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L' Originalità della cultura sciita secondo Henry Corbin

  • 10 ore fa
  • Tempo di lettura: 3 min

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Maddalena Celano (Assadakah News)


📜 L'Ermeneutica del Sacro Nascosto: Un Saggio Critico-Filologico sulla Teosofia dell'Imâm Nascosto in Henry Corbin


Introduzione: La Rivelazione dell'Esoterico (Bāṭin) e l'Originalità Sciita


L'opera di Henry Corbin, "L'Imâm Nascosto," rappresenta un punto di svolta nell'interpretazione occidentale dell'Islam sciita duodecimano. Il testo si allontana risolutamente da una lettura meramente storica o giurisprudenziale per abbracciare una prospettiva teosofica e gnostica. Corbin identifica nello sciismo la vera sede dell'esoterismo (bāṭin) islamico, in contrapposizione all'enfasi essoterica (zāhir) ritenuta prevalente nella tradizione sunnita maggioritaria. L'obiettivo primario non è la storia esteriore, ma l'agiografia della dodicesima Imâm come narrazione spirituale interiore e archetipica.

Il cuore della dottrina sciita, secondo Corbin, risiede nella distinzione tra i due cicli spirituali che compongono la storia sacra: il Ciclo della Profezia (Nubuwwa) e il Ciclo dell'Iniziazione (Walāyat). Il primo si è chiuso definitivamente con Muhammad, il "Sigillo dei Profeti," avendo portato la Legge esteriore (Sharī‘a). Il secondo, inaugurato dall'Imamato, continua ad assicurare la funzione cruciale di svelare il senso nascosto (bāṭin) della Rivelazione. L'Imâm non è solo un successore politico, ma l'incarnazione del principio divino dell'Iniziazione (Walāyat), fungendo da sacerdozio iniziatico e Guida interiore (Hadī).


I. Il Pleroma Archetipico e l'Omologia Cosmica


L'analisi di Corbin si radica nella dottrina del Pleroma dei Dodici Imâm che, uniti al Profeta e a Fāṭima, formano i Quattordici Immacolati (i Purissimi). La scelta del termine filologico "Pleroma" (pienezza, di derivazione gnostica) è strategica, indicando che gli Imâm non sono semplicemente figure storiche, ma manifestazioni di una realtà divina "precosmica".


Questi Esseri di Luce sono le manifestazioni epifaniche (mazāhir) della sostanza stessa dell'Anthropos (al-Insān al-Kāmil), l'Uomo Primordiale. La loro funzione si esplica attraverso una rigorosa omologia cosmica: i Dodici Imâm celesti sono visti come i princìpi che regolano le dodici costellazioni zodiacali, i sette cieli, e i sette poli (aqtāb). Questa cosmogonia complessa, che riconosce influssi ismailiti e della teosofia di Ibn ‘Arabī, trasforma l'Imamato in un principio strutturante dell'ordine universale e spirituale.



II. L'Imâm Nascosto (Ghayba): L'Archetipo della Guida Universale



L'essenza dell'opera è concentrata sulla figura del Dodicesimo Imâm, Muhammad al-Mahdī, la cui sparizione storica, avvenuta nel 260 H., è concettualizzata come l'occultamento (Ghayba). Questa Ghayba non è intesa come una negazione dell'esistenza, ma come la condizione della sua presenza spirituale assoluta. L'Imâm Nascosto è definito come la "perfetta unione della Profezia e dell'Iniziazione" e il Sigillo della Walāyat.



Il Parallelo Filologico: Goethe e l'Amico di Dio



Corbin universalizza questa figura tracciando un'audace omologia con l'archetipo occidentale. Egli paragona l'Imâm Nascosto all'"Amico di Dio" (Walī Allāh), il personaggio centrale nel poema incompiuto di Goethe, Die Geheimnisse (I Segreti). Similmente all'Imâm, l'Amico di Dio goethiano è il Sigillo dell'Iniziazione e l'incarnazione del HUMANUS, veicolando una verità spirituale che supera le distinzioni confessionali. Questo accostamento dimostra che l'esistenza di una figura iniziatica (o "terzo uomo") è un bisogno fondamentale della teologia esoterica.



La Trans-Localizzazione nel Mundus Imaginalis



Per spiegare il modo d'essere dell'Imâm, Corbin introduce un concetto chiave della filosofia islamica orientale: il Mondo Immaginale o Mondo di Immagini (‘ālam al-mithāl).

Il Mundus Imaginalis è una realtà ontologica oggettiva, che si colloca tra il mondo sensibile e quello intelligibile. L'occultamento dell'Imâm è una tras-localizzazione in questo spazio. L'Imâm Nascosto vive una "vita segreta" in luoghi non visibili nello spazio fisico (spesso associati alla mitica Terra di Hūrqalyā), esercitando lì la sua funzione di Guida invisibile e Ministro Iniziatico.

La sua assenza esteriore, dunque, è la condizione per la sua presenza spirituale assoluta e ininterrotta. L'Imâm Nascosto è "presente al passato e presente all'avvenire", trascendendo il tempo storico (zaman) e operando in un tempo atemporale. Egli è la garanzia che il Ciclo dell'Iniziazione non si chiuda mai, ma resti aperto per la realizzazione della Parūsia (il suo avvento finale come Mahdī).



L'Ermeneutica della Speranza e il Compimento Gnostico



In conclusione, l'interpretazione di Corbin sul Dodicesimo Imâm trasforma il dogma dell'occultamento in un principio fondamentale di filosofia della storia e della coscienza. La Ghayba non è una rinuncia patetica al mondo, ma un imperativo ermeneutico che esige dal fedele la ricerca della Guida su un piano interiore e spirituale. L'Imâm Nascosto è la chiave che sblocca il senso esoterico della Rivelazione, assicurando che l'umanità non sia lasciata "nell'inquietudine della coscienza simultanea della sua mobilità segreta e dell'indomabile speranza".


Attraverso questa fusione di teologia sciita, misticismo ismailita e categorie gnostiche occidentali, Corbin realizza il suo obiettivo: presentare l'Islam sciita come una gnosi viva e un fondamento per una spiritualità universale e ininterrotta.

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