Siria - Yasmin e il Palazzo Sottomarino di Ugarit
- 18 ott
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Patrizia Boi (Assadakah News) - Rubrica Culturale "Le Mille e Una Fiaba" - I Favolosi Paesi della Lega Araba
Capitolo 18 SIRIA - Yasmin e il Palazzo Sottomarino di Ugarit

C’era una volta, in un piccolo villaggio sulle sponde del Mediterraneo, una fanciulla di nome Yasmin. Con i suoi occhi luminosi come stelle e un cuore colmo di coraggio, era amata da tutti per la sua gentilezza e il suo spirito indomito. Un giorno, una terribile siccità colpì il villaggio, facendo appassire i raccolti e prosciugando i pozzi. Gli anziani dissero che solo un’antica magia, custodita nel leggendario Palazzo Sottomarino di Ugarit, poteva riportare l’equilibrio.
Una notte, mentre Yasmin pregava sotto il cielo stellato, sette colombe bianche si posarono accanto a lei. Le loro piume brillavano come argento, e i loro occhi risplendevano di una saggezza antica.
«Seguici», le sussurrarono.
«Siamo qui per guidarti verso il tuo destino».
Le colombe condussero Yasmin verso il deserto, dove i Giardini Fluttuanti di Al-Raqqa fluttuavano tra le nuvole. Gli anziani avevano raccontato di questi giardini magici, dove il vento sussurrava segreti e nessuno poteva entrarvi senza risolvere i suoi enigmi.
Quando Yasmin si avvicinò, il vento esclamò:
«Solo se comprenderai il linguaggio del respiro potrai passare. Dimmi: cosa è invisibile, ma si muove ovunque, dona vita e può essere distrutto in un istante?».
Yasmin chiuse gli occhi e ascoltò il suono del suo stesso respiro.
Poi rispose:
«L’aria. È la nostra linfa vitale, ma effettivamente, può sparire in un momento».
Il vento cessò, e un ponte fatto di petali di fiori apparve, conducendola ai Giardini. All’interno, alberi dai frutti dorati e fiori che brillavano come stelle la accolsero. Le colombe volarono avanti, e Yasmin le seguì fino a una cascata scintillante.
L’Ingresso nel Palazzo Sottomarino

Attraversando la cascata, Yasmin si ritrovò di fronte a un immenso specchio d’acqua che rifletteva un cielo stellato, nonostante fosse giorno. Le colombe le indicarono un antico sigillo sul fondale.
Yasmin si immerse, guidata da un raggio di luce, e scoprì il Palazzo Sottomarino di Ugarit, con i suoi corridoi d’oro e pareti incise con scritture misteriose.
Al centro del palazzo c’era una sala circolare, dove troneggiavano le statue di antichi re. Davanti a loro, su un altare di cristallo, erano posate tavolette d’argilla incise con simboli sconosciuti.
Una voce profonda riecheggiò:
«Se saprai leggere la lingua degli antichi potrai risvegliare il potere del Palazzo. Dimostra il tuo valore, Yasmin».
Yasmin si inginocchiò e studiò le tavolette. I simboli sembravano danzare davanti ai suoi occhi, come se volessero rivelarsi. Ricordò le storie di sua nonna, che le aveva insegnato a riconoscere i segni del cielo e della terra. Le colombe si posarono accanto a lei, e il loro canto melodioso le ispirò.
Una tavoletta mostrava una stella, una luna e un albero.
Yasmin comprese che il messaggio parlava di armonia:
«Il cielo guida, la terra nutre, e l’uomo deve rispettare entrambi».
Quando pronunciò queste parole, la tavoletta brillò e si dissolse in mille schegge luminose.
Le altre tavolette, posate come reliquie su piedistalli di cristallo traslucido, sembravano sussurrare enigmi antichi che il tempo non aveva mai del tutto cancellato. Yasmin le osservava con il cuore che batteva come un tamburo, consapevole che ogni errore poteva condannare il suo villaggio e se stessa.

Quando i suoi occhi si posarono su una tavoletta che raffigurava un fiume che si divideva in due correnti opposte, fu presa da un dubbio profondo. Il disegno sembrava pulsare di vita propria: le acque incise si agitavano come se un vento invisibile le stesse muovendo. Yasmin si chinò, ascoltando con attenzione, e avvertì un lamento sommesso, come il pianto di due fratelli separati da un destino crudele.
«Il conflitto è il loro tormento» pensò, mentre il significato si rivelava nella sua mente. «Devono essere riuniti».
Con delicatezza, posò le dita sulla tavoletta. Il freddo della pietra le attraversò il corpo, e per un attimo fu come se si trovasse lei stessa tra quelle correnti in lotta, tirata in due direzioni opposte.
La paura la invase, ma Yasmin ricordò le parole delle colombe incantate:
«Il tuo canto è un ponte tra ciò che è diviso».
Inspirò profondamente e cominciò a cantare. La sua voce, limpida e calda come il sole all'alba, si alzò nella stanza vuota. Non era solo una melodia: era una preghiera, un invito, una promessa. Il suono avvolse la tavoletta, e lentamente, le due correnti iniziarono a fondersi. Il disegno, prima caotico, divenne un'unica onda che fluiva armoniosamente.
Dalle profondità del palazzo sottomarino emerse un suono vibrante, come un ringraziamento antico. La tavoletta, ormai priva di scritte, si dissolse in un fascio di luce, che salì verso il soffitto, lasciando dietro di sé un alone di pace.
Ma Yasmin non ebbe il tempo di gioire. Dal silenzio emerse un lieve sibilo, che si fece sempre più forte. Era un avvertimento, un richiamo che sembrava provenire dal cuore stesso del palazzo. La luce delle pareti cominciò a tremolare, e davanti a lei apparve un antico sigillo, inciso con simboli che cambiavano forma sotto i suoi occhi.
Sapeva che quel sigillo celava il segreto più grande di Ugarit. Le sue mani tremarono al pensiero, ma una voce interiore, la stessa che l’aveva guidata fino a quel momento, le sussurrò:
«Non temere. Questo è il sapere che cambierà il mondo, se saprai comprenderlo».
E Yasmin, con l’animo colmo di speranza e timore, si preparò ad affrontare la verità nascosta che da millenni attendeva qualcuno in grado di ascoltarla: le prove non erano finite, e ogni passo l’avrebbe avvicinata al segreto più oscuro del palazzo di Ugarit.
La Salvezza del Villaggio

Quando Yasmin decifrò l’ultima tavoletta, un silenzio sacro avvolse il Palazzo. Le pareti, prima immerse in un’oscurità densa, si illuminarono di un bagliore dorato, come se ogni pietra custodisse un frammento di sole. Un rombo sordo cominciò a crescere dalle fondamenta, simile al battito profondo di un cuore antico che si risvegliava dopo millenni.
Dal centro della sala, dove il pavimento sembrava scolpito con linee di luce, emerse un fiume dorato. La sua acqua scintillava come metallo liquido, eppure scorreva con la dolcezza di un sussurro. Ogni onda portava con sé frammenti di vita, germogli verdi che si schiudevano e piccole scintille che danzavano nell’aria. Yasmin lo osservava con meraviglia e timore, consapevole che ciò che aveva risvegliato era più grande di lei, un dono e un avvertimento.
Le sette colombe incantate presero il volo, volteggiando intorno a lei in una danza luminosa. Il loro canto sembrava intrecciarsi con il fluire del fiume, guidando Yasmin verso l’uscita del Palazzo. Il suo cuore era pesante, colmo di emozioni che non sapeva spiegare: la gioia per il suo villaggio, il rispetto per la magia che aveva risvegliato, e un timore reverenziale per il potere che le era stato concesso.
Quando riemerse dal Palazzo, il cielo era di un azzurro puro, come se il mondo stesso avesse respirato una nuova vita. Il fiume dorato si fece strada attraverso le terre aride, trasformando la sabbia in terriccio fertile e il deserto in giardini. Le piante germogliavano al suo passaggio, e la terra, da tempo silente, cantava un inno di rinascita.
Le colombe volarono avanti, guidandola verso il suo villaggio. Al suo arrivo, gli abitanti la accolsero con occhi pieni di incredulità e gratitudine. L’acqua del fiume dorato aveva già raggiunto i loro campi, e il terreno che era stato secco e sterile ora fioriva con una bellezza mai vista. Yasmin fu celebrata come un’eroina, una salvatrice, ma lei, d’indole umile, sapeva che il vero dono non era il fiume né il tesoro del Palazzo.
«Il tesoro più grande», disse al suo popolo durante i festeggiamenti, «non è l’oro o la magia, ma la saggezza che ci insegna a rispettare la terra e i suoi equilibri. Ciò che oggi ci è stato concesso è un dono che dobbiamo accogliere con saggezza. Proteggiamolo, affinché non si perda mai più».
E così, la leggenda di Yasmin e del Palazzo Sottomarino di Ugarit si tramandò di generazione in generazione. Non come una favola di gloria e ricchezza, ma come un monito e un insegnamento: vivere in armonia con il mondo è il vero segreto della prosperità. E da allora, ogni sorgente e ogni fiume che scorreva tra quelle terre portava con sé un mormorio, un ricordo delle parole di Yasmin, sussurrando al vento una promessa eterna di equilibrio e pace.
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SPECIALE LEGA ARABA
A cura di Roberto Roggero, Patrizia Boi
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