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A Gaza, l'abbraccio che non finisce mai

  • 3 ore fa
  • Tempo di lettura: 2 min

C'è un suono che proviene da Gaza. Gentile, ma più forte di quello israeliano. Droni e morte. Una voce che continua a salire, parlando di vita e dicendo al mondo: "noi siamo ancora qui".

E' la voce che anima il Gaza International Festival per Cinema delle Donne, il festival delle "donne leggendarie in tempo di genocidio".

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Le registe di Gaza continuano a montare, scrivere, proiettare. Lavorano in mezzo al dolore e alle rovine, perché ogni immagine può ancora essere salvata, ogni frammento di vita può ancora resistere.

A Deir al-Balah, nel cuore di Gaza, domani, 31 ottobre, si svolgerà la cerimonia di chiusura. I film vincitori dell'Arancia d'Oro, simbolo e segno del festival di resistenza, saranno annunciati. Riceverlo significa custodire una memoria fertile e trasformarla in storia, in un gesto vitale.

L'Arancia d'Oro è l'eco del ritorno di Giaffa a Gaza, una promessa di bellezza che nessuna violenza può cancellare. Durante la cerimonia, il primo "Premio Samira Azzam per la Sceneggiatura" sarà inoltre presentato, intitolato allo scrittore palestinese e la giornalista Samira Azzam, nata ad Acri nel 1927.

Una voce della resistenza palestinese e della letteratura moderna, Azzam, conosciuta come "Bint al-Sahel", la "figlia della costa", ha trasformato il dolore in coscienza e memoria, dando voce a un'intera generazione di donne.

Il festival si chiuderà con il film palestinese "Fuga da Farida" di Yahya Alsholy, una storia di fuga e ritorno, muovendosi tra le rovine ma che si sforzano ancora di raccontare la vita.

Intorno al festival si sta formando una rete di affetti, che varca i confini e mari.

Da qui sono arrivati videomessaggi di solidarietà per le donne di Gaza, Bahrain, Oman, Libano, Palestina, Cuba e Italia. Parole, immagini e voci che costruiscono un ponte di dolcezza e resistenza. Essere gentili in tempi di barbarie è un atto politico, un modo per rimanere Umano. E forse questa è la verità più profonda del festival: la convinzione che la tenerezza salverà il mondo.

A Gaza, anche tra le rovine, il cinema non si oscura, continua a sussurrare come una promessa, tra chi resta e chi quelli che guardano da lontano. Un ponte di dolcezza e resistenza, in un abbraccio che non finisce mai.

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