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Algeria - Una strategia per l'equilibrio del Mediterraneo

  • 3 ago
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 5 ago

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Maddalena Celano (Assadakah News) - Il prossimo 3 settembre 2025, alle ore 17:00, presso la Stampa Estera di Roma (Palazzo Grazioli, Via del Plebiscito 102), si svolgerà un incontro pubblico dedicato all’Algeria, snodo fondamentale nella costruzione di un Mediterraneo in equilibrio.

L’iniziativa, promossa dal giornalista Talal Khrais e presentata da Maddalena Celano, si inserisce nel ciclo “Algeria, un Paese da Scoprire”, portato avanti da Assadakah News come spazio di approfondimento sulle radici culturali del Paese e sulla sua immensa bellezza.

All’incontro parteciperà S.E. Mohamed Khelifi, Ambasciatore dell’Algeria in Italia, testimone e interprete di una diplomazia della dignità e della cooperazione.


Una patria forgiata nel fuoco della liberazione


Non si può parlare dell’Algeria senza parlare di resistenza. Questo Paese, che ha conosciuto 132 anni di colonizzazione francese, ha saputo trasformare la lunga agonia in un’epopea rivoluzionaria che ha ispirato il mondo. La guerra di liberazione nazionale (1954-1962) non fu solo un conflitto armato, ma una rivoluzione sociale, culturale e politica: contadini, operai, studenti, donne, intellettuali e religiosi hanno contribuito a costruire un progetto di liberazione radicale.

L’Algeria ha pagato il prezzo più alto per la sua libertà: oltre un milione e mezzo di martiri, villaggi incendiati, torture, esperimenti nucleari francesi nel Sahara. Il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN) ha incarnato una delle esperienze più avanzate di insurrezione popolare nel Novecento.

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Dal colonialismo all’indipendenza: la dignità come conquista


Dopo il 1962, l’Algeria non ha scelto la neutralità. Ha offerto asilo, sostegno e formazione a decine di movimenti di liberazione: l’ANC sudafricano, l’OLP palestinese, il MPLA angolano, il FRELIMO mozambicano, fino ai sandinisti nicaraguensi. Ha fatto della sua capitale, Algeri, la Mecca delle rivoluzioni, il centro del movimento dei Paesi non allineati, un crocevia della diplomazia dei popoli.

Oggi, nel pieno di una nuova fase del dominio occidentale, l’Algeria mantiene la schiena dritta: rifiuta le guerre per procura, denuncia l’aggressione sionista a Gaza, difende il diritto del popolo sahrawi all’autodeterminazione, e non si piega ai diktat dell’Occidente neoliberale.


Italia-Algeria: oltre gli interessi, verso un'alleanza popolare


Sarà proprio l’Ambasciatore Khelifi a illustrare le nuove frontiere della cooperazione bilaterale tra Algeria e Italia, che non si riduce alla questione energetica, ma punta su cultura, educazione, dialogo interreligioso, giustizia climatica, memoria condivisa.

L’attuale governo italiano, nonostante i suoi compromessi, ha riconosciuto pubblicamente — con le parole di Giorgia Meloni — la solidità dell’intesa con l’Algeria, definendola “più forte che mai”. Il punto è che l’Algeria non accetta rapporti di subalternità, ma rivendica una partnership alla pari, fondata sulla reciprocità e sulla visione condivisa di un Mediterraneo liberato dalle catene coloniali.


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Algeria: specchio di ciò che potremmo essere


Durante l’incontro sarà proiettato un video realizzato dal giornalista Mohamed Youssef, che non si limita a mostrare paesaggi e monumenti, ma ci invita a guardare l’Algeria con gli occhi della lotta, della storia, del riscatto. Non è uno spot turistico, è un documento militante, che interroga le nostre responsabilità nel perpetuare lo sguardo coloniale, persino nei gesti più quotidiani.

Raccontare l’Algeria oggi significa sabotare l’immaginario dominante, rompere il silenzio mediatico sulle alternative concrete che vengono dal Sud globale, denunciare il razzismo strutturale delle democrazie europee, e riconoscere nella Repubblica Algerina un esempio di fedeltà alla propria gente e alla propria storia.


Costruire ponti, abbattere muri: un Mediterraneo dei popoli


In un tempo segnato da guerre imperialiste, apartheid culturale, deportazioni di migranti e sfruttamento neocoloniale delle risorse, riscoprire l’Algeria significa scegliere da che parte stare. Non è solo geopolitica, è un atto etico, un posizionamento politico.

Questo incontro è un appello alla coscienza popolare, a tutte e tutti coloro che credono nella sovranità, nella dignità dei popoli, nella possibilità concreta di costruire un mondo multipolare, plurale e non subordinato al centro imperialista euro-atlantico.


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Che cosa celebriamo il 3 settembre?


Non protocolli, memorandum d'intesa o contratti, ma fratellanza strategica tra popoli resistenti. Celebriamo la memoria viva dei caduti del 1° Novembre 1954, la continuità tra ieri e oggi, tra le montagne dell’Aurès e le piazze di Gaza, tra i villaggi dell’Adrar e le lotte sindacali in Europa.



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