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Torino - Giovani sauditi in formazione con Fondazione Torino Musei

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Letizia Leonardi (Assadakah News) - Dal dialogo tra culture alla cooperazione museale, il capoluogo piemontese si conferma hub d’eccellenza nel panorama culturale globale. Sessanta giovani sauditi tra studenti universitari, professionisti e operatori museali hanno vissuto a Torino, dal 16 giugno al 12 luglio 2025, un’intensa esperienza di formazione immersiva grazie all’“International Training Program in Museums”, promosso dalla Museum Commission dell’Arabia Saudita e coordinato in Italia dalla Fondazione Torino Musei.

Il progetto, realizzato con la collaborazione del Victoria and Albert Museum di Londra e del Grand Egyptian Museum del Cairo, ha visto i partecipanti confrontarsi con l’intero ecosistema museale torinese, sviluppando competenze avanzate in educazione museale, conservazione delle collezioni, exhibition design e curatela. La direzione scientifica del programma è stata affidata a Mariachiara Guerra, già attiva in progetti culturali in Arabia Saudita.

Il programma, articolato in 115 ore di attività intensive, ha rappresentato un modello innovativo di capacity building culturale, inserendosi nel piano strategico della Fondazione per l’internazionalizzazione dei musei civici torinesi. Tra i partner coinvolti: Museo Egizio, Reggia di Venaria, Politecnico di Torino, Musei Reali, Castello di Rivoli, Fondazione Merz, Archivissima, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, PAV, Gallerie d’Italia, solo per citarne alcuni.

Secondo Massimo Broccio, presidente della Fondazione Torino Musei, “questa collaborazione conferma il ruolo della Fondazione come centro di eccellenza internazionale nella formazione museale”.

Culmine del percorso è stata la realizzazione della mostra “Botanica simbolica”, allestita dall’11 luglio al primo piano di Palazzo Madama, negli spazi della Piccola Guardaroba e del Gabinetto Cinese. Ventiquattro giovani sauditi hanno selezionato opere dalle collezioni del museo, organizzandole attorno a cinque parole chiave, Cultura, Simbolismo, Cura, Trasformazione, Materialismo, per raccontare il mondo delle piante come ponte tra orizzonti culturali differenti.

I progetti, curati in autonomia dai partecipanti, hanno toccato tutte le fasi del processo espositivo: dalla selezione delle opere alla redazione dei testi, dall’allestimento alla mediazione culturale e didattica. Il tutto sotto la supervisione dei conservatori, dei dipartimenti mostre ed educazione della Fondazione, con il contributo del curatore botanico del museo.

Tra i momenti chiave: la lectio magistralis di Alessandro Crociata (L’Aquila Capitale della Cultura 2026) sul ruolo dei musei come motori di innovazione sociale; il keynote di Francesca Cominelli (Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne) sul patrimonio immateriale; il workshop narrativo del museografo Adrien Gardère; e la sessione conclusiva con Fabio Viola, pioniere della gamification museale.

Da segnalare anche il coinvolgimento di Chiara Lee e freddie Murphy sul progetto Evolving Soundscape, e di Antonella Usai sulla performance museale come forma di mediazione educativa.

Una parte dei progetti ha preso spunto dalla mostra “Haori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone”, trovando un collegamento simbolico con il Bisht, tradizionale abito maschile saudita, esempio concreto di come l’intreccio fra culture possa generare nuove letture espositive.

“Questo progetto dimostra come i musei possano diventare ponti tra culture. I partecipanti non solo hanno acquisito competenze tecniche, ma hanno arricchito la nostra visione del patrimonio con la loro prospettiva culturale”, ha dichiarato Mariachiara Guerra.

Per la Museum Commission saudita, rappresentata da Taghreed Alsaraj, General Manager of Education & Talent Development, l’iniziativa si inserisce in un più ampio investimento nel capitale umano: “I musei sono piattaforme fondamentali per l’educazione e lo sviluppo culturale. Questo programma ha fornito ai nostri giovani gli strumenti per contribuire alla crescita del sistema museale saudita”.

Il “Training Program in Museums” si è rivelato non solo un percorso formativo di eccellenza, ma anche un esercizio concreto di diplomazia culturale. La città di Torino, attraverso le sue istituzioni museali, ha dato prova di saper interpretare con intelligenza e apertura il proprio ruolo nel contesto globale, offrendo un esempio replicabile di cooperazione culturale tra Europa, mondo arabo e area euroasiatica.

 

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