Europa e Africa: dalle rive della storia ai ponti dell'economia
- 8 ago
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Yasser Alia - Quando le rive del Mediterraneo incontrano il cuore dell'Africa, il rapporto non è semplicemente una geografia condivisa o un'antica eredità coloniale, ma piuttosto una domanda fondamentale: come possiamo trasformare un passato gravoso in un futuro condiviso? E come possono Europa e Africa costruire ponti di cooperazione economica che vadano oltre sovvenzioni e aiuti, verso un vero partenariato e uno sviluppo reciproco?
Negli ultimi anni, abbiamo assistito a una notevole evoluzione nella visione europea del continente africano. Questa visione non si basa più sulla logica del dare in cambio di lealtà, ma piuttosto su nuove fondamenta incentrate su investimenti a lungo termine, costruzione di infrastrutture, sostegno all'imprenditorialità e transizione verde. Ciò è chiaramente evidente nella strategia "Global Gateway", che ha stanziato oltre 150 miliardi di euro per l'Africa entro il 2027. La questione più importante non sono i numeri, bensì la volontà politica, la capacità istituzionale e la volontà sovrana di entrambe le parti di tradurre queste iniziative in risultati tangibili sul campo.
Da donatore a partner
Ciò che distingue la fase attuale è questo cambiamento qualitativo nel discorso e nelle politiche europee: da donatore a partner economico e strategico. Progetti transfrontalieri di energia pulita, come il progetto del cavo sottomarino Egitto-Grecia e i progetti di interconnessione elettrica in Zambia, Tanzania e Kenya, sono diventati la prova del desiderio di creare un'integrazione energetica regionale che vada oltre il mercato locale, raggiungendo i mercati continentali e globali.
Il sostegno a programmi come "Investire nei giovani africani" riflette anche un reale cambiamento di prospettiva: dalla costruzione di scuole allo sviluppo di capacità e al finanziamento dell'innovazione locale, dalla fornitura di cibo al sostegno all'agroindustria, dall'organizzazione di conferenze alla creazione di partnership.

Cosa vuole l'Africa?
Tuttavia, le sfide strutturali dell'Africa non possono essere ignorate: reti di trasporto deboli, sicurezza fragile, normative commerciali disomogenee e talvolta mancanza di trasparenza. Pertanto, non è sufficiente che l'Europa tenda la mano. L'Africa deve avere una propria agenda sovrana e imporre le proprie condizioni come parte attiva, non come beneficiaria.
I leader africani sono tenuti a rafforzare l'integrazione continentale, a costruire istituzioni capaci di negoziazione e responsabilità e a imporre partenariati equi che garantiscano il trasferimento di tecnologia, la protezione delle risorse e l'impiego di talenti locali, anziché accontentarsi di progetti che sembrano volti allo sviluppo ma che in realtà sono solo un mezzo per evacuare le risorse.
Interessi comuni, non nuovo sfruttamento
È innegabile che l'Europa, nonostante tutte le sue nuove intenzioni, sia guidata da calcoli precisi: controllare le migrazioni, contrastare l'influenza cinese, assicurarsi l'approvvigionamento energetico e cercare nuovi mercati. Tuttavia, ciò non sminuisce il significato del partenariato se inserito in un quadro di interessi comuni basato sulla trasparenza e sul rispetto reciproco.
L'Africa oggi non è un continente marginale, ma un continente di opportunità future, con le sue risorse naturali e umane, la sua giovane ricchezza e le sue crescenti ambizioni in un mondo multipolare. Pertanto, se l'Europa vuole essere parte del futuro dell'Africa, deve sostenerne l'indipendenza economica, non limitarla, e aprire i suoi mercati ai prodotti e agli investimenti africani.
Verso un vertice diverso
Il prossimo vertice UE-UA in Angola il prossimo novembre non deve essere una ripetizione di protocolli noiosi. Piuttosto, deve porre domande concrete:
Quali sono le garanzie che gli investimenti si traducano in risultati concreti?
Come può l'Europa contribuire a finanziare la transizione digitale ed energetica in Africa senza appesantirla con il debito?
C'è un impegno a localizzare la tecnologia e l'occupazione locale?
E come si può istituire un meccanismo di supervisione congiunto per garantire integrità ed equità nei progetti?
In conclusione, il futuro delle relazioni euro-africane non si scrive solo nei centri di ricerca o nelle sale conferenze, ma nei villaggi in attesa di elettricità, nelle scuole che necessitano di internet, nei porti che cercano di connettersi con il mondo e nelle giovani menti che aspirano a reali opportunità. Pertanto, la costruzione di un vero partenariato tra i due continenti non si ottiene scambiando immagini e dati, ma piuttosto condividendo interessi, riconoscendosi a vicenda e credendo profondamente che l'Africa non sia un'estensione dell'Europa, ma piuttosto un partner a pieno titolo nella definizione del futuro del mondo.
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