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UAE - L'ambasciatore emiratino rientra ufficialmente in Iran

Assadakah Roma News – Un avvenimento estremamente importante per quanto riguarda la normalizzazione dei rapporti fra i Paesi Arabi e la Repubblica iraniana: l’ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti in Iran, Saif Mohammed al Zaabi, riprenderà le sue funzioni presso l’ambasciata a Teheran nei prossimi giorni. Lo ha reso noto il ministero degli Esteri emiratino in un comunicato. La decisione è “in linea con gli sforzi degli Emirati Arabi Uniti per rafforzare le relazioni con l’Iran e favorisce ulteriormente la cooperazione con i funzionari iraniani per realizzare gli interessi comuni dei due Paesi e della regione”, ha affermato il ministero.

L’annuncio fa seguito a una telefonata dello scorso 26 luglio tra il ministro degli Affari esteri emiratino Abdullah bin Zayed Al Nahyan e l’omologo iraniano Hossein Amirabdollahian. Gli Emirati avevano richiamato il proprio ambasciatore da Teheran nel 2012, dopo che l’allora presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad si era recato in visita nell’isola di Abu Musa, nel Golfo Persico, a circa 100 chilometri a ovest dello Stretto di Hormuz. L’isola si trova 60 chilometri al largo degli Emirati ed è oggetto di una disputa tra i due Paesi insieme ad altre due piccole isole situate vicino allo Stretto di Hormuz, grande Tunb e piccola Tunb.

Nell’ultimo anno – soprattutto a seguito del 41esimo vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), svoltosi ad Al Ula, in Arabia Saudita, il 5 gennaio 2021 -, Teheran e Abu Dhabi hanno dato prova di un crescente riavvicinamento. La prima e più significativa visita è stata quella tenuta a novembre 2021 tra il consigliere per la sicurezza nazionale emiratino, Sheikh Tahnoon bin Zayed al Nahyan, e il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, in carica dal 3 agosto 2021. Essendosi trattato del funzionario emiratino di più alto livello a visitare l’Iran dopo oltre dieci anni, l’incontro è stato visto da alcuni analisti come una conferma della volontà di entrambi i Paesi di superare le divergenze fra loro, acuitesi a seguito del coinvolgimento di Abu Dhabi in Yemen. A maggio scorso, poi, lo stesso Amirbadollahian si è recato negli Emirati Arabi Uniti per rendere omaggio al defunto presidente Khalifa bin Zayed Al Nahyan, deceduto lo scorso 13 maggio. Il viaggio del ministro degli Esteri iraniano ha rappresentato la visita di più alto livello di un funzionario della Repubblica islamica nel Paese del Golfo da quando i ribelli Houthi in Yemen hanno lanciato un attacco, a gennaio scorso, contro la capitale emiratina, colpendo due siti di stoccaggio petrolifero.

Tutto si sposa perfettamente con il clima di distensione che da mesi e mesi sta caratterizzando la regione Medio Oriente e Nord Africa; clima che subisce forme di alterazione puntuali, a volte mosse dalle attività maligne dei Pasdaran e dei gruppi collegati, che per interessi ideologici ed economici sono avversi a questa détente.

Gli Emirati Arabi Uniti avevano ridotto i loro legami con l’Iran come conseguenza della rottura delle relazioni iraniane con l’Arabia Saudita, nel gennaio 2016. La mossa seguì l’assalto all’ambasciata saudita a Teheran da parte di manifestanti iraniani dopo che Riad aveva giustiziato un importante chierico sciita.

A quei tempi i leader emiratino e saudita, Mohammed bin Zayed e Mohammed bin Salman (non ancora ruler ma in grado di influenzare completamente le politiche dei propri regni), cercavano un confronto ruvido con Teheran. A distanza di anni la politica aggressiva e belligerante (per procura) non ha funzionato troppo, e mentre Abu Dhabi riapre formalmente le relazioni, anche Riyadh sta intraprendendo un complicato percorso di dialogo — mediato dall’Iraq — con Teheran. Dopo anni di astio su fronti diversi di rivalità geopolitica, gli Emirati Arabi Uniti hanno iniziato a riallacciare i rapporti con Teheran nel 2019, in un momento in cui l’uscita di Washington dal patto nucleare con l’Iran, il JCPOA, aveva portato diverse tensioni nella regione.

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