Emirati Arabi Uniti - Il Pescatore di Perle
- 6 ott
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Aggiornamento: 19 ott
Patrizia Boi (Assadakah News) - Rubrica Culturale "Le Mille e Una Fiaba" - I Favolosi Paesi della Lega Araba
Capitolo 6 EMIRATI ARABI UNITI - Il Pescatore di Perle

C'era una volta un villaggio costiero degli Emirati Arabi Uniti, dove l'aria salmastra baciava ogni respiro e il sole tingeva di oro le mattine. E in quel villaggio viveva il giovane Nadir, figlio di una stirpe di cercatori di perle, uomini e donne il cui destino era intessuto con le maree. Per loro, il mare non era solo distesa blu, ma un cuore pulsante, un vasto scrigno di misteri e promesse. Ogni alba, si preparavano a scendere in quell'abisso silenzioso, dove il mondo si faceva muto e solo il battito del cuore e il fruscio dell'acqua accompagnavano la loro danza subacquea. Erano acrobati del respiro, danzatori nell'ombra, che con la sola forza dei polmoni sfidavano le profondità, cercando tra le pieghe del tempo e i giardini di corallo quelle lacrime pietrificate degli dei: le perle. Ogni conchiglia sollevata dal fondo era una preghiera, un tesoro custodito con rispetto e fatica, la ricompensa di un coraggio antico quanto il mare stesso.
Ma Nadir, sebbene onorasse il legame della sua famiglia con l'oceano, sognava qualcosa di più. Nei sussurri dei vecchi marinai, tra il crepitio dei fuochi serali e il profumo di pesce arrostito, si narravano leggende di una Perla Parlante. Un gioiello magico, dicevano, nascosto nelle profondità più inaccessibili, capace di esaudire i desideri più puri e di custodire i segreti più antichi del mare, un segreto che neanche le stelle potevano rivelare.
Una notte, mentre Nadir si preparava per una nuova immersione, notò che le stelle sembravano riflettersi nel mare con una luminosità mai vista, come se il cielo avesse riversato i suoi diamanti liquidi sulla superficie. Un anziano del villaggio, con gli occhi velati dalla saggezza degli anni e della salsedine, lo avvertì:
«Le acque stanotte sono pericolose, Nadir. Si dice che il jinn delle profondità marine appaia nelle notti di luna piena per proteggere i suoi tesori. Immergersi è un rischio che neanche il più audace dei pescatori dovrebbe correre.»
Ma Nadir era risoluto. Nel suo cuore, una fiamma più forte della paura bruciava, una sete di avventura e scoperta che nessuna leggenda o avvertimento poteva spegnere. Senza esitazione, si immerse nel mare incantato, guidato da un'energia misteriosa che lo tirava sempre più a fondo, oltre le barriere del conosciuto. Nuotò più a fondo di quanto avesse mai fatto prima, finché non trovò una conchiglia dorata, avvolta da un'aura eterea, incastonata come un gioiello tra le rocce di corallo. La osservò attentamente, il cuore che gli batteva all'unisono con le onde del mare, e la aprì con cautela: conteneva una Perla così risplendente, così carica di luce propria, da illuminare l'oscurità del mare più profondo, rivelando segreti che attendevano di essere svelati.
La Voce dell'Abisso
Improvvisamente, la Perla cominciò a sussurrare con una voce così melodiosa da sembrare il canto segreto delle sirene. Era una voce fatta di correnti marine, di sabbia che si muove e di eco di antiche onde.
«Che cosa cerchi, essere mortale? Perché disturbi il mio sonno secolare?»
Nadir, stupito ma determinato, rispose con il respiro che ancora gli mancava:
«Sono Nadir, un cercatore di perle. Non sogno ricchezze, ma una speranza per il mio villaggio, che sta soffrendo a causa di un mare sempre più avaro. Le nostre reti sono vuote, le conchiglie si rifiutano di nascondere i loro tesori. Io cerco la luce e la vita per la mia gente.»
La Perla lo ascoltò in silenzio, la sua luce pulsava come un cuore. In quel momento, Nadir comprese che non era solo un oggetto da trovare, ma un'anima antica con cui dialogare, una forza della natura. La sua missione non era più solo di prendere, ma di meritare, di mostrare un valore che andasse oltre la semplice ricerca di un gioiello. Era un rito di passaggio, un'iniziazione che richiedeva pazienza e umiltà.
Mentre Nadir rifletteva, una figura si materializzò di fronte a lui. Era il jinn delle profondità marine, una figura avvolta in flutti argentati, con gli occhi che riflettevano l'abisso stesso. Il suo sguardo era penetrante, un mix di severità e saggezza.
«Questa Perla non può appartenere a un mortale», affermò il jinn con una voce che sembrava un'onda che si infrange contro le rocce, un suono profondo e potente.
«Questa Perla risponde solo a chi ha un cuore puro, un animo che comprende il vero valore del mare e il coraggio di affrontare le sue prove più difficili. Il suo dono non è mai dato, ma meritato.»
Il jinn sollevò una mano, e l'acqua intorno a loro si fece più densa, più magica. Era un confine tra il mondo dei mortali e il regno degli spiriti del mare. Per Nadir, quel momento non fu di paura, ma di profondo rispetto. Sapeva che per la sua gente, per il suo villaggio, doveva dimostrare la sua purezza e la sua forza. Era pronto. Il jinn sottopose Nadir a tre prove.
Le Tre Prove di Nadir
Prima Prova - Il Vortice delle Correnti Perdute

Mentre Nadir avanzava nelle profondità del mare, sentì l'acqua farsi gelida e il mondo intorno a lui diventare indistinto. Improvvisamente, si trovò risucchiato in un vortice d’acqua ribollente, un anello incessante di correnti che lo trascinava in tutte le direzioni. Le rocce danzavano come ombre, mentre eco lontani sembravano mormorare antichi avvertimenti.
Ogni volta che cercava di risalire in superficie, la corrente lo respingeva giù, come se il mare stesso volesse intrappolarlo. Nadir si ricordò allora delle parole di suo padre:
«Quando il mare ti confonde, chiudi gli occhi e ascolta il suo ritmo. Il mare parla solo a chi sa ascoltarlo».
Seguendo quell’insegnamento, Nadir smise di lottare contro le correnti e chiuse gli occhi. Con il cuore calmo, percepì una melodia sottile, un canto del mare che sembrava indicargli la via. Aprì gli occhi e vide una stella marina dorata fluttuare nell’acqua davanti a lui, come un piccolo faro di speranza. Seguendo il suo bagliore, Nadir trovò il varco tra le correnti e uscì dal vortice.
Quando toccò la stella marina, questa si dissolse, lasciando un sussurro:
«Solo chi è in sintonia con il mare può trovare la strada».
Seconda Prova - Le Sirene dell’Inganno

Superato il vortice, Nadir si trovò in un luogo meraviglioso, dove la luce si rifletteva su coralli scintillanti e pesci dai colori iridescenti. Ma non era solo, dalle ombre emersero delle figure eteree, bellissime sirene dai lunghi capelli intrecciati di alghe e occhi brillanti come perle nere. Le loro voci erano dolci come il miele e cariche di promesse:
«Nadir, fermati. Non proseguire. Resta con noi e conoscerai la felicità eterna. Sei un giovane cercatore carico di inutili sogni. Il mare ti offre solo fatica e miseria, ascoltaci».
Nadir si sentì attratto dalle loro voci, come se ogni parola avvolgesse i suoi pensieri in una nebbia. Vide immagini di un futuro perfetto, privo di difficoltà, e per un attimo il desiderio di abbandonarsi a quel sogno lo sfiorò. Ma poi si accorse che le immagini erano come riflessi distorti sull’acqua: belle, ma prive di sostanza.
Con le ultime forze della sua volontà, Nadir strinse al petto il ciondolo che portava al collo, un dono di sua madre, e d esclamò:
«Non posso fermarmi. La mia gente mi aspetta».
Le sirene risero, trasformandosi in spirali di fumo d’acqua, ma una di loro lasciò cadere una piccola conchiglia argentata, che Nadir raccolse. Quando la avvicinò all’orecchio, sentì la voce della Perla Parlante sussurrare:
«Ricorda, la vera felicità non si trova nell’inganno, ma nella verità».
Terza Prova - Il Silenzio del Mare Infinito

Ora Nadir era stanco, ma il viaggio non era ancora finito. Entrò in una zona buia del mare, dove non c’era più luce né suono. L’unico rumore era quello del suo respiro, sempre più affannoso. Il silenzio era opprimente, e il giovane iniziò a sentire il peso della solitudine. Ogni movimento sembrava inutile, come se il mare stesso fosse diventato un deserto infinito.
All’improvviso, vide davanti a sé un’ombra scura, una gigantesca manta nera, una sorta di guardiano del segreto, che lo guardava con occhi come abissi, facendogli provare uno strano dubbio e un implacabile senso di impotenza di fronte all'immensità del mare. La manta gli parlò con una voce che risuonava nella sua mente:
«Perché continui a lottare, oh uomo mortale? Qui non c’è nulla per te. Sei solo, come tutti quelli che cercano ciò che non possono avere. Non spingerti troppo nell’abisso, è molto pericoloso!».
Nadir sentì la disperazione avvolgerlo, come una rete invisibile. Si ricordò però delle storie che suo nonno gli raccontava quando era bambino, storie di uomini coraggiosi che affrontavano il mare con il cuore pieno di speranza. Si mise a cantare una melodia antica, una canzone che parlava del legame tra l’uomo e il mare.
Mentre cantava, il buio si trasformò in un tenue bagliore, e vide apparire la Perla Parlante davanti a lui. La sua luce scacciò l’ombra della manta, che si dissolse in mille gocce d’acqua. La Perla affermò:
«Hai affrontato il silenzio e hai trovato la tua voce. Questo è il segreto più grande del mare, non ti abbandona mai, finché lo ascolti e lo rispetti».
Superate le prove, il jinn si avvicinò a Nadir Ed esclamò:
«Solo un Essere Divino può superare queste tre prove, sei degno di possedere questa Perla rara. Ora è tua, ma sappi che non possiede il potere di esaudire desideri di ricchezza ed egoismo. Custodisce i segreti del mare e fa avverare solo i desideri guidati dall’amore e dalla generosità».
Quando Nadir tornò al villaggio con la Perla Parlante, la sua luce si diffuse ovunque, illuminando il mare e richiamando i pesci e i tesori perduti. Il villaggio rifiorì, e ogni desiderio espresso da Nadir con la Perla portò gioia e prosperità.
Nadir fu costretto a imparare una lezione importante: la Perla non era solo un dono, ma una grande responsabilità, perciò decise di custodirla non come un trofeo, ma come un simbolo di speranza e armonia tra uomo e natura.

E così, nelle notti di luna piena, Nadir raccontava ai bambini del villaggio la leggenda della Perla Parlante, insegnando loro che il vero tesoro non si trova nelle profondità del mare, ma nel cuore di chi osa sognare e agire per un bene più grande.
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SPECIALE LEGA ARABA
A cura di Roberto Roggero, Patrizia Boi
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