Libano - Padre Elias:"Qui si vive nella paura, il Papa ci ha dato pace"
- 2 ore fa
- Tempo di lettura: 3 min

Elisabetta Pamela Petrolati (Assadakah News) - A Rmeich, enclave libanese al confine con Israele, c’è un parroco, Toni Elias, che con coraggio ha fatto fuggire i militari e con determinazione rimane vicino alla sua gente, e cerca di salvarla: un esempio di resistenza.
Commentando la recente visita di Leone XIV nel Paese dei Cedri ha affermato “Viviamo nella incertezza per il futuro. Ci domandiamo sempre: cosa succederà ancora?” E riferendosi nello specifico al Papa “ha a cuore tutto il Libano. Ci ha tranquillizzato. Ha detto di lasciare le armi, volevamo sentire questo”.
Nel villaggio all’estremo sud del Libano si vive con il rumore costante dei caccia a bassa quota che convive con le grida dei bambini che giocano e e le sterzate dei motorini e biciclette sullo sterrato. Rmeich, governatorato di Nabatiye, nella provincia di Tyr, l’antica Tiro di memoria biblica insieme a Sidone, è un piccolo centro interamente abitato da cristiani maroniti, circondato da villaggi sciiti roccaforte di Hezbollah. Dei 10mila residenti molti sono fuggiti durante l’ultima ed ennesima guerra al sud del Libano. Novecento famiglie, invece, sono rimaste a difendere il villaggio in modo pacifico, semplicemente affermando la loro presenza nelle proprie abitazioni. La popolazione vive comunque con la valigia in mane el apaura costante “anche se dopo la vista del Papa ci sentiamo tutti più tranquilli, più resserenati”, racconta padre Toni Elias, sacerdote maronita, ai media vaticani a due sttimane dal viaggio apostolico di Leone XIV. Padre Elias è una figura che ispira sicurezza e protezione, voce gentile, barba lunga, occhi chiari, non ci si aspetterebbe di vederlo fare ciò che che ha fatto qualche mese fa e che lo ha reso celebre in tutto il mondo.

Ha infatti impedito che Rmeich diventasse un cumulo di macerie scacciando gli Hezbollah in procinto di lanciare missili mobili che avrebbero provocato la reazione dell’IDF, a suon di campane e inseguimenti. Lui stesso racconta “alla fine della guerra, alcuni miliziani volevano lanciare missili vicino alle case e alle scuole. Ovviamente non c’era la scuola, i bambini erano a casa. È venuto un signore mentre stavo in parrocchia, mi ha detto di aver litigato con delle persone che volevano lanciare i missili. Allora ho acceso la macchina, sono partito velocemente e nel frattempo ho avvistao l’ELS (Esercito del Libano del Sud) con cui sono sempre in contatto. Quando sono arrivato, non ho trovato però la base dei missili...se ne erano andati via tutti...dopo un pò abbiamo sentito i missili partire da una collina vicino alle case abitate, da una collin di pini e allora ci siamo ‘armati’”.
Per “armati” si intende che tutti gli uomini e giovani del villaggio hanno cominciato a suonare ininterrottamente le campane in modo da allarmare i miliziani. Molti sono gli episodi simili accaduti a Rmeich e tutti sono conservati nel cuore di padre Elias che da queste numerosi e forti esperienze ha fatto emergere il suo coraggio, la sua vocazione e la sua percezione di presenza del Signore. Il viaggio di Papa Leone è stato, su questa strada, una iniezione di fiducia e speranza. Padre Elias ha seguito il Papa in tutti gli appuntamenti fissati nel corso della sua visita e ha tratto incoraggiamento a perseverare e ad avere speranza nel futuro, nonostante le persone si sentano fiaccate e vedano davanti a loro un furo minacciato e incerto.







Commenti