Libano - Tarek, il Cedro e la Pietra Parlante
- 11 ott
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Aggiornamento: 19 ott
Patrizia Boi (Assadakah News) - Rubrica Culturale "Le Mille e Una Fiaba" - I Favolosi Paesi della Lega Araba
Capitolo 11 LIBANO - Tarek, il Cedro e la Pietra Parlante

In un tempo antico, nel cuore delle montagne del Libano, viveva un giovane di nome Tarek, figlio di un boscaiolo e di una saggia narratrice di storie. Il suo villaggio, incastonato tra i maestosi Cedri del Libano, soffriva a causa di una terribile siccità. Gli alberi, solitamente verdi e rigogliosi, cominciavano a morire, e la vita del villaggio sembrava appassire insieme a loro.
Una notte, mentre Tarek vagava preoccupato tra i Cedri, sentì una voce sussurrare nel vento. Un antico albero, il Cedro Ancestrale, si rivolse a lui:
«Tarek, nel sito sacro di Baalbek si nasconde la chiave per riportare la vita al tuo villaggio. Preparati con coraggio ad affrontare un viaggio, da solo. Porta con te questa resina magica e segui la luce delle stelle».
Senza esitazione, Tarek raccolse la resina dorata che l'albero gli donò e si incamminò verso Baalbek, seguendo il sentiero illuminato dal cielo. Giunto alle imponenti rovine, trovò i giganteschi monoliti che sembravano custodire segreti antichi. Tra essi, Ḥajjar al-Ḥibla, la Pietra della Donna Incinta, si animò e parlò:
«Benvenuto, giovane Tarek. Per salvare i Cedri e il tuo villaggio, dovrai affrontare tre prove. Solo dimostrando saggezza, forza e compassione potrai risvegliare la fonte della vita».
La Prima Prova - L’Enigma delle Stelle

Giunto davanti al monolito Ḥajjar al-Ḥibla, Tarek si trovò immerso in un silenzio irreale, rotto solo da un lieve ronzio che sembrava provenire dalla pietra stessa. Improvvisamente, il cielo sopra Baalbek si accese di luce: le stelle cominciarono a disegnare intricate costellazioni, danzando in modi mai visti prima. La pietra vibrò, e una voce profonda e armoniosa, che sembrava provenire da tempi remoti, gli parlò:
«Giovane viaggiatore, il cielo e la terra sono due pagine dello stesso libro. Solo chi ne comprende il linguaggio può svelare il loro segreto. Trova il disegno che unisce il tuo mondo alle stelle, e il sentiero si aprirà».
Tarek fissò il firmamento, sentendo il cuore battere all'unisono con la voce. Davanti a lui, un antico mosaico scolpito sulla superficie della pietra cominciò a brillare, riflettendo frammenti delle costellazioni. In quel momento, comprese che la sfida non era solo un enigma intellettuale: richiedeva connessione, intuizione e un profondo rispetto per l’ordine cosmico.
Le stelle sembravano indicare simboli familiari: il Cedro, la Luna e un occhio luminoso che brillava come un Sole. Tarek ricordò le storie che sua madre gli raccontava, storie di divinità venute da mondi lontani, esseri saggi che avevano insegnato agli uomini a leggere il cielo e a piantare gli alberi sacri.
Chiuse gli occhi, lasciando che il suo cuore guidasse la mente. Quando li riaprì, le sue mani tracciarono sul monolito il disegno che univa i simboli: il Cedro che affondava le radici nella terra, la Luna che osservava dall’alto e l’Occhio, che fungeva da ponte tra i due mondi. Le stelle sopra di lui si fermarono, il mosaico sulla pietra prese vita, e un raggio di luce dorata si sprigionò verso il cielo.
La voce tornò, questa volta dolce e solenne:
«Hai capito il legame, Tarek. Gli alberi nutrono la terra, la terra guarda al cielo, e il cielo riflette il divino. Questa armonia è il dono che gli antichi hanno lasciato. Tu hai dimostrato di saperla vedere».
In quell’istante, Tarek sentì il peso del destino su di sé, ma anche una gioia profonda: era riuscito a decifrare un enigma che non parlava solo di stelle e pietre, ma della connessione tra mondi, epoche e popoli. La luce svanì lentamente, lasciando la pietra calma e silenziosa, ma ora sembrava respirare, come un essere vivo.
La Seconda Prova - La Forza del Cuore

Tarek giunse davanti al monolito di pietra, un'imponente roccia scura eretta in mezzo alla valle, circondata da una foresta di alberi antichi. Su di essa, le cicatrici del tempo erano visibili come segni di battaglie dimenticate, eppure emanava una forza che sembrava vibrare nell’aria stessa. Un vento gelido soffiava tra le fronde, ma quando Tarek si avvicinò, tutto si placò in un silenzio profondo.
La voce, questa volta più sottile ma altrettanto carica di saggezza, lo accolse:
«Solo chi è in grado di fermare la furia del mondo con la pace del proprio cuore, troverà la via per muovere l’impossibile».
Il giovane pastore guardò con attenzione il monolito: era massiccio, quasi imponente, impossibile da spostare con la forza fisica di un uomo. Ma il vento sembrava portare con sé un’altra voce, una sottile melodia che proveniva dal cuore della foresta. Era come se il monolito stesso fosse in attesa di qualcosa, qualcosa di invisibile.
Tarek chiuse gli occhi e respirò profondamente. Doveva trovare la forza dentro di sé, quella forza che non dipendeva dalla carne, ma dalla sua essenza più profonda. La resina del Cedro Ancestrale, il legno che il villaggio venerava come un dono degli dèi, gli balzò in mente. La sua forza misteriosa, la sua magia che legava la terra al cielo, che univa passato e futuro, avrebbe potuto dargli la potenza necessaria.
Immaginò di toccare l’albero sacro, di sentire la linfa scorrere nelle sue vene, di percepire l’energia ancestrale che lo permeava. Quando riaprì gli occhi, la pietra sembrava meno distante, come se lo stesse invitando a provarci. Con il cuore tranquillo, ma colmo di determinazione, Tarek stese le mani verso il monolito. La sua mente si svuotò, il respiro rallentò, e una sensazione di calore e di energia cominciò a scorrere nelle sue braccia, come se il legno del Cedro Ancestrale lo avesse attraversato.
La pietra cominciò a muoversi, lentamente, con grazia. Tarek non usò la forza fisica, ma la forza del suo cuore, che si univa a quella di tutti gli alberi che avevano mai respirato nella foresta. Il monolito si spostò con delicatezza, come se fosse stato sollevato da una mano invisibile, fino a rivelare un passaggio nascosto sotto di esso.
La voce ritornò, dolce e approvante:
«Hai trovato la forza che non si vede, quella che nasce dal cuore e dal rispetto. La tua connessione con la natura ti ha dato il potere di spostare il mondo».
Il giovane pastore sorrise, sentendo la pace inondare il suo essere. Il monolito non era più solo una sfida: ora era parte di lui, come un alleato silenzioso.
La Terza Prova - Il Sacrificio del Cuore

La montagna che Tarek aveva davanti era maestosa e insormontabile. Una vetta imbiancata dalla neve che pareva toccare il cielo. Il vento soffiava forte, come a mettere alla prova ogni passo del giovane pastore. La prova finale si sarebbe rivelata la più ardua, la più dolorosa. Una voce che sembrava provenire dalla stessa montagna parlò con tono grave e deciso:
«Per salvare il tuo villaggio, dovrai rinunciare a ciò che più desideri. Qual è il desiderio che alberga nel tuo cuore?».
Tarek si fermò, il cuore che batteva forte. La sua mente corse verso il sogno che aveva sempre custodito: esplorare il mondo, camminare tra terre lontane, vedere città sconosciute, parlare con popoli di cui aveva sentito solo storie. Ma proprio in quel momento, guardando l’infinito panorama che si apriva davanti a lui, comprese.
Il desiderio di esplorare il mondo, di allontanarsi, non poteva essere più grande del suo amore per il villaggio, per la sua gente.
La montagna lo scrutava come un giudice implacabile, eppure Tarek sentiva che quella scelta sarebbe stata la sua forza. Alzò gli occhi al cielo, e con una calma che sorprese anche se stesso, pronunciò:
«Scelgo di rimanere. Scelgo di proteggere il mio villaggio, la mia gente, la mia terra».
La voce della montagna si fece dolce e accogliente:
«Hai scelto, giovane pastore. Hai scelto il legame che nessun viaggio lontano può spezzare. La vera grandezza non è nel camminare lontano, ma nell’essere radicati in ciò che si ama».
Un’onda di calore e di luce avvolse Tarek, e una forza nuova, immensa, scaturì dal suo cuore. La montagna, ora, gli sembrava non più un nemico, ma una guida. Un sentiero sicuro si disegnò davanti a lui, un cammino che avrebbe percorso con determinazione e amore.
Con un passo deciso, Tarek si avviò verso il suo destino, pronto a diventare il custode della sua gente e della sua terra. La pace che tanto cercava non si trovava nell’esplorazione del mondo, ma nel servizio che aveva scelto di rendere a chi lo circondava.
Quando superò tutte le prove, un'antica fonte d'acqua sgorgò improvvisamente da sotto i monoliti, zampillando verso il cielo. L'acqua raggiunse le montagne, ridonando vita ai cedri e riportando la prosperità al villaggio. Gli abitanti accolsero Tarek come un eroe, e i Cedri del Libano ripresero a crescere maestosi, simbolo eterno di speranza e rinascita.
Si narra che da allora, nelle notti di luna piena, le rovine di Baalbek brillino di luce dorata, e chi si avvicina ai monoliti possa ancora sentire il sussurro del Cedro Ancestrale e della Pietra Parlante, raccontando il coraggio di Tarek e il potere del legame tra uomo e natura.
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SPECIALE LEGA ARABA
A cura di Roberto Roggero, Patrizia Boi
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