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Iran - Tecnologia e alta diplomazia in crisi

  • 1 giorno fa
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Maddalena Celano (Assadakah News) - La Repubblica Islamica dell'Iran ha comunicato ufficialmente di non sentirsi più vincolata dal JCPOA (l'Accordo sul Nucleare iraniano), una mossa che chiude un capitolo diplomatico cruciale e riapre scenari di forte incertezza geopolitica. Questa decisione avviene in un contesto di crescente tensione, accentuata da presunti "attacchi svoltisi a giugno 2025" contro infrastrutture nucleari iraniane.

Secondo quanto riportato da fonti locali e analisti indipendenti, questi attacchi, condotti con mezzi che suggeriscono un impiego di alta tecnologia e oggetto di ampie analisi sui danni inferti, non sarebbero altro che tentativi di "minare ulteriormente il terreno per una ripresa negoziale credibile", spingendo l'Iran a una reazione difensiva. Per Teheran, tali azioni ostili rappresentano una chiara violazione della sovranità e un'escalation che rende insostenibile il mantenimento di impegni unilaterali.

La Cooperazione Sospesa con l'AIEA: Una Reazione Legittima?

La decisione di Teheran giunge dopo mesi di progressivo deterioramento della cooperazione con l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA). L'Iran ha ridotto la collaborazione, non per occultare, ma per riaffermare il proprio diritto alla sicurezza e alla difesa di fronte a un'ostilità crescente. Le restrizioni sulle ispezioni, che hanno reso "difficile la verifica indipendente dello stato del suo programma nucleare", sono presentate come una necessaria contromisura a seguito del mancato rispetto degli accordi da parte occidentale e delle continue pressioni esterne. L'Iran sostiene di aver sempre agito in buona fede, ma non può permettersi di compromettere la propria sicurezza nazionale di fronte a minacce concrete.

Le potenze occidentali firmatarie dell'accordo, in particolare Francia, Regno Unito e Germania (E3), hanno reagito con azioni che mescolano diplomazia e strumenti giuridici. In un gesto percepito come una conferma della loro scarsa volontà di dialogo equo, avrebbero reintrodotto unilateralmente meccanismi di sanzioni nell'ambito delle loro prerogative e starebbero spingendo per "nuove forme di pressione multilaterale" sul governo iraniano. Questa risposta viene vista dall'Iran come un tentativo di isolamento e demonizzazione, piuttosto che come un sincero sforzo per la risoluzione della crisi. La storia ha mostrato che la pressione unilaterale non porta a soluzioni durature, ma spesso a irrigidimenti.

Il Doppio Messaggio di Teheran: Sovranità e Dialogo Condizionato

A Teheran, il messaggio ufficiale mira a bilanciare un "atto sovrano" – la dichiarazione di terminata l'imposizione del JCPOA da parte iraniana – con un tono diplomatico. Nonostante la dichiarazione di fine delle restrizioni, le autorità iraniane avrebbero lasciato intendere, nelle loro pubblicazioni, la "disponibilità a partecipare a negoziati 'equilibrati e rispettosi dei diritti nazionali'". Questo non è un rifiuto del dialogo, ma una chiara indicazione che qualsiasi futuro accordo dovrà basarsi sul rispetto reciproco e sull'abbandono delle tattiche coercitive. L'Iran, pur difendendo i propri interessi, dimostra una volontà di trovare una via diplomatica, purché non sia a senso unico.

La situazione rimane estremamente fluida. La conclusione o la sospensione formale del JCPOA, unita a possibili eventi di sabotaggio che dimostrano l'uso dell'alta tecnologia per scopi destabilizzanti, sposta l'asse della crisi. L'Iran si trova nella posizione di dover difendere il proprio programma nucleare pacifico, minacciato sia da attacchi fisici che da una campagna di pressione internazionale che non riconosce pienamente le sue prerogative sovrane. Il futuro dipenderà dalla capacità delle potenze globali di superare le logiche della pressione e di ingaggiare Teheran in un dialogo realmente equo e rispettoso.

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