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Gino Strada, nel ricordo dei giornalisti di Assadakah e di altri amici e colleghi


Redazione Assadakah - Gino Strada, fondatore, anima e motore di Emergency aveva 73 anni, e da qualche tempo aveva cominciato a manifestare problemi cardiaci, anche e soprattutto a causa della instancabile attività con la OGN nata 25 anni fa, attraverso la quale il chirurgo ha costruito ospedali in 18 Paesi del mondo. Emergency sarà ora gestita dalla figlia Cecilia.

Talal Khrais (responsabile Relazioni Internazionali di Assadakah e corrispondente di guerra), con i colleghi Gianni Perreli, Bruno Liconti e Stefano Rastrelli, così lo ricordano: "Lo abbiamo incontrato in Sudan, nel suo ospedale alla periferia di Khatoum, dove operava bambini e malati di cuore che venivano da diversi parti dell'Africa, e molto molto altro. Una persona certo non comune, che curava le ferite del mondo, inferte dalla guerra, e che ha comunque vinto la sua battaglia, seppur è ben lontana dall’avere termine, anche se lui non c’è più. Con la sua opera e la sua testimonianza, ci lascia un mondo comunque migliore, con bisturi e speranza laddove l'uomo perdeva la propria natura".

Così lo ricorda Alberto Stabile: “Gli strani scherzi della storia. Ho conosciuto Gino Strada nell’ottobre del 2001 in Afghanistan, nella valle del Panshjr, dove era tornato dopo aver constatato, un anno prima che la sua missione nella Kabul dominata dai Talebani non poteva continuare. In quel mese di ottobre del 2001 Gino riapriva l’ospedale di Emergency ad Anabah alla vigilia della guerra che gli Stati Uniti stavo per scatenare contro l’Afghanistan di Bin Laden e del Mullah Omar. Oggi Gino Strada ci lascia nel momento in cui i talebani, grazie al ritiro e dunque con il nullaosta degli Stati Uniti, stanno per conquistare di nuovo tutto l’Afghanistan".

Roberto Roggero, inviato di guerra e giornalista di Assadakah, lo aveva incontrato in Iraq, e così lo ricorda: “E’ stato e sarà sempre uno dei migliori. Ho avuto l'onore e il privilegio di conoscerlo, tanti anni fa, in Iraq, e mi ha toccato il cuore. Un pomeriggio insieme, alla fine del quale volevo stringergli la mano, e lui invece mi hai stretto fra le braccia, dicendomi "Sei un grande, per come fai il tuo lavoro! Non fermarti mai! Ce ne vorrebbero tanti come te!"...E io ho risposto "Ma che sciocchezze dici Gino? Come me? Perché invece come te no???". La forza che mi ha trasmesso con quell'abbraccio, che sento ancora oggi, non la dimenticherò dovessi vivere tre vite!”.

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