top of page

Italia e mondo arabo: il ponte culturale perduto del Mediterraneo

  • 11 lug
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 14 lug

ree

Wael Al-Mawla

Una storia comune senza inimicizia

Nel cuore del Mar Mediterraneo, sulla sua sponda occidentale, l’Italia si erge come una delle più antiche civiltà che hanno plasmato l’identità dell’intera regione, da Roma a Tripoli, da Sicilia ad Alessandria.

Un lungo percorso di scambi culturali, commerciali e civili lega l’Italia al mondo arabo, ma oggi questo patrimonio condiviso non si riflette con la dignità che merita.

A differenza di altre potenze europee, l’Italia non è mai stata una potenza coloniale dominante nel mondo arabo in modo diretto e totalizzante. Anche in Libia, dove l’influenza italiana si estese per un certo periodo, l’interazione umana e culturale non venne mai meno, nonostante l’amarezza dell’occupazione.

Dalla fine della Seconda guerra mondiale, l’Italia ha scelto un approccio più moderato e rispettoso nei confronti degli arabi, a differenza di altre nazioni le cui politiche si sono spesso contraddistinte per interventismo e arroganza.

L’Italia non ha partecipato attivamente alle guerre in Iraq, né è stata in prima linea nei conflitti scoppiati durante le “Primavere arabe”. È stata tra i primi paesi europei ad accogliere le comunità arabe e ad aprire le porte al dialogo e all’integrazione, senza derive razziste né rotture culturali.

Presenza culturale e mediatica assente

Nonostante questa storia positiva, la presenza culturale, intellettuale e mediatica italiana nel mondo arabo resta marginale.

Non esistono grandi reti mediatiche italiane rivolte al pubblico arabofono, a differenza di quanto fanno Francia, Regno Unito o persino Turchia. Inoltre, l’influenza italiana nel pensiero contemporaneo arabo è quasi assente, e raramente si insegnano filosofia o letteratura italiana nelle università del mondo arabo.

Nel panorama culturale arabo manca chi riscopra Dante, chi illumini la profondità della musica di Verdi, o chi esalti l’estetica dell’architettura italiana che ha ispirato città come Tripoli, Tunisi o Bengasi.

Persino la lingua italiana, un tempo “lingua del mare”, ha ceduto il passo al dominio dell’inglese e del francese.

Un’occasione per costruire un nuovo ponte

È giunto il momento per l’Italia di assumere un ruolo culturale più attivo nel Sud del Mediterraneo.

Il mondo arabo, nonostante le sue crisi, pullula di ricercatori, intellettuali e artisti alla ricerca di piattaforme nuove, non convenzionali, per dialogare e interagire.

La creazione di centri culturali italiani nelle capitali arabe, l’espansione dei programmi di scambio accademico, il sostegno alle coproduzioni cinematografiche e artistiche, sono tutte iniziative che potrebbero fare la differenza.

Lancio di un canale mediatico in lingua araba che rappresenti i valori italiani e veicoli una visione mediterranea del mondo, potrebbe segnare una svolta.

L’Italia ponte di riconciliazione tra civiltà

In un’epoca dominata da retoriche di odio e da crescenti tensioni razziali in alcune realtà europee, l’Italia può rappresentare un modello alternativo: un paese che non considera “l’arabo” una minaccia, ma un partner nella costruzione di una nuova civiltà mediterranea.

Non tutti gli arabi sono “terroristi”, come purtroppo a volte li dipingono i media. In questa regione vi sono voci illuminate che cercano ponti, non muri.

Conclusione: un’occasione da non sprecare

L’Italia, grazie alla sua storia, al suo equilibrio e alla sua posizione geografica, è forse più qualificata di altri paesi per diventare promotrice del dialogo culturale nel Mediterraneo.

In un’epoca in cui cambiano le mappe del soft power, l’Italia non dovrebbe accontentarsi di essere spettatrice, ma dovrebbe agire per diventare una voce che porta la bellezza e il pensiero, da Roma a Beirut, da Milano a Rabat.

Tornerà Roma a parlare con il mondo arabo? Non solo con il linguaggio della politica, ma anche con quello della cultura e dell’umanità?

Commenti


bottom of page