La vecchia storia dell' Omicidio di Khorramdin e la tentazione islamofoba e neoimperialista
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🖋️ Il mio Commento: L'Omicidio Khorramdin e il Rischio di facile neocolonialismo e Islamofobia.
Maddalena Celano (Assadakah News)
Cercando notizie e approfondimenti sull'Iran, mi sono imbattuta nella tragica storia del regista Babak Khorramdin, brutalmente assassinato dai suoi genitori a Teheran, semplicemente perché avrebbe scelto liberamente una vita da celibe.
Si tratta di una vecchia notizia, risalente al 2021 ma il fenomeno per cui una notizia vecchia, ma di grande impatto emotivo e sociale, viene "resuscitata" e genera nuovi dibattiti è molto comune nell'era digitale.
🔄 Il Ritorno della Notizia:
Quando la Cronaca Vecchia Alimenta Nuovi Pregiudizi
Il caso dell'omicidio di Babak Khorramdin, risalente al maggio 2021, è un esempio perfetto di come i punti di svolta legali possano riattivare il ciclo mediatico di una notizia, spesso a scapito di una comprensione complessa dei fatti.
1. Il Motore della Riattivazione: Sviluppi Legali (2022-2024)
Una notizia non muore finché il caso non è chiuso. Nel caso Khorramdin, l'evento chiave è stato la condanna della madre, Iran Mousavi Sani, a soli 45 mesi di reclusione (emessa nel 2022).
* L'Indignazione sul "Fine Pena": Una pena di meno di quattro anni per un crimine così efferato, combinata con la successiva probabile scarcerazione o fine pena in un periodo compreso tra la fine del 2024 e l'inizio del 2025, è il fattore scatenante. La percezione di un'ingiustizia nel sistema giudiziario riaccende inevitabilmente lo sdegno pubblico.
* La Legge Iraniana in Discussione:
La mitezza della pena, seppur influenzata da leggi iraniane che tutelano diversamente i genitori (in particolare il padre, poi deceduto), viene interpretata all'esterno come un fallimento della giustizia. Questo aspetto legale diventa l'elemento fresco che giustifica il nuovo rilancio della notizia.
2. Il Pericolo del "Reboot" Mediatico: L'Islamofobia Selettiva
Quando una notizia così carica di elementi sensazionali (omicidio, smembramento, confessione senza rimorsi) torna in superficie per motivi procedurali, la discussione raramente resta confinata all'analisi legale.
* Rinforzo degli Stereotipi:
Il rilancio della notizia, basato sull'ingiustizia percepita della pena, offre una nuova opportunità a coloro che cercano conferme per le loro tesi preconcette. Il crimine non è più solo un crimine; diventa la "prova" che il sistema iraniano, e per estensione la cultura o la religione, è barbaro e incapace di giustizia.
* Decontestualizzazione: Il focus si sposta interamente sulla brutalità del fatto e sulla breve pena, perdendo di vista la profonda complessita': i fermenti culturali, le minoranze, la lotta interna tra conservatorismo e modernità. L'atto isolato di bigottismo e patologia viene nuovamente usato per etichettare un intero popolo.
* Vantaggio Emotivo: Le notizie vecchie e orribili, quando riproposte, garantiscono sempre un alto livello di coinvolgimento emotivo (clic, condivisioni, commenti indignati), anche se il contesto non è aggiornato o completo. Questo meccanismo premia i commenti più semplici e aggressivi, alimentando le generalizzazioni islamofobe.
La notizia è stata tirata fuori adesso non solo per la sua atrocità intrinseca, ma perché gli sviluppi legali (la pena breve e la probabile scarcerazione della madre) hanno fornito l'aggancio di attualità per riattivare la polemica, portando un dibattito dominato da generalizzazioni frettolose e pregiudizi razzisti/islamofobi, che ignorano la realtà sfaccettata dell' Iran.
Ciò che mi ha colpito, leggendo i commenti e le reazioni sotto le notizie diffuse online, è stata la subita ondata di indignazione e, purtroppo, di generalizzazione che non tiene conto minimamente della realtà complessa dell'Iran.
Invece di focalizzarsi sulla patologia familiare, il bigottismo estremo e i probabili problemi psichiatrici che hanno mosso gli assassini, molti hanno trovato l'ennesima scusa per un attacco generalizzato contro l' Iran.
La Semplificazione che Non Rende Giustizia
Ho notato una tendenza quasi automatica a trasformare un crimine commesso da individui devianti in una condanna dell'intera cultura iraniana e, spesso, della fede islamica in sé. Questa è la trappola dell'islamofobia facile.
L'atto violento viene decontestualizzato e universalizzato.
Un padre e una madre, accecati da una visione ristretta, provinciale e bigotta della vita — forse aggravata da turbe mentali —, non sono rappresentativi dell'intera società. Eppure, per molti commentatori occidentali, questa tragedia è diventata la "prova" che il Medio Oriente, o l'Iran, è intrinsecamente "barbaro" o "arretrato".
L'Iran: Un Paese di Contraddizioni che l'Occidente Sceglie di Ignorare
La mia esperienza di ricerca mi ha insegnato che l'Iran è un paese enormemente complesso, un mosaico di contraddizioni e differenziazioni interne, ben lontano dall'immagine monolitica che viene spesso dipinta:
* Fermenti Emancipatori: Accanto all'oscurantismo che ha generato questo orrore, convivono fortissimi fermenti innovativi e di emancipazione, soprattutto tra le nuove generazioni. L'Iran è caratterizzato da una vivace scena intellettuale e artistica che lotta quotidianamente contro restrizioni.
* Società Plurale: Non è una società omogenea. Ci sono numerose minoranze etniche e religiose e una marcata differenza tra le grandi città e le realtà rurali. Condannare "in blocco" è intellettualmente disonesto.
* Il Bigottismo come Patologia Individuale: Il bigottismo e la ristrettezza mentale sono le radici di questo omicidio; queste radici non sono un'esclusiva iraniana. Sono patologie sociali che si manifestano in ogni angolo del mondo, ma solo quando accadono "lì" vengono usate per sostenere una visione razzista e, oserei dire, neo-colonialista che ci pone come moralmente superiori.
È fondamentale resistere a questa tentazione di etichettare. Utilizzare la cronaca nera, per quanto orribile, per screditare un'intera nazione e il suo popolo, ignorando la sua ricchezza e la sua lotta interna tra progresso e tradizione, non corrisponde in alcun modo alla realtà dei fatti.
Serve maggiore responsabilità nel commentare e una comprensione più profonda della complessità dei paesi che si osservano.







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