Gaza - Una tregua fragile e un piano di tutela internazionale
- 11 ott
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Wael Almawla - Mentre Gaza vive ore di calma precaria dopo la firma dell’accordo di tregua tra Israele e Hamas, mediato da Egitto, Qatar e Stati Uniti, è trapelato a una delle agenzie internazionali un documento intitolato “Piano Blair – Autorità Transitoria Internazionale per Gaza (GITA)”, che rivela i contorni di un progetto volto a gestire il territorio nella fase postbellica sotto supervisione internazionale diretta.
L’accordo, entrato in vigore pochi giorni fa, prevede un cessate il fuoco totale, uno scambio di prigionieri – con il rilascio di 48 ostaggi israeliani in cambio di centinaia di detenuti palestinesi – oltre a un ritiro parziale delle forze israeliane dalle aree civili e alla riapertura del valico di Rafah sotto supervisione egiziano-europea. Tuttavia, ciò che non è stato annunciato ufficialmente sembra essere la preparazione all’attuazione del cosiddetto “Piano Blair”, che propone l’istituzione di un’autorità internazionale incaricata di governare temporaneamente Gaza, sul modello delle amministrazioni fiduciari in altre zone di conflitto. Il documento trapelato delinea la creazione della GITA, decisa dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, come massima autorità politica e giuridica della Striscia durante la fase di transizione.
L’organo comprenderebbe un consiglio internazionale di sette-dieci membri, tra rappresentanti palestinesi e internazionali, e supervisionerebbe un segretariato esecutivo incaricato di gestire i ministeri locali e i comuni.
Il piano include anche la formazione di una Forza di Stabilizzazione Internazionale (ISF) multinazionale per garantire la sicurezza e prevenire il ritorno dei gruppi armati, nonché la creazione di un’Autorità per gli Investimenti e lo Sviluppo Economico (GIPEDA) per la gestione dei progetti di ricostruzione, insieme a un fondo finanziario internazionale per coordinare donazioni e aiuti. Questa struttura, secondo le indiscrezioni, punta a creare un’amministrazione “professionale e neutrale” che equilibri la supervisione internazionale con l’attuazione palestinese, fino a un graduale trasferimento dei poteri a istituzioni “riformate”. Tuttavia, l’analisi politica suggerisce che il piano rappresenti una forma rinnovata di tutela internazionale su Gaza, offrendo alle potenze occidentali un’influenza diretta sulle decisioni palestinesi sotto la copertura della ricostruzione e della sicurezza.
Fra una tregua temporanea che delimita i confini della calma e un piano opaco elaborato a porte chiuse, Gaza sembra avviarsi verso una fase di amministrazione internazionale non dichiarata, che potrebbe ridisegnare lo scenario politico ed economico della Striscia per gli anni a venire — lasciando aperta la domanda se il “giorno dopo” la guerra porterà una pace autentica o una nuova forma di tutela mascherata da modernità.
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