Le radici comuni del Mediterraneo
- 2 lug
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Wael Al-Mawla (Assadakah Damasco) - Le civiltà araba e italiana e la Siria sono una memoria condivisa e punto d’incontro nel Mediterraneo.
Dall’alba della storia, il Mar Mediterraneo è stato culla delle grandi civiltà e teatro di interazione culturale, commerciale e religiosa tra i popoli. Al centro di questo scambio emersero le civiltà araba e italiana, intrecciate in molte tappe storiche e simili nei modelli architettonici, nel pensiero, nel linguaggio e nelle arti. La Siria, con la sua diversità geografica e spirituale, rappresenta un punto d’incontro evidente di questi elementi comuni che hanno plasmato parte dell’identità mediterranea condivisa.
Le radici romano-arabe nell’architettura e nelle città
La Siria, in particolare le sue grandi città come Palmira, Bosra, Aleppo e Damasco – ha conosciuto una forte presenza della civiltà romana, che è l’estensione diretta dell’antica civiltà italiana. Le colonne corinzie, i teatri romani e le terme pubbliche testimoniano ancora oggi la profondità di questa influenza.

L’architettura araba, da parte sua, ha assorbito questi elementi e li ha sviluppati, fondendo la decorazione orientale con l’ingegneria romana. Lo si può osservare nella Moschea degli Omayyadi a Damasco, costruita sulle rovine di un tempio romano e poi di una chiesa bizantina, riflettendo una condizione di integrazione storica piuttosto che di conflitto.
Lingua ed espressione: dal latino all’arabo
Nonostante la differenza linguistica tra l’arabo e il latino, l’influenza reciproca è evidente, soprattutto nei campi della medicina, dell’astronomia e della filosofia. Durante l’epoca abbaside, gli arabi tradussero gran parte dell’eredità greco-romana nella loro lingua e la reintrodussero in Europa, arricchita e approfondita.
I siriani contribuirono storicamente a questo ponte linguistico, soprattutto attraverso le traduzioni siriache e greche, facendo della Siria un passaggio vitale del sapere tra Oriente e Occidente.

Arti e spirito estetico
Le due civiltà condividono l’amore per la bellezza e l’apprezzamento dell’arte, dalla pittura alla scultura, dalla musica all’arte culinaria. Le decorazioni dei palazzi omayyadi in Siria e i mosaici delle chiese bizantine e italiane sembrano appartenere alla stessa scuola visiva, dove equilibrio, armonia e precisione nei dettagli si fondono.
Anche le tradizioni culinarie del Levante e dell’Italia si incrociano nell’uso delle erbe aromatiche, delle olive, dell’olio d’oliva e del pane, riflettendo le caratteristiche comuni di una dieta mediterranea con radici antiche.
Filosofia e centralità dell’uomo
Entrambe le civiltà hanno cercato di formulare una visione dell’uomo come centro dell’universo. A Roma, l’uomo era cittadino, legislatore e filosofo; nella civiltà araba, in particolare durante l’età dell’oro, l’uomo era visto come vicario sulla terra e fonte di conoscenza e ordine.
La filosofia fiorì sia nell’Oriente arabo che in Italia nel Medioevo e nel Rinascimento: le idee di Averroè e Avicenna si intrecciarono con quelle di Tommaso d’Aquino e, più tardi, di Dante, in un dialogo culturale implicito ma tangibile nei testi e nei concetti.
Religione e dialogo spirituale
La Siria ha vissuto un precoce contatto tra cristianesimo e islam, diventando centro delle chiese orientali che ospitarono importanti dibattiti teologici. L’Italia, dal canto suo, ha giocato un ruolo centrale attraverso la Chiesa cattolica nel promuovere questo dialogo.
Il denominatore comune più importante è la convinzione condivisa nel ruolo etico dell’uomo e nella funzione della religione come mezzo di elevazione, non di divisione. La Siria fu teatro di tolleranza e pluralismo, mentre Roma divenne rifugio di culture diverse sotto la sua cupola.
Tra passato e futuro, una partnership civile continua
I punti in comune tra le civiltà araba e italiana non sono semplici incroci casuali, ma una vera partnership storica, formata da secoli di dialogo, conflitto e integrazione. La Siria, come punto focale di contatto, resta testimone vivente di questa interazione che continua a ispirare le nuove generazioni.
In un’epoca di globalizzazione, è fondamentale ravvivare questa eredità condivisa non come nostalgia del passato, ma come ponte per il dialogo culturale e civile che contribuisca a costruire un futuro mediterraneo più aperto e cooperativo.







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