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Sudan - Atrocità delle RSF in Darfur

  • 12 ore fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Roberto Roggero - Il Sudan continua a essere un argomento trascurato dall’informazione mainstream occidentale. Secondo le più recenti notizie, che giungono con difficoltà, i paramilitari ribelli della Rapid Support Force del generale Hamdam Dagalo, si stanno nuovamente rendendo responsabili di devastanti atrocità contro la popolazione civile, in particolare nel Darfur e nella capitale della regione settentrionale, El-Fasher, costantemente bombardata da oltre un anno e mezzo.

I ribelli avrebbero conquistato il quartier generale della 6a Divisione della Sudan Army Force nel centro di El-Fasher, dove centinaia di migliaia di civili sono assediati da mesi, massacrando indistintamente uomini, donne e bambini, e devastando le poche infrastrutture sanitarie ancora funzionanti, secondo i resoconti dell’organizzazione Sudan Doctors Network.

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Gli stessi portavoce della RSF hanno annunciato di avere preso il controllo della città, dopo 18 mesi di scontri ininterrotti, e mettendo in atto una spietata pulizia etnica. I civili ancora asserragliati in alcune zone della città, sono preda di carestie, epidemie infettive, mancanza di generi di prima necessità, e ogni giorno si segnalano casi di morte per infezioni o per denutrizione, specialmente di bambini. Si stima che circa 300mila persone siano ancora intrappolate a El-Fasher. Gli investigatori Onu accusano la RSF di numerosi crimini contro l’umanità, e genocidio contro la popolazione non araba del Darfur. Dalla’aprile 2023, quando è iniziata questa nuova ondata di violenza si stima siano morte oltre 150mila persone, circa 12 milioni sono state costrette a fuggire, e altre centinaia di migliaia si stanno riversando nei Paesi vicini, soprattutto Sud Sudan e Chad, dove la situazione è altrettanto drammatica, dando vita a una delle peggiori crisi umanitarie degli ultimi 50 anni.

Con il controllo di El-Fasher, la RSF vuole consolidare la propria presenza in Darfur e nella vicina regione del Kordofan, con l’obiettivo di formare uno stato direttamente sotto controllo.

L’Unione Africana ha denunciato atrocità e crimini di guerra, fra cui esecuzioni sommarie di oltre duemila civili disarmati, in maggior parte donne, bambini e anziani.

Sul web circolano anche filmati di uccisioni di massa, come ha testimoniato il collega giornalista Muammar Ibrahim, che lavora per Al-Jazeera, e che attualmente pare sia stato sequestrato dai paramilitari ribelli. Di fronte a un’escalation di violenze su base etnica, le organizzazioni umanitarie di tutto il mondo hanno lanciato l’allarme e fatto appello perché vengano protetti i civili e venga permesso loro di fuggire in aree sicure.

Medici Senza Frontiere, una delle pochissime organizzazioni umanitarie ancora sul campo, ha fatto sapere che le équipe mediche in azione a Tawila, a 60 km da El Fasher, hanno soccorso centinaia di persone provenienti dalle zone di combattimento, nell’ospedale cittadino ormai al collasso. Durante la notte tra il 26 e il 27 ottobre, circa 1000 persone provenienti da El Fasher sono arrivate con dei camion all’ingresso di Tawila, dove MSF ha allestito un presidio sanitario per fornire cure di emergenza e indirizzare i pazienti in condizioni più critiche direttamente all’ospedale. Finora, circa 300 persone sono state curate presso il presidio sanitario e 130 sono state trasferite al pronto soccorso dell’ospedale, tra cui 15 che necessitavano di un intervento chirurgico salvavita”.

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