Pellegrinaggio in Armenia sulle orme dell’Arca e dei santi
- Letizia Leonardi
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Letizia Leonardi (Assadakah News) - Presieduto da S.E. Monsignor Orazio Francesco Piazza, Vescovo di Viterbo, l’Opera Romana Pellegrinaggi propone, dal 5 al 12 luglio 2025, un itinerario denso di spiritualità e memoria nel cuore del Caucaso. L’Armenia, prima nazione al mondo ad abbracciare il cristianesimo come religione di Stato, nel lontano anno 301 sarà la destinazione di un viaggio che può essere considerato un pellegrinaggio dell’anima, ma anche immersione nella storia più antica del mondo cristiano, tra monasteri incastonati nella roccia, montagne leggendarie e una fede che ha resistito ai secoli e alle persecuzioni.
L’ispirazione guida del viaggio è tratta dalla Genesi: “L’Arca si posò sul monte Ararat”. E proprio il Monte Ararat, oggi in territorio turco ma profondamente simbolico per l’identità armena, sarà il protagonista silenzioso del percorso. Si staglia oltre i 5000 metri d’altezza, bianco di neve, visibile da molti luoghi sacri della nazione, primo fra tutti il monastero di Khor Virap, dove San Gregorio l’Illuminatore fu imprigionato in un pozzo per tredici lunghi anni prima di convertire il re Tiridate III e dare inizio alla cristianizzazione dell’Armenia.
Il cammino
Il viaggio prenderà il via da Roma, con volo diretto verso la capitale armena Yerevan, cuore pulsante del Paese, che sarà punto di partenza e ritorno del pellegrinaggio. Il 6 luglio, i pellegrini visiteranno Echmiadzin, la "Santa Sede" degli Armeni Apostolici, e le chiese martiri di Santa Hripsime e Gayane, passando anche per Zvartnots, antica cattedrale avvolta dal fascino delle rovine.
Il 7 luglio sarà dedicato interamente a Yerevan con la visita al Museo Matenadaran con i suoi antichi manoscritti, al Monumento del Genocidio Armeno, alla Chiesa di San Gregorio e a un incontro toccante con la comunità cattolica di Kanaker, dove nel 2001 si fermò Papa Giovanni Paolo II, lasciando un segno indelebile.
L’8 luglio, sarà la volta di Khor Virap, con vista mozzafiato sull’Ararat, e Noravank, monastero arroccato tra gole rosse. La sera si arriverà a Goris, per poi l’indomani salire fino al monastero di Tatev, raggiungibile con la funivia più lunga del mondo. Sarà anche la giornata dell’enigmatico Zorats Karer, lo "Stonehenge armeno", e del poetico Lago Sevan, definito da Maksim Gorkij “un pezzo di cielo sceso in terra”.
Il 10 luglio saranno visitati i monasteri gemelli di Haghpat e Sanahin, dichiarati Patrimonio UNESCO e immersi tra le montagne del nord, prima del rientro a Yerevan. L’11 luglio, tappa d’obbligo sarà a Garni, raro tempio pagano sopravvissuto, e a Geghard, monastero scavato nella roccia, dove i pellegrini incontreranno anche i Padri Mechitaristi, custodi della tradizione culturale armena cattolica.
Un pellegrinaggio di memoria e speranza
Questo viaggio non può considerarsi una semplice visita turistica. È un cammino interiore, una riscoperta delle radici cristiane e una testimonianza della fede di un popolo che, come l’Arca di Noè, ha saputo sopravvivere al diluvio della storia. Un popolo che ha inciso croci nella pietra, i katchkar, per resistere al tempo e affermare la propria identità.
L’Opera Romana Pellegrinaggi propone, ancora una volta, non solo un itinerario geografico, ma una traversata spirituale. Un invito a salire idealmente sull’Arca, lasciandosi guidare verso la cima più alta della fede e della memoria. L’Armenia, terra di martiri e monaci, vi aspetta a braccia aperte.
(Foto Paolo Volpini)
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