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Sudan - Appello ONU: "Non c'è più tempo!"

Assadakah News - una catastrofe alimentare senza precedenti, una crisi di portata biblica che minaccia di inghiottire milioni di persone in un abisso. “Siamo di fronte a una crisi umanitaria di proporzioni epiche”, ha dichiarato il Segretario Generale dell’ONU António Guterres. “Se non agiamo ora, milioni di persone moriranno di fame”, ha aggiunto. Le stime sono agghiaccianti: quasi 18 milioni di sudanesi, ovvero più di un terzo della popolazione, si trovano già in una situazione di insicurezza alimentare acuta. Tra questi, 5 milioni di anime innocenti si affacciano sul baratro della fame catastrofica, il livello più alto nella scala di classificazione della gravità alimentare.

Violenti scontri sono scoppiati nell'area di Mellit Gate, a nord di El Fasher, principale centro del Darfur settentrionale, estendendosi al campo per gli sfollati interni di Abu Shouk, dove le violenze hanno provocato vittime e danni.

Lo riferiscono testimoni oculari citati dal “Sudan Tribune”: violenti scontri sono scoppiati nell’area di Mellit Gate, a nord di El Fasher, estendendosi al campo di Abu Shouk, e le violenze scatenate dai paramilitari della RSF hanno provocato vittime e danni materiali. Il ministero della Sanità del Nord Darfur ha confermato che alcuni civili sono stati uccisi e altri 45 sono rimasti feriti. Sempre la RSF sarebbe responsabile di aver attaccato il quartiere di Tijaniya, a nord-est di El Fasher, dove diffuse violazioni dei diritti umani hanno costretto i residenti alla fuga. All’inizio di questa settimana hanno attaccato oltre 16 villaggi a ovest di El Fasher, provocando uccisioni, saccheggi e incendi di villaggi abitati dal gruppo etnico Zaghawa (la popolazione non araba del Darfur).

All’inizio di questa settimana le RSF del generale Mohamed Hamdan Dagalo hanno preso il controllo del quartier generale di Mellit, nello Stato del Darfur settentrionale, dopo i violenti combattimenti scoppiati la scorsa settimana. Lo riferisce “Sudan Tribune”, precisando che i miliziani hanno preso il controllo dei luoghi gestiti dai gruppi armati che sono alleati con i movimenti ribelli firmatari dell’accordo di Giuba, costringendoli al ritiro dalla zona di El Fasher. Aspri combattimenti sono scoppiati lo scorso 6 aprile fra le Rsf e i gruppi ribelli riuniti nella piattaforma comune dopo che le milizie di Dagalo hanno iniziato ad attaccare diversi villaggi ad El Fasher che sono abitati in prevalenza dal gruppo etnico zaghawa. A questo gruppo, che insieme ai fur e ai masalit è la principale comunità del Darfur, appartiene anche lo storico leader del Movimento di liberazione del Sudan (Slm-Mm), Minni Minnawi, il quale dopo un’iniziale fase di neutralità nel conflitto scoppiato un anno fa ha fatto ritorno nel Darfur e riorganizzato la resistenza dei ribelli contro le Rsf.

Lunedì scorso, 15 aprile, la conferenza umanitaria per il Sudan ospitata a Parigi si è impegnata a fornire alla popolazione civile del Paese aiuti per oltre 2 miliardi di euro. Lo ha annunciato il presidente francese Emmanuel Macron in chiusura dell’incontro, sottolineando il fatto che prima della riunione gli impegni ammontavano a 190 milioni di euro. Sui 2 miliardi, i Paesi membri dell’Unione europea rappresentano 900 milioni di euro. La Francia da sola donerà 110 milioni di euro. Secondo i dati delle Nazioni Unite, in dodici mesi di conflitto – scoppiato il 15 aprile 2023 – almeno 16 mila sono morte, quasi 9 milioni sono state sfollate e più della metà degli abitanti del Paese (circa 25 milioni) necessitano di assistenza umanitaria, 18 dei quali soffrono di grave insicurezza alimentare. Una piaga che si è riversata anche su altri Paesi della regione, con circa 1,8 milioni di persone fuggite in Egitto, Sud Sudan, Etiopia, Eritrea, Libia, Ciad, Repubblica Centrafricana, in aggiunta ai 6,7 milioni di sfollati interni. A pagare il prezzo più alto sono ancora una volta i civili: secondo il progetto di monitoraggio dei conflitti Armed Conflict Location and Event Data Project (Acled), sono civili oltre 14.700 su 16 mila vittime del conflitto, elemento che insieme al numero di sfollati e all’emergenza alimentare ha spinto alcuni a bollare quella in corso in Sudan come la peggiore crisi umanitaria al mondo.

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