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Rogo Corano - Ambasciatore Ghamlouche: “Non raccogliere le provocazioni”

Assadakah News Agency - La polemica e la critica, in alcuni casi anche feroce e diretta, sta alimentando il sottobosco del fuoco sotto la cenere, per quanto riguarda il rogo del Corano, avvenuto in Svezia, e i successivi avvenimenti, che stampa e informazione non hanno evidenziato a sufficienza. Vi è infatti il rischio di ripercussioni, che potrebbero compromettere il percorso verso la cooperazione e la coesistenza culturale e religiosa. L’ambasciatore internazionale di Pace e Buona Volontà, Hussein Ghamlouche, lancia un appello perché tali segnali di intolleranza non vengano sottovalutati, e si proceda sulla via del dialogo.

Come valuta la situazione attuale?

Dopo i fatti di Svezia e Danimarca, ci sono state altre dimostrazioni, anche se in tono minore, ma proprio queste non devono passare inosservate. Nei giorni precedenti analoghi gesti erano stati organizzati davanti all'ambasciata irachena, davanti a una moschea e davanti all'ambasciata turca sempre nella capitale svedese”.

La domanda è spontanea: cui prodest?

Sinceramente non immagino se lo scopo era dimostrare contro la politica turca nei confronti della minoranza curda, questione ancora oggi relegata in secondo o terzo piano, con il fine di porre condizioni alla Svezia per entrare nella Nato, perché la questione è politica, mentre personalmente voglio evidenziare l’aspetto culturale, sociale e umanitario…anche se oggi è inevitabilmente tutto collegato…Magari è stato un rigurgito della mai soffocata xenofobia verso l’Islam, oppure un atto di protesta di un fuoriuscito. E’ un problema che non riguarda solo Occidente e Medio Oriente, ma riguarda tutti, tutte le religioni e le culture che si sta cercando di fare coesistere e cooperare, proprio perché non si ripetano episodi del genere, o come la richiesta dell’immigrato siriano al governo svedese, per altro concessa, per essere autorizzato a bruciare la Torah, salvo poi rivelare essersi trattato proprio di un atto per attirare attenzione sulla questione…”.

Un problema reale quindi…

Un problema importante: se non si sensibilizzano prima le culture e le leggi, non si arriva da nessuna parte, anzi, si rischia la diffusione fuori controllo di manifestazioni di protesta, provocazioni, risposte, con il pericolo reale di una escalation di violenza. Credo che le situazioni di crisi siano già troppe per aggiungerne delle altre. A tale scopo la Organizzazione della Cooperazione Islamica ha convocato una riunione di emergenza, mentre altri organismi procedono nello sviluppo del dialogo, che è fondamentale, e molti Paesi hanno raggiunto importanti obiettivi, e stanno andando avanti...”.

Uno dei Paesi maggiormente impegnati in questo, pare essere il Regno del Bahrain…

Si, il Bahrain conosce bene il valore della cooperazione, e il recente incontro con la delegazione vaticana ne è una prova, ma anche altre realtà, come la Giordania, o lo stesso Libano, che è sempre stato un esempio di come culture, religioni e abitudini diverse possano convivere, cooperare e crescere, sfruttando le reciproche differenze in un comune vantaggio. E’ soprattutto necessario agire con coscienza e buon senso. E’ essenziale non cadere nella trappola della provocazione, per non innescare una spirale irreversibile. Abbiamo esempi di coesistenza e cooperazione tutti i giorni intorno a noi, quindi la cosa è assolutamente realizzabile, basta volerlo…”.

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