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Italia e Iran - Roma ospita il nuovo round di colloqui tra Iran e USA




Maddalena Celano (Assadakah News) - Diplomazia nucleare: Roma ospita il nuovo round di colloqui tra Iran e Stati Uniti. La Farnesina punta a un ruolo strategico

Sabato prossimo, Roma si appresta a ospitare un evento di grande rilevanza geopolitica: un nuovo round di colloqui indiretti tra Stati Uniti e Iran sul programma nucleare di Teheran. Secondo quanto confermato dal Ministero degli Affari Esteri italiano, l'incontro si svolgerà in un hotel della capitale, in un clima di assoluta riservatezza, con la mediazione del ministro degli Esteri dell'Oman, Badr bin Hamad Al Busaidi.

La presenza a Roma dell’inviato speciale statunitense per il Medio Oriente, Steve Witkoff, e del capo della diplomazia iraniana, Abbas Araghchi, segnala il rinnovato impegno delle due potenze a sbloccare un negoziato congelato da anni. Il precedente incontro, tenutosi a Muscat il 12 aprile, aveva rappresentato un primo timido passo verso la ripresa del dialogo interrotto dopo l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare del 2015 (JCPOA) durante l’amministrazione Trump.

L’Italia, pur non sedendo al tavolo negoziale, ambisce a ritagliarsi un ruolo più attivo nella gestione diplomatica dei dossier mediorientali. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani potrebbe incontrare le delegazioni presso la Farnesina, a margine del vertice. Fonti interne al MAECI suggeriscono che la diplomazia italiana stia lavorando sottotraccia per consolidare la propria credibilità come partner affidabile, sia agli occhi di Washington che in quelli di Teheran, in un momento in cui l’Europa fatica a proporre un fronte unitario.





Un equilibrio fragile tra deterrenza e legittimità



Il nodo centrale dei colloqui resta invariato: l’arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran e le implicazioni che ciò comporta in termini di sicurezza e proliferazione nucleare. L'inviato USA Witkoff ha dichiarato che qualsiasi intesa dovrà prevedere un sistema di verifiche trasparenti e un limite chiaro alle capacità iraniane, al fine di evitare derive militari. In parallelo, ha sottolineato che l’accordo auspicato deve costituire un primo passo verso una pace duratura e strutturata in Medio Oriente.

Teheran, tuttavia, non intende piegarsi a ciò che percepisce come diktat. Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha parlato di “negoziati che procedono normalmente”, ma ha chiarito che l’Iran non accetterà imposizioni “irrealistiche” come l’interruzione totale dell’arricchimento dell’uranio o restrizioni al proprio programma missilistico. Una posizione che rispecchia le sensibilità interne del Paese, in cui le pressioni internazionali vengono facilmente lette come minacce alla sovranità nazionale.



Roma, ponte possibile tra mondi distanti



La scelta di Roma non è solo logistica, ma anche simbolica. In un’epoca in cui le capitali europee sono spesso allineate su posizioni atlantiste, l’Italia tenta di muoversi con cautela ma con ambizione. La sua posizione di alleato NATO, unita a una tradizione diplomatica che ha cercato di mantenere canali aperti anche nei momenti di massima tensione, potrebbe rappresentare una risorsa preziosa per entrambe le parti. L’Oman, confermato come mediatore anche in questa occasione, consolida il suo ruolo come facilitatore discreto ma influente nei conflitti regionali. Il fatto che abbia ottenuto la fiducia sia di Teheran che di Washington è una garanzia per il prosieguo del dialogo.



Scenari e prospettive



Sebbene il clima resti teso e i margini per un accordo completo siano ancora ristretti, gli incontri di Roma potrebbero gettare le basi per una road map condivisa, magari in vista di un possibile rilancio del JCPOA in forma aggiornata. Tuttavia, il rischio di un nuovo stallo è concreto, soprattutto se le parti dovessero irrigidirsi su temi come le ispezioni internazionali, le sanzioni economiche e il ruolo dell’Iran nei conflitti regionali (Siria, Yemen, Libano).

Il successo, o il fallimento, di questo nuovo round negoziale avrà effetti che vanno ben oltre il dossier nucleare. In gioco ci sono gli equilibri strategici del Medio Oriente, la credibilità della diplomazia multilaterale e la possibilità di evitare una nuova corsa agli armamenti in una delle aree più instabili del pianeta.

Nel frattempo, Roma osserva e media, consapevole che anche un ruolo di secondo piano può rivelarsi determinante, se giocato con intelligenza e visione.



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