno storicamente votato contro questa condanna globale.
Socialismo sotto assedio
L’obiettivo del memorandum è chiaramente dichiarato: distruggere il socialismo cubano. Non si tratta, dunque, di un disaccordo su singole politiche, ma di una guerra ideologica a tutto campo contro un progetto sociale autonomo, egalitario, centrato sulla sovranità nazionale, la giustizia sociale e la solidarietà internazionale.
Cuba ha scelto, con ampio consenso popolare, di non adottare il modello neoliberale. E questo è ciò che Washington non può tollerare: un popolo che decide da sé il proprio destino, senza padroni né protettori.
Un popolo dignitoso che resiste
Nonostante la gravità della situazione – aggravata dalla crisi globale, dalle conseguenze della pandemia e dall’uragano delle sanzioni – il popolo cubano continua a resistere con dignità, disciplina e creatività. Cuba resta un esempio raro di resilienza collettiva e coerenza politica, mantenendo relazioni amichevoli con la quasi totalità delle nazioni del mondo e contribuendo, con i suoi medici e i suoi scienziati, al benessere globale.
È significativo che, mentre gli Stati Uniti pretendono di “liberare” Cuba attraverso la fame e la sofferenza, l’isola venga quotidianamente ringraziata e onorata da decine di Paesi del Sud globale per la sua solidarietà concreta.

Una comunità internazionale chiamata alla coerenza
È tempo che la comunità internazionale, in particolare l’Unione Europea e l’America Latina, passi dalle dichiarazioni ai fatti. Le relazioni con Cuba non possono più essere ostaggio di una politica illegale e immorale, dettata dagli interessi di una minoranza anticubana e reazionaria radicata a Miami.
L’embargo è un crimine contro l’umanità, come affermato da giuristi internazionali e relatori ONU. Sostenere Cuba oggi significa difendere non solo un popolo sovrano, ma anche il principio del diritto dei popoli all’autodeterminazione, minacciato ovunque da logiche imperialiste.
Il nuovo memorandum non è altro che la prosecuzione, con altri mezzi, di una politica fallita. Non è riuscita in 60 anni, non riuscirà ora. Il popolo cubano ha dato prova di una coesione e di una coscienza politica difficilmente eguagliabili. E ogni aggressione rafforza, piuttosto che indebolire, la sua determinazione.
Cuba non è sola. Cuba non si piega. Cuba vincerá!

Il blocco come crimine: le sanzioni dell’era Trump contro Cuba e la resistenza di un popolo
Come l’amministrazione Trump ha inasprito il blocco economico contro l’isola socialista, nel silenzio dell’Occidente e tra le sofferenze di un intero popolo
Quando nel gennaio 2017 Donald J. Trump ha assunto la presidenza degli Stati Uniti, ha trovato sul tavolo una storica apertura verso Cuba, frutto della politica di distensione avviata da Barack Obama. Le ambasciate erano state riaperte, i voli commerciali ripristinati, le relazioni culturali e scientifiche riavviate, e si intravedeva una possibile normalizzazione tra Washington e L’Avana dopo oltre cinquant’anni di ostilità. Ma tutto questo è stato rapidamente cancellato in nome dell’ideologia, del calcolo elettorale e della vendetta storica.
Nel corso del suo mandato, Trump ha adottato oltre 240 misure unilaterali coercitive contro Cuba, configurando una vera e propria aggressione economica di Stato. Questo attacco, del tutto contrario al diritto internazionale, ha avuto l’obiettivo di indebolire il tessuto economico e sociale dell’isola, fomentare il malcontento interno e provocare un cambio di regime. Un copione già visto in molte altre parti del Sud globale.

2017: ritorno alla dottrina del blocco
Il 16 giugno 2017, con un discorso a Miami rivolto all’estrema destra cubano-americana, Trump firma un nuovo Memorando Presidenziale di Sicurezza Nazionale. In esso annulla i principali risultati del dialogo USA-Cuba dell’era Obama, reintroducendo restrizioni ai viaggi, alle relazioni culturali, al commercio, e vietando transazioni con imprese collegate ai settori militari cubani.
Dietro questa mossa non vi era alcuna strategia diplomatica razionale, ma solo revanscismo ideologico e la volontà di ingraziarsi l’elettorato conservatore della Florida.
2019: l’attivazione del Titolo III, l’arma più tossica della legge Helms-Burton
Nel maggio 2019, la Casa Bianca decide di attivare il famigerato Titolo III della Legge Helms-Burton, mai applicato da nessuna amministrazione precedente. Questo dispositivo consente a cittadini statunitensi (inclusi cubano-americani) di citare in giudizio imprese straniere che “trafficano” con beni nazionalizzati dopo la Rivoluzione del 1959.
Il risultato è stato un clima di terrore per gli investimenti stranieri a Cuba, ostacolando pesantemente il turismo, l’industria alberghiera, i trasporti e i servizi. L'Unione Europea e il Canada hanno duramente protestato, ma senza effetti pratici. Gli USA, ancora una volta, hanno agito in spregio a ogni norma del diritto internazionale.

2020: Cuba isolata durante la pandemia
Durante il picco della pandemia Covid-19, invece di sospendere le sanzioni, il governo Trump le intensifica, causando una crisi sanitaria e umanitaria. Tra le misure più gravi:
il divieto di invio di rimesse tramite Western Union,
la proibizione dei voli verso tutte le città cubane, tranne L’Avana,
l’ostruzione delle missioni mediche cubane all’estero,
l’inserimento di Cuba nella lista degli “Stati sponsor del terrorismo”, il 12 gennaio 2021, appena 8 giorni prima della fine del mandato.
Il tutto mentre Cuba stava inviando medici in oltre 40 paesi, in piena emergenza globale, attraverso le sue brigate internazionaliste Henry Reeve. Un’iniziativa che ha salvato vite, ma è stata criminalizzata da Washington con l’accusa – del tutto infondata – di “tratta di esseri umani”.
Un blocco che colpisce la popolazione civile
Contrariamente a quanto sostengono i media occidentali, le sanzioni statunitensi non sono "mirate". Colpiscono la popolazione civile in modo sistematico: mancano medicinali, strumenti diagnostici, pezzi di ricambio per respiratori, carburante e fertilizzanti. L’economia cubana è sottoposta a un vero e proprio assedio multilivello, che mira a distruggere la sua capacità di sviluppo e autonomia.
La Banca francese BNP Paribas e altre istituzioni finanziarie internazionali hanno subito multe miliardarie per aver effettuato transazioni con Cuba. Persino l’acquisto di siringhe per vaccinazioni pediatriche è stato ostacolato.
Eppure, Cuba resiste
Malgrado le difficoltà, il popolo cubano ha resistito con dignità. Il governo ha continuato a garantire servizi sanitari gratuiti, a investire in ricerca scientifica e a sviluppare propri vaccini anti-Covid (Soberana, Abdala e Mambisa), frutto della sua avanzata biotecnologia pubblica.
Cuba ha dimostrato che è possibile difendere la sovranità, la salute e la solidarietà internazionale anche sotto un blocco brutale, confermando il carattere etico della sua Rivoluzione.

La condanna dell’ONU e l’ipocrisia occidentale
Per trentuno anni consecutivi, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato a stragrande maggioranza contro il blocco imposto dagli Stati Uniti. L’ultima risoluzione, del 2024, ha visto 187 paesi votare per la fine dell’embargo. Solo due contrari: Stati Uniti e Israele. L’Unione Europea, pur criticando le sanzioni, non ha mai adottato contromisure concrete.
Questo silenzio e questa complicità rendono l’embargo un crimine non solo statunitense, ma sistemico, figlio della logica dell’imperialismo globale e della punizione di ogni modello politico che non si piega al neoliberismo.
Conclusione: una questione di dignità

Le sanzioni dell’era Trump non sono che l’ennesimo capitolo dell’ossessione statunitense per il controllo dell’America Latina. Cuba, però, non si è mai arresa. Ha difeso la propria indipendenza con coraggio e intelligenza, offrendo un esempio al mondo.
Chi oggi si dice solidale con Cuba, non può ignorare che il blocco è la principale causa delle difficoltà del popolo cubano. Lottare contro le sanzioni non è solo un atto di giustizia, è una scelta di umanità.
Fonti principali:
MINREX – Ministerio de Relaciones Exteriores de Cuba
Granma – órgano oficial del Partido Comunista de Cuba
ONU – Risoluzioni dell’Assemblea Generale sull’embargo
Interventi di Bruno Rodríguez Parrilla (Ministro degli Esteri cubano)
Comunicato dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra América (ALBA)
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