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Doha - Attacco Israeliano, violazione totale

  • 10 set
  • Tempo di lettura: 3 min
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Wael Al-Mawla (Assadakah Damasco) - Il 9 settembre 2025, la regione si è svegliata con un evento senza precedenti: un raid israeliano nel cuore di Doha, che ha preso di mira figure di spicco di Hamas impegnate in colloqui per il cessate il fuoco a Gaza. Non si è trattato di una semplice operazione militare limitata, ma di un annuncio politico fragoroso: il governo di Netanyahu ha deciso di superare ogni linea rossa, violando la sovranità degli Stati, persino di quelli che hanno svolto storicamente il ruolo di mediatori tra Israele e le fazioni palestinesi.

L’operazione, chiamata in Israele “Vertice di fuoco”, ha colpito Khaled Meshaal e Khalil al-Hayya, causando la morte dei figli di quest’ultimo e di alcuni dei suoi accompagnatori. Pur essendo sopravvissuti gli obiettivi diretti, il messaggio appariva più chiaro del risultato: Israele non esiterà a colpire i suoi avversari, anche nel cuore di una capitale alleata di Washington e con il peso politico e diplomatico del Qatar.

Messaggi di forza e di caos

Questo attacco non era diretto solo contro Hamas, ma contro l’intero sistema regionale. È stata una dichiarazione esplicita che Netanyahu si considera al di sopra di qualsiasi impegno internazionale, pronto a mettere in imbarazzo i suoi partner occidentali, a coinvolgere Washington in una crisi con il Golfo e ad accendere uno scontro diplomatico con le Nazioni Unite, che hanno rapidamente condannato l’attacco. In questo senso, Israele non combatte più contro una “organizzazione armata”, ma contro il diritto internazionale e contro qualsiasi Stato che osi assumere un ruolo indipendente nella regione.

Qatar: da mediatore a bersaglio

Il Qatar è sempre stato uno degli attori principali nei percorsi di mediazione, riuscendo spesso a consolidare tregue o a facilitare scambi di prigionieri. Ma passare dall’essere “ponte di dialogo” a “terra di bombardamenti” rappresenta un ribaltamento strategico delle regole del gioco. Netanyahu ha spogliato il mediatore della sua immunità, aprendo la porta a uno scenario caotico: se Doha non è più intoccabile, cosa impedirà domani di colpire Beirut, Ankara o persino Il Cairo?

Da Doha alla regione: lo scenario della violazione totale

Se l’attacco a Doha rappresenta un precedente, non può essere isolato da una lunga serie di violazioni consolidate da Israele negli ultimi anni. Tel Aviv ha preso l’abitudine di colpire ripetutamente il Libano, bombardando campi palestinesi, trasformando i cieli siriani in un teatro aperto per i suoi aerei e missili, e colpendo anche obiettivi turchi in Siria.

Quanto all’Iran, ha subito l’assassinio dei suoi scienziati e attacchi ai suoi impianti nucleari, mentre lo Yemen non è stato risparmiato da attacchi diretti e indiretti che hanno colpito figure ufficiali (il primo ministro yemenita e alcuni ministri), porti, aeroporti e aree legate ad Ansar Allah. In questo senso, l’attacco a Doha non appare come un evento isolato, ma come un tassello di un progetto israeliano più ampio basato sull’imposizione dell’egemonia con la forza militare e sulla violazione di tutte le aree della regione senza freni.

L’attacco di Doha non ha solo ucciso i figli di al-Hayya, ma ha colpito al cuore l’idea stessa di sicurezza regionale. Mentre gli occhi erano puntati sugli sforzi per il cessate il fuoco a Gaza, Netanyahu ha aperto la porta a un nuovo caos. Non è stato solo un attacco militare, ma una violazione politica, di sicurezza e morale dell’intera regione, in un momento cruciale che potrebbe determinare il futuro del conflitto per gli anni a venire.

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