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EAU - Partner fondamentale per l’Italia

  • 2 lug
  • Tempo di lettura: 4 min

Assadakah News - Negli ultimi anni, le esportazioni nel Golfo, sia verso Arabia Saudita che verso Emirati Arabi Uniti, sono apparse in continua ascesa: nel periodo gennaio-novembre 2024, l'Italia si è posizionata come decimo fornitore globale degli Emirati, con una quota di mercato pari al 2,6%. E le esportazioni italiane verso il Paese hanno raggiunto un valore di 7,9 miliardi di euro, segnando un incremento del +22,5% su base annua. Nel primo trimestre 2025, secondo una elaborazione di Promos Italia sugli ultimi dati Istat Coeweb, l'export italiano è cresciuto del 3%, rispetto ai primi tre mesi del 2024 ed è pari a 160 miliardi in tre mesi. Tra i Paesi verso cui sono maggiormente aumentate le esportazioni, li Emirati Arabi Uniti sono i primi, in crescita del 22%, con 2 miliardi di euro, di cui oltre mezzo miliardo dalla Lombardia. Gli Emirati arabi precedono gli Stati Uniti, che segnano comunque un aumento del 12%, con 19 miliardi di euro, pari a 2miliardi in più rispetto al primo trimestre 2024. E di questi, 4 miliardi solo dalla Lombardia.

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Nel Paese del Golfo vivono persone di oltre 200 nazionalità in assoluta armonia, chiunque rispetti le regole è ben accetto, indipendentemente dalla fede religiosa, dalla provenienza geografica o dal colore della pelle. E questo è un grandissimo vantaggio, oltre al fatto che dovrebbe essere lo spirito che dovrebbe animare ogni nazione. E anche sotto il profilo diplomatico, gli Emirati Arabi Uniti sono strategicamente molto importanti; basti pensare che lo scorso gennaio è stato firmato un importante accordo tra la presidente Meloni e il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Sheikh Mohamed bin Zayed Al Nahyan, in virtù del quale si è elevato l'accordo tra i due Paesi da semplice relazione bilaterale a partnership strategica. Alla fine, gli Emirati Arabi si sono impegnati a investire 40 miliardi di dollari nel nostro Paese".

"In un momento di maturazione dei mercati principali europei, che soffrono perché non hanno più la capacità che avevano negli anni passati, in un momento in cui sembra assistere a una corsa a rialzo dei dazi e in un momento già complicato sotto il profilo geopolitico dalla situazione russa-ucraina, le aziende del Made in Italy devono trovare dei nuovi mercati di sbocco e tra questi vi è sicuramente quello del Golfo Arabico". Così ha dichiarato Giovanni Bozzetti, presidente di Efg Consulting, tra i principali esperti di strategie di internazionalizzazione verso gli Emirati e docente a contratto dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, autore del volume 'Emirati: nulla è impossibile' (Mondadori, 2021) distribuito in lingua inglese in tutte le librerie degli Eau.

I partecipanti  al recente Forum Imprenditoriale Italia-Emirati Arabi Uniti
I partecipanti al recente Forum Imprenditoriale Italia-Emirati Arabi Uniti

Ecco perché, spiega ancora Bozzetti, "ritengo che l'Italia possa rappresentare per il mondo arabo la porta d'ingresso dell'Europa, come per noi gli Emirati potrebbero rappresentare la porta d'ingresso nel Medio Oriente, sia sotto il profilo economico-commerciale, ma anche e soprattutto sotto il profilo diplomatico-comportamentale". I settori maggiormente interessati dall'interscambio con gli Emirati arabi sono "l'aerospazio, l'agri-tech, le infrastrutture, l'alto potenziale, l'educazione, oltre agli interscambi culturali. Ovviamente, poi, sappiamo che le classiche tre F del Made in Italy, 'fashion, furniture e food', sono sempre più che gradite evidentemente a quelle latitudini, così come l'automotive. Oltre al fatto che loro sono interessati anche alle infrastrutture portuali, dal momento che noi rappresentiamo un caposaldo nel Mediterraneo". Quanto agli Stati Uniti, dice il professore, "io credo sia il momento di costruire ponti e non di erigere barriere; e se il mercato di sviluppo più importante in prospettiva futura è quello dei Paesi Arabi, ciò non significa chiudere i ponti con gli Stati Uniti". In fondo, conclude, "il rapporto tra Stati Uniti ed Emirati è molto buono e bene fa il ministro Giorgetti quando sostiene che sarebbe importante mantenere e accrescere anche i rapporti e l'amicizia con gli Usa. La preoccupazione, ora, è che la destabilizzazione di un Paese come l'Iran, nel momento in cui si vada ad annullare la catena di comando, possa generare un vuoto di potere. Senza leadership un Paese è allo sbando, così come già hanno dimostrato altri esempi come la Libia, l'Iraq ed altri. Questo è il vero rischio da evitare, perché in questo modo si potrebbe innescare una spirale che porta alla continuazione del conflitto".

"Il Far-East, cioè il Sud-Est asiatico, che vede il mercato del Golfo avere un ruolo principale, include Paesi che hanno una crescita del Pil superiore al 4%, osserva Bozzetti. Il dato, paragonato al nostro e a quelli degli altri Paesi europei, evidentemente fa intravedere delle possibilità straordinarie". Anche nel caso in cui dovesse essere decisa la chiusura dello stretto di Hormuz: "Questo sicuramente metterebbe in crisi l'Arabia Saudita, oltre a Kuwait e Bahrain, ma gli Emirati sono l'unico Paese del Golfo che ha un doppio affaccio, sia sul Golfo che sull'Oceano Indiano, con Fujairah e Sharjah, due delle città principali degli Emirati Arabi Uniti che hanno porti che si affacciano anche oltre lo Stretto di Hormuz". Il che significa che "gli Emirati rappresentano una realtà unica nello scenario internazionale".

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