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Speciale Cultura - Al Jazari, il grande genio dell'Islam (1/4)

Lorenzo Utile - Nome praticamente sconosciuto in Occidente, per altro difficilmente pronunciabile, Abu al-Izz Ibn Ismail ibn al-Razzaz al-Jazari visse durante l’epoca d’oro del califfato abbasida di Baghdad, ed è a tutti gli effetti l’inventore dell’ingegneria meccanica e precursore della moderna scienza robotica. Ancora più sorprendente è il fatto che visse fra il 1136 e il 1206, secoli prima del pur insuperato maestro Leonardo da Vinci (1452-1519).

Un'opera monumentale

Al Jazari fu in egual modo matematico, filosofo, inventore, ingegnere meccanico, e maggiore esponente della tradizione della tecnologia islamica. Celebre il “Compendio di Teorie a Pratica sulle Arti Meccaniche”, particolareggiata descrizione di una cinquantina di dispositivi meccanici, con tanto di schemi e istruzioni per costruzione, funzionamento e manutenzione.

Nacque e visse a Jazira, da cui deriva il suo nome, termine che anticamente indicava la Mesopotamia settentrionale, e oggi zona che comprende Iraq nord-occidentale e Siria nord-orientale, fra Tigri ed Eufrate. Era un territorio diviso per autorità tribali, e infatti la famiglia di Al Jazari era al servizio degli emiri Bani Artuq, per il quali lui stesso fu impiegato a partire dal 1174 per circa 25 anni, nell’amministrazione della provincia che oggi si chiama Diyar Artuq, a sud del confine con la Turchia, raggiungendo il titolo di Rais Al Amal (ingegnere capo).

Fu il principe persiano Naris Al Din Mahmud, che regnò fra il 1200 e il 1222, a convincere Al Jazari a iniziare l’immenso trattato sulle arti meccaniche, per avere testimonianza scritta delle invenzioni e delle idee di colui che considerava un genio. Nel 1206, anno della morte, Al Jazari aveva completato il monumentale lavoro, scritto in minuzioso arabo, per altro unico documento scritto di sua mano.

Di fatto, all’epoca (e in parte ancora oggi) era il più completo, aggiornato e dettagliato trattato sulle arti meccaniche, attualmente esposto alla Bodleian Library di Oxford. Il libro, risultato di oltre 25 anni di studi su numerosi dispositivi, descrive in dettaglio cinquanta meccanismo chiamati “Ashkal”, ovvero “modelli”, raggruppati in sei categorie principali: dieci orologi ad acqua e a candela; dieci recipienti e figure per bere; dieci brocche e bacini per abluzioni prima delle preghiere (“Wuduh”); dieci fontane che cambiano forma, e macchinari a moto perpetuo; cinque macchine di raccolta per l’acqua; quattro altri dispositivi, fra cui il meccanismo di chiusura a combinazione primaria.

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