Egitto - Il complesso funerario di Sesostri I
- 9 ott
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L’epoca delle piramidi ebbe inizio fra il 2686 e il 2125 a.C. ovvero durante la IVa Dinastia, e raggiunse l’apice con il periodo dei faraoni Cheope, Chefren e Micerino, i cui monumenti rimangono oggi l’unica traccia delle antiche Sette Meraviglie, sull’altopiano di Ghiza.
E’ ben noto che le testimonianze dell’antico Egitto oggi ancora visibili, sono una percentuale ridotta di ciò che il periodo in questione ha lasciato alla storia, poiché anche i successivi regnanti si fecero erigere le proprie piramidi pur di dimensioni decisamente ridotte, e con materiali di qualità più scadente, per cui molte di queste oggi sono poco più che cumuli in gran parte ricoperte dalle sabbie del deserto.

Nel corso della XIIa Dinastia del Medio Regno, fra il 2055 e il 1650 a.C. il luogo dove i faraoni si sono fatti costruire le proprie tombe si era spostato nel nord del Paese, precisamente a El-Lisht, nei pressi dell’oasi di Fayyum, dove sorgeva la nuova capitale del regno, Ittauy.
Fu qui che il faraone Sesostri I, appartenente alla XIIa Dnasia, vissuto fra il 1956 e il 1911 a.C. si fece erigere il proprio sepolcro, dopo un regno durato circa 40 anni e fra i più prosperi dell’intera storia antica del Paese sotto molti aspetti, fra cui arte, scienza e letteratura.
Nel lungo periodi di regno, Sesostri ebbe quindi tempo sufficiente per progettare un vero e proprio complesso funerario, per altro esempio imitato da diversi faraoni successivi.
Secondo le informazioni oggi disponibili, la piramide di Sesostri sarebbe stata alta circa 62 metri, con pareti in pietra calcarea e mattoni di adobe, e ricoperte da materiale calcareo importato dalle cave di Tura, nel nord del Paese. Il problema della conservazione nel tempo, quindi, risiede proprio nella scelta del materiale stesso, ovvero nei mattoni fabbricati con paglia e fango, oltre all’innalzamento della falda freatica, che ha precluso ai ricercatori di accedere alle camere sotterranee, tuttora inesplorate.

Oltre alla piramide destinata al faraone, il complesso comprendeva un tempio detto “della Valle”, ungo il corso del Nilo, da dove partiva una strada arricchita da numerose nicchie nelle quali erano collocate le statue di Sesotri I in forma di simulacro di Osiride. Strada che portava appunto alla piramide, di fronte alla quale era stato costruito un altro tempo dedicato al culto del defunto sovrano.
Vicino a questo, un tempio minore, una sorta di piramide di dimensioni ridotte, che doveva rappresentare il “Ka” del faraone, quella parte immortale, l’essenza dell’amina, che continuava a essere presente nel mondo dei vivi anche e soprattutto dopo la morte fisica.
Alla piramide principale si accedeva dal lato nord. Un passaggio discendente portava alla camera del sarcofago, che racchiudeva la mummia, deposto sottoterra, quella parte dove appunto ancora oggi è impossibile accedere.
Piramide, tempio funerario e piramide satellite sono circondati da un muro di recinzione, alto 5 metri, in pietra calcarea, con una parte esterna decorata ogni cinque metri con un grande “Serekh” del faraone (rappresentazione stilizzata della facciata del palazzo reale che nella parte superiore comprende il nome di Horus, il dio falcone).
All’interno del muro, in un secondo perimetro, furono costruite nove piramidi secondarie che contenevano le tombe dei membri della famiglia reale e della corte. Fra queste nove, si trova una piramide di dimensioni maggiori, destinata a Neferu, prima e favorita moglie del faraone, sepolta accanto al marito. Infine, l'intero complesso, compresa la piramide principale e le piramidi secondarie, era circondato da un grande muro, a chiusura e sigillo del tutto, in mattoni di fango.
La mancata conservazione, attraverso i millenni, oggi purtroppo ha reso la piramide di Sesostri I un cumulo di sabbie e detriti, tuttavia oggetto di dettagliati studi, iniziati dagli archeologi Joseph Étienne Gautier e Gustave Jéquier, fra il 1894 e il 1895, e seguiti nei primi anni del 20° secolo, da una équipe inviata dal Metropolitan Museum di New York, che si occupò dello studio sistematico del complesso funerario fino al 1943, per poi passare ad Ambrose Lansing, Albert M. Lythgoe e Arthur C. Mace. Neo primi anni ’80 fu la volta dell’archeologo tedesco Dieter Arnold, per il MET di New York. Ancora oggi sono in corso scavi e ricerche per portare alla luce nuovi segreti e tesori.







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