Libia - Il giovane Tuareg e la Regina Tinhinan
- 12 ott
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Aggiornamento: 2 giorni fa
Patrizia Boi (Assadakah News) - Rubrica Culturale "Le Mille e Una Fiaba" - I Favolosi Paesi della Lega Araba
Capitolo 12 LIBIA - Il giovane Tuareg e la Regina Tinhinan

Una notte, Idris, che aveva cercato riposo sopra una splendida duna sotto il cielo stellato, sognò una figura velata, che splendeva come l’alba sopra le dune. Era Tinhinan. Il suo sguardo, profondo e magnetico, sembrava toccare l’anima stessa del giovane. Con voce simile al canto delle stelle, sussurrò:
«Figlio del deserto, sei un’anima candida. Se desideri trovare ciò che è stato perduto, ascolta il richiamo delle sabbie e segui la loro danza. Ma ricorda devi dimostrare saggezza, umiltà e coraggio per entrare nella mia oasi».
Idris si svegliò con il cuore in tumulto. Il deserto sembrava diverso quella mattina: le dune respiravano, il vento sussurrava frammenti di parole, e il cielo sopra di lui sembrava chiamarlo.
Ghadames e il Primo Enigma

Guidato dal sogno, Idris si incamminò verso Ghadames, la "Perla del Deserto". Con le sue case bianche e gli stretti vicoli che sembravano labirinti, la città era un gioiello incastonato nel nulla. Al tramonto, salì su una duna vicina e attese, come gli aveva suggerito il suo cuore.
Quando il sole si nascose all'orizzonte, qualcosa accadde. Le dune iniziarono a vibrare, producendo un suono profondo, quasi musicale. Idris si accorse che non era solo un suono: era un linguaggio. I sussurri delle sabbie riempirono l’aria, creando parole che sembravano venire da un’epoca lontana.
«Chi sei tu, viandante?» chiese il vento, la voce lieve come il respiro della terra.
«Un figlio del deserto, in cerca di verità», rispose Idris, il cuore tremante.
Le dune si mossero lievemente, come ridendo in risposta, e poi pronunciarono un nuovo enigma:
«Trova i dipinti che danzano che ti guideranno verso ciò che cerchi».
Idris rimase in silenzio, riflettendo. Le sue mani toccarono la sabbia, come per chiedere consiglio al deserto stesso. Poi ricordò un’altra leggenda che sua nonna gli aveva raccontato: quella delle pitture rupestri del Massiccio dell’Acacus, dove i disegni preistorici prendevano vita sotto la luce delle stelle.
Con nuova determinazione, Idris si preparò al viaggio verso quelle montagne lontane, dove la seconda prova lo attendeva, ignaro delle sfide e dei misteri che avrebbe incontrato.
I Dipinti che Danzano

Guidato dai sussurri delle Sabbie Parlanti, Idris si avventurò nel cuore del Massiccio dell’Acacus, un luogo dove il tempo sembrava sospeso. Le montagne, scure e maestose, si ergevano come antichi guardiani, le cui cime sfioravano le stelle. Ogni roccia sembrava portare con sé il peso delle epoche, e le pareti delle grotte raccontavano storie dimenticate, incise da mani preistoriche.
Quando la notte stese il suo mantello di velluto, Idris trovò rifugio presso un’antica grotta, le cui pareti erano decorate con dipinti che narravano scene di vita millenarie. Si sedette davanti all’ingresso, mentre il silenzio del deserto veniva rotto solo dal canto lieve del vento. La luce delle stelle, come un raggio divino, si insinuò tra le fessure della roccia, illuminando le pitture.
D’improvviso, accadde l’incredibile: i dipinti presero vita. Una carovana di uomini e cammelli iniziò a muoversi con grazia, avanzando lentamente verso un orizzonte invisibile. Gazzelle saltavano con agilità, danzatori giravano in cerchio in un ritmo ipnotico, e un cacciatore alzò la sua lancia, il suo sguardo puntato direttamente verso Idris.
Dal centro della danza, una figura velata emerse. Era avvolta in un’aura eterea, e la sua voce, profonda e melodiosa, sembrava intrecciarsi al vento del deserto.
«Chi sei tu, che osi camminare tra le ombre delle epoche?» chiese la figura, fissandolo con occhi che sembravano contenere le stelle stesse.
Idris si alzò in piedi, il cuore colmo di un misto di timore e meraviglia.
«Sono un figlio del deserto, venuto a decifrare i misteri del Sahara e a seguire il richiamo di Tinhinan, Madre dei Tuareg», rispose con voce ferma.
La figura si avvicinò, e nel suo movimento sembrava scorrere l’intero corso del tempo. Porse a Idris una lampada d’argento, la cui luce tremolante pareva sfidare le tenebre che avvolgevano la grotta.
«La tua luce deve essere più forte delle ombre che ti circondano», esclamò la donna.
«Porta questa lampada e cerca la chiave che apre le porte del mistero. Ma ricorda: la chiave non è fatta di oro, né di pietra, ma di ascolto e di amore. Solo chi ha orecchie per il silenzio e un cuore capace di compassione può trovarla».
Idris prese la lampada, il cui peso sembrava quasi nullo, e si inginocchiò in segno di gratitudine.
«Come troverò ciò che cerco?», chiese.
«Segui il canto delle stelle e i sussurri del vento. Loro sono i tuoi alleati. Ricorda: il deserto non parla con la lingua, ma con il cuore. Ascoltalo».
E con queste parole, la figura svanì, dissolvendosi come polvere nel bagliore delle stelle. I dipinti rupestri tornarono immobili, ma Idris sapeva che ormai una parte di quelle storie viveva dentro di lui.
Con la lampada in mano, Idris tornò a Ghadames, dove le Sabbie Parlanti lo attendevano.
Questa volta, accese la lampada e osservò la fiamma danzare. Quando il vento iniziò a cantare, le sue parole non erano più un enigma.
«La chiave giace sotto la Stella del Deserto, ma solo chi vede oltre il visibile potrà raggiungerla».
Idris alzò lo sguardo verso il cielo infinito, cercando la Stella del Deserto. Tra migliaia di luci, una brillava più intensamente, come se volesse guidarlo.
«Seguimi, e troverai ciò che cerchi», sembrava affermare la Stella.
Senza esitazione, Idris camminò per tutta la notte, seguendo la luce che lo guidava. Attraversò dune e vallate, il suo passo deciso e il suo cuore leggero. Il deserto, che di giorno era un vasto regno implacabile, di notte si rivelava un universo di mistero e bellezza, con le sue dune che sembravano onde immobili di un mare infinito.
Quando l’alba cominciò a tingere l’orizzonte di sfumature rosate, Idris vide le dune davanti a lui aprirsi come una cortina di seta dorata, rivelando ciò che nessuno aveva mai osato raccontare: un’oasi nascosta, il cuore pulsante del Sahara.
L’Oasi della Saggezza Eterna

L’oasi scintillava come un frammento di paradiso caduto sulla terra. Al centro, una sorgente sgorgava con grazia, l’acqua limpida rifletteva ogni colore del cielo, come se contenesse in sé l’intero universo. Le palme danzavano al soffio del vento, e un silenzio sacro avvolgeva ogni cosa, spezzato solo dal suono lieve dell’acqua che scorreva.
Idris si avvicinò, la lampada stretta al petto. Ma prima che potesse immergerla, una voce melodiosa si levò dal vento. Era dolce, ma solenne, come il richiamo di qualcosa di eterno.
«Viandante, perché sei giunto fin qui?».
Idris chinò il capo e rispose con sincerità:
«Ho seguito i canti del deserto e il richiamo di Tinhinan. Cerco la verità e il legame con ciò che è eterno».
La voce si fece più vicina, come un sussurro alle sue orecchie:
«Non cercare eternità per il corpo, ma luce per l’anima. Il deserto concede i suoi segreti solo a chi è pronto ad ascoltare».
Idris comprese. Non erano ricchezze o gloria che il deserto custodiva, ma un dono più grande: la saggezza di chi sa ascoltare il silenzio e amare la propria terra. Con mani sicure, immerse la lampada nella sorgente. Un bagliore dorato si sprigionò, e davanti ai suoi occhi si svelarono visioni straordinarie: vide Tinhinan, maestosa e luminosa, vegliare sulle carovane; vide le antiche rotte percorrere il Sahara come vene di un corpo vivente; vide il popolo Tuareg, libero come il vento e forte come il sole.

E poi vide sé stesso, non più solo un cercatore, ma un custode.
Quando le visioni si spensero, Idris sentì il suo cuore colmo di pace. Sapeva che non era l’eterna giovinezza o una ricchezza materiale ciò che aveva trovato, ma qualcosa di infinitamente più prezioso: la consapevolezza di far parte di una storia antica quanto il deserto stesso, un legame indissolubile con la sua terra e il suo popolo.
Da quel giorno, Idris divenne il custode dell’Oasi della Saggezza Eterna, tramandando le storie di Tinhinan, delle Sabbie Parlanti e dei Dipinti che Danzano. Si dice che, nelle notti di luna piena, il vento del Sahara porti ancora la sua voce, un racconto che unisce il passato al presente, come l'acqua limpida dell'oasi che unisce il cielo alla terra.
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SPECIALE LEGA ARABA
A cura di Roberto Roggero, Patrizia Boi
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