Gaza - La morte in diretta per fame e sete
- 28 lug
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Elisabetta Pamela Petrolati (Assadakah News) - Gaza alla fame, sì dell'Idf ad aiuti e tregua umanitaria.
Da mesi e mesi il mondo vede in diretta la morte delle persone a Gaza. Ai numeri elevatissimi di chi ha perso la vita, dei feriti, di chi è ancora sotto le macerie, di chi è rimasto orfano, vanno aggiunti i morti per fame e sete.
I corpicini scheletrici, i cadaveri tra le macerie e negli ospedali, i volti e i corpi scavati dalla fame sono il preludio di un disastro umanitario senza precedenti. A Gaza 100mila bambini di età non superiore ai due anni, tra cui 40mila neonati, rischiano di morire entro pochi giorni per la totale mancanza di latte per bambini e di integratori nutrizionali.
L’Ufficio Governativo per i media della Striscia ha denunciato la continuativa chiusura dei valichi e l’impedimento dell’ingresso dei più semplici rifornimenti di base.
Una “situazione spaventosa”, hanno dichiarato Regno Unito, Francia e Germania e, nel tentativo di portare sollievo alla popolazione di Gaza, hanno annunciato un piano congiunto per la distribuzione aerea di aiuti nella Striscia, in partnership con Paesi come la Giordania e col benestare di Israele. Pare, infatti, che il governo di Netanyahu, sotto la forte pressione internazionale, abbia disposto la ripresa degli aiuti e annunciato una tregua umanitaria in alcune zone di Gaza per facilitarne la distribuzione. L’esercito israeliano ha attuato un cessate il fuoco a partire dal 27 luglio in diversi centri abitati. Il responsabile israeliano Gideon Sa’ar, al ministro degli esteri italiano Antonio Tajani, ha dichiarato telefonicamente che, nel quadro della tregua umanitaria, le Idf consentiranno all’Onu e alle organizzazioni umanitarie un accesso sicuro ai centri abitati. L’Idf ha anche autorizzato la ripresa dei lanci di aiuti umanitari dal cielo su Gaza, in collaborazone con le organizzazioni internazionali, oltre alla desalinizzazione per creare fino a 20mila metri cubi d’acqua potabile, fornendo le linee elettriche dal territorio israeliano.
L’”apertura” israeliana, in ogni caso, non convince l’Onu, secondo cui paracadutare i beni di prima necessità rappresenta un sistema “inefficiente e costoso”; un modo per distrare l’attenzione dal vero problema:” l’inazione” di Israele che dovrebbe “togliere l’assedio, aprire i cancelli e garantire spostamenti sicuri e un accesso dignitoso agli aiuti.
“Trasportare i beni è molto più facile, più efficace, più veloce, più economico e più sicuro”, ha spiegato il commissario dell’Unrwa , Philippe Lazzarini. Israele a giustificazione di ciò usa la narrazione non convincente secondo la quale il trasporto degli aiuti facilita la loro appropriazione da parte di Hamas.
Israele ha dichiarato, inoltre, che i camion di beni continuano ad arrivare e ha addossato la responsabiltà della carestia all’Onu, accusata di inefficienza nella distribuzione.
Mentre prosegue il rimpallo di accuse, il cibo e i beni essenziali restano per settimane sotto il sole cocente, finendo drammaticamente per deteriorarsi.
Mentre regna il caos sugli aiuti proseguono i bombardamenti e a Gaza si continua a morire anche di fame e sete e la tregua resta lontana.







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