Algeria - Una vita immortale nella memoria della Rivoluzione
- Maddalena Celano
- 6 ore fa
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Malika Kaid... Una vita immortale nella memoria della Rivoluzione algerina
Autore: Issam Al-Halabi (Assadakah News)

Nella memoria dell’Algeria, dove gli atti eroici si fondono ai ricordi, vivono nomi scritti non con l’inchiostro, ma con il sacrificio e la dedizione. Tra questi nomi, brilla la figura della martire Malika Kaid, che ha unito la dolcezza dell’infermiera al coraggio della combattente rivoluzionaria, percorrendo la via della lotta senza cercare gloria personale.
Tutto comincia a Belouizdad
Malika Kaid nacque il 24 agosto 1933 nel quartiere di Belouizdad (precedentemente Belcourt) nella capitale algerina. Cresciuta in un ambiente patriottico intriso dello spirito di resistenza contro il colonialismo francese, apprese fin da giovane i valori della dignità e della libertà. Sin da piccola fu profondamente coinvolta nella causa nazionale, scegliendo molto presto la strada della resistenza. Dopo aver completato gli studi secondari, frequentò la scuola per infermieri nella città di Setif tra il 1948 e il 1951, lavorando poi in vari ambulatori a Kherrata, Ghenzet e Bougaa, dove toccò con mano le sofferenze del popolo algerino sotto l’occupazione francese.
Quando curare diventa atto di resistenza
Il 13 giugno 1955, rispose alla chiamata della Rivoluzione, trasmessale dal colonnello Amirouche, comandante della terza wilaya storica. Si unì al Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), non con un fucile, ma con una borsa medica, curando i feriti e assistendo i combattenti nei campi di battaglia, affrontando condizioni durissime e pericoli continui.
(Fonte: Zahia Kaddadra, "La donna algerina e la rivoluzione di liberazione")
Partecipò alla storica Conferenza di Soummam il 20 agosto 1956, una delle poche donne presenti, facendo parte dell’equipe medica che accompagnò l’evento. Fu lì che emerse appieno il suo ruolo: infermiera, combattente e attivista politica allo stesso tempo.
(Fonte: Yacef Saadi, "La battaglia di Algeri")
Il martirio sul campo dell'onore
Malika non morì nelle celle della tortura, ma cadde in piedi, come aveva vissuto. Nel giugno 1958, mentre si trovava in una grotta nella zona di Mechdallah, nella wilaya di Bouira, fu sorpresa con altri combattenti da un violento attacco delle forze francesi, guidate dal famigerato Marcel Bigeard. Resistette fino all’ultimo, continuando a curare i feriti e difendere la posizione, fino a cadere martire in battaglia, raggiungendo la schiera di coloro che avevano tracciato l’alba di una nuova Algeria.

Una presenza viva nonostante l’assenza
Nonostante la sua morte prematura, Malika Kaid non è stata dimenticata. Il suo nome è stato immortalato in numerose istituzioni scolastiche e sanitarie, così come in vie e centri medici. Le autorità algerine hanno eretto un memoriale in suo onore nella wilaya di Bouira, e il suo nome è stato celebrato in molte occasioni nazionali, l’ultima nel dicembre 2023.
(Vedi intervista a Djamila Bouhired in "Mémoire nationale").
La sua storia viene oggi insegnata e raccontata come una torcia che illumina il cammino della nuova generazione nella lotta e nella resistenza.
Donne-faro nella via della liberazione
Malika non fu sola. Migliaia di donne algerine hanno partecipato alla battaglia per l’indipendenza, tra cui:
Djamila Bouhired, che affrontò le torture francesi con straordinario coraggio.
Zohra Ben Slimane, che dirigeva reti clandestine a Orano.
Hamida Ben Daoud e Fatima Ousaid, che svolsero missioni segrete nei centri urbani.
Meriem Bouattoura, che univa medicina e lotta rivoluzionaria nelle montagne dell’Aurès.
Queste donne non portavano solo medicine o messaggi: portavano la patria nel cuore, lottando in silenzio, quando alzare la voce costava caro, e la libertà era un crimine.
La memoria non morirà mai
La storia di Malika Kaid è la storia dell’intera Algeria. Una donna che credette, lottò e si sacrificò. Non cercava la notorietà, ma è diventata un simbolo. Il suo nome è inciso nella memoria di un popolo che non dimentica, e nella coscienza di una nazione che ha pagato il suo riscatto a caro prezzo. In un Paese che ha dato un milione e mezzo di martiri, la figura di Malika Kaid brilla come una stella nel cielo della lealtà. La sua storia ci ricorda che la rivoluzione non è solo fucile, ma anche cuore, mente e mani che curano le ferite della patria.
Fonti utilizzate in questa inchiesta:
Zahia Kaddadra, La donna algerina e la rivoluzione di liberazione, ENAG, Algeri, 1984.
Yacef Saadi, La battaglia di Algeri, Dar El Qasba, Algeri, 2002.
Intervista a Djamila Bouhired, pubblicata sulla rivista Mémoire nationale, n.45, 2016.
Altre fonti varie.
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