top of page

Lega Araba – La riammissione della Siria aiuterebbe la pacificazione?

  • 19 ago 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

ree

Roberto Roggero – Quello della Lega Araba di certo non è un impegno facile, per questo è portato avanti ogni giorno con abnegazione e impegno. Fin dalla fondazione, l’organismo si è prodigato per risolvere i secolari conflitti che segnano da troppo tempo la situazione di questa parte del mondo, e giungere a una pacifica cooperazione per uno sviluppo comune, tuttavia i conflitti sono all’ordine del giorno. Quello in Siria, ad esempio, del quale i media occidentali sembrano essersi dimenticati, è tutt’altro che terminato, così come in diversi altri teatri, come lo Yemen.

Allo scopo di giungere a una pacificazione, la Lega Araba si sta prodigando per riportare la Siria fra i Paesi membri.

Nei giorni scorsi, il capo dell’intelligence saudita, generale Khalid Al-Humaydan, ha incontrato, a Damasco, il presidente Assad e il capo della sicurezza nazionale, generale Ali Mamluk, per negoziare la riapertura dell’ambasciata dell’Arabia Saudita dopo l’Eid al-Adha, come conferma anche il quotidiano “Rai al-Yum”. Da tempo sono in corso colloqui informali, attraverso i servizi speciali, i cui rapporti fra Siria e Arabia Saudita sono stati mantenuti dal 2018-2019.

Allo stato attuale, l’obiettivo è quello di dare respiro a una regolare opposizione politica, legale accettabile, che Damasco sarebbe pronta a riconoscere.

Riyadh concorda in linea di principio nel facilitare il ritorno della Siria nella Lega degli Stati Arabi nella prossima sessione della Lega Araba, sostenendo la proposta insieme a Emirati Arabi Uniti ed Egitto. Russia e Iran, a loro volta sostengono il processo di ritorno della Siria nella Lega Araba, (una vittoria politica di Assad) e il ripristino della legittimità internazionale.

ree

Riyadh sta ora cercando di raggiungere un compromesso con l’Iran, lo fa esprimendo il desiderio di normalizzare le relazioni. Il passo verso la legittimazione di Assad è un segnale molto positivo, poiché significa che Riyadh è pronta a compiere passi concreti che mostrino buona volontà.

Da non dimenticare il cosiddetto “Fattore Erdogan”: allo stato attuale, Erdogan non riscuote molte simpatie a Riyadh e non solo in Arabia Saudita è considerato un elemento destabilizzante. Nel 2018, in un incontro al Cairo con i capi dell’intelligence di Israele, Giordania ed Egitto, i sauditi furono concordi sul punto che la Turchia è una minaccia. In questo senso, una Siria stabile sarebbe un aiuto di non poco conto nel contenere la politica espansionistica di Ankara.

Stati Uniti e Israele ostacoleranno questo corso, poiché il ripristino delle relazioni tra Siria e Arabia Saudita distruggerebbe la politica di Washington verso l’isolamento politico ed economico della Siria.


Commenti


bottom of page