Gaza - Altri cinque giornalisti uccisi dalle bombe israeliane
- 25 ago
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Assadakah News - Oltre 250 i giornalisti palestinesi uccisi, circa mille in totale gli operatori dell’informazione, fra assistenti, autisti, collaboratori, tecnici e altro. Sono queste le drammatiche cifre della follia genocida scatenata dal governo sionista israeliano sulla Striscia di Gaza, dove questa mattina è stato bombardato l’ospedale Nasser a Khan Younis, con oltre 20 morti, fra cui quattro giornalisti e un altro ferito gravemente.
Immediata la condanna da parte dell’ONU, che ha ribadito: “Gli ospedali non devono essere un obiettivo, come non lo devono essere i giornalisti”. La Associated Press e la Reuters, per cui lavoravano die dei colleghi uccisi, chiedono ufficialmente una inchiesta internazionale per identificare i responsabili.

Una richiesta che come molte altre certamente non sortirà alcun effetto, come non approderà a nulla la ipocrita e grottesca inchiesta avviata dall’esercito israeliano, il cui portavoce ha dichiarato che in ogni missione operativa, vi è la priorità di tutelare i civili. Una dichiarazione che è vera e propria offesa al rispetto dei diritti umani, mentre i carri armati con la stella di David continuano lentamente ma inesorabilmente ad avanzare per procedere alla totale occupazione del territorio, e i civili continuano a fuggire.
I quattro colleghi uccisi, seguono il triste destino dei cinque morti lo scorso 11 agosto, fra i quali il noto reporter palestinese Anas al Sharif, ingiustamente accusato di far parte di Hamas.
In un raid dell'IDF contro il complesso ospedaliero medico Nasser, a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, sono stati uccisi il fotografo Mohammed Salameh, i cameramen Moaz Abu Taha e Hossam al-Masri e la reporter Mariam Abu Daqqa.
Mohammed Salameh era un fotoreporter che collaborava con l’emittente Al Jazeera; Moaz Abu Taha era un cameraman che lavorava per Al Jazeera e collaborava anche con l’emittente Nbc; Hussam al-Masri era un cameraman che collaborava come freelance per l’agenzia di stampa Reuters; Mariam Abu Daqqa, 33 anni, era una giornalista freelance che collaborava con l’agenzia di stampa Associated Press (AP) e altre testate giornalistiche internazionali fin dall’inizio della guerra a Gaza. Anche lei è morta sul colpo nel bombardamento. Nell’attacco è rimasto ferito anche il giornalista della Reuters, Hatem Khaled.
Secondo il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (CPJ), l’uccisione di giornalisti a Gaza rappresenta un tentativo deliberato e sistematico di nascondere le azioni israeliane. Un portavoce dell’esercito israeliano ha affermato che il capo di stato maggiore ha ordinato un’indagine preliminare sull’attacco e ha aggiunto che Israele non prende di mira i giornalisti.
Le inchieste israeliane sulla condotta dei militari non hanno mai portano a identificare e stabilire responsabilità concrete. Un rapporto pubblicato questo mese mostra che l’88% delle indagini su presunti crimini di guerra a Gaza è stato chiuso o lasciato irrisolto, come l’inchiesta israeliana sull’uccisione della giornalista palestinese-americana di Al Jazeera, Shireen Abu Akleh, colpita da un cecchino israeliano nel 2022, che non è mai stata portata a termine.
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