Radio Rai - Preoccupazione della Redazione per la Palestina
- 5 giu
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Elisabetta Pamela Petrolati (Assadakah News) - Significativa posizione della Redazione di Radio Rai rispetto alla situazione in Palestina e al lavoro giornalistico relativo. In una nota di questi giorni si legge che “le giornaliste e i giornalisti condannano con decisione l’uccisione di oltre 60mila persone, per la gran parte civili, la distruzione totale e le violenze che da venti mesi stanno piegando la popolazione che vive nella Striscia e si schierano al fianco dei colleghi in Italia e nel mondo (compresi i giornalisti israeliani le cui richieste sono arrivate sino alla Corte Suprema di Gerusalemme) che chiedono che la stampa possa entrare in modo indipendente a Gaza.”
Questo è il messaggio fondamentale che si può riscontrare nel comunicato dell’assemblea dei giornalisti e delle giornaliste del GR Rai. In esso, inoltre, viene ribadito che “da sempre l’impegno del Giornale Radio è di raccontare le cose che vediamo con i nostri occhi, dare voce agli innocenti che soffrono i conflitti”. Affermazioni precise e decise quelle del corpo dei giornalisti Rai che proseguono con la denuncia dell’uccisione di oltre 220 giornalisti e operatori dei media palestinesi “ai quali va la nostra riconoscenza per il lavoro svolto in condizioni impossibili: senza di loro non sapremmo nulla di quello che accade a Gaza.” Oltre alle forti denunce dei fatti sopra espressi, nella nota si palesano delle precise richieste alle istituzioni italiane ed europee al fine che “ si usi ogni mezzo a disposizione affinché si arrivi al più presto a un cessate il fuoco permanente, alla liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas dall’attacco teroristico del 7 ottobre 2023 e al ripristino del diritto internazionale”.

La nota prosegue con la pesante preoccupazione della Redazione che “a dispetto di una crisi di portata storica assiste al continuo taglio delle trasferte e, quindi, alla riduzione del lavoro sul campo degli inviati, in Israele così come in Cisgiordania, Libano e Siria. Una rinuncia grave che impoverisce il servizio pubblico”. Si richiede, inoltre, alla Direzione, di dedicare maggiori spazi ai conflitti in corso all’interno dei programmi di Radio1 e dei Giornali Radio, di ascoltare fonti e punti di vista diversi e di inserire nel racconto della guerra voci pacifiste.
Le giornaliste e i giornalisti Rai chiedono che venga fatta una riflessione sulla terminologia usata per raccontare i conflitti in corso, a partire dallo stesso termine “guerra” che non trova tutti d’accordo. “Bisogna fare il possibile per non disumanizzare il racconto, trattando le vittime come meri numeri”, si legge nella nota. Viene ribadito che sarebbe più giusto parlare di “uccisi” anziché “morti” poiché ci si riferisce a persone, civili, in enorme numero donne e bambini.







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