La Global Sumud Flotilla contro l' assedio.
- Maddalena Celano
- 3 giorni fa
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Maddalena Celano (Assadakah News) - La Global Sumud Flotilla è partita da Barcellona con un obiettivo chiaro e radicale: rompere l’assedio disumano che strangola la Striscia di Gaza da quasi vent’anni. Non è un gesto romantico, né un’avventura marinaresca. È un atto politico di resistenza civile internazionale contro l’occupazione israeliana, contro il silenzio complice dell’Europa e contro l’ipocrisia di chi piange “diritti umani” solo quando conviene ai propri interessi geopolitici.
Questa non è una semplice spedizione di solidarietà: è la più grande flottiglia civile della storia, con decine di barche e centinaia di attivisti, medici, giornalisti, intellettuali e cittadini comuni provenienti da 44 Paesi. Una marea umana che sfida apertamente l’impunità di Israele, consapevole che la risposta sarà minacce, intercettazioni, forse violenza. Già droni di sorveglianza sorvolano le imbarcazioni. Il ministro israeliano Ben-Gvir ha promesso di trattare i partecipanti come “terroristi”. Un linguaggio da Stato coloniale che criminalizza la solidarietà e santifica il genocidio.

Greta Thunberg: la gioventù che rompe il silenzio
Tra i volti più noti a bordo c’è Greta Thunberg. La giovane attivista svedese, simbolo della lotta ecologista, ha scelto di schierarsi apertamente contro il blocco, rifiutando l’accusa vile di antisemitismo che viene usata come clava contro chi osa difendere il popolo palestinese. Greta ha detto chiaramente: “Non sostengo l’uccisione di civili. Difendere i diritti dei palestinesi non è antisemitismo”.
La sua presenza ha un valore enorme. Non si tratta solo di una “celebrità” che presta il volto: Thunberg si espone in prima persona, mette il corpo a bordo delle navi, e trasforma il suo attivismo climatico in un atto ecopolitico globale. Perché Gaza non è solo un carcere a cielo aperto: è anche un laboratorio di distruzione ambientale, con falde acquifere contaminate, terra resa sterile dalle bombe e mare avvelenato dai rifiuti tossici della guerra. La giustizia climatica e la giustizia palestinese si intrecciano.

L’Occidente che volta le spalle
Mentre le barche salpano, l’Europa tace. Governi che si definiscono “civili” e “democratici” chiudono gli occhi davanti alla morte di migliaia di bambini palestinesi, ma si indignano per ogni parola scomoda. Parlano di “pace” ma forniscono armi e copertura diplomatica all’occupante. Parlano di “valori europei” ma criminalizzano chi pratica la solidarietà.
Questa flottiglia denuncia anche questo: il tradimento di un’Europa ridotta a vassallo politico e culturale, incapace di guardare oltre i diktat NATO e le lobby filo-israeliane.

Sumud: resistere per vivere
“Sumud” significa resilienza, fermezza, radicamento. È la parola scelta per questa missione. Non è retorica, ma la descrizione più esatta di un popolo che da 76 anni resiste a colonizzazione, espropri, bombardamenti, fame, esilio.
Questa flottiglia non porterà solo viveri e medicinali. Porta un messaggio: Gaza non è sola. La Palestina non è sola. E chiunque si mobiliti, chiunque salga a bordo, chiunque scriva e denunci, contribuisce a rompere l’isolamento.
La Global Sumud Flotilla non è un evento marginale. È un atto di accusa, un processo in mare aperto contro il colonialismo israeliano e i suoi complici. È la prova che la solidarietà internazionale non è morta, che i giovani come Greta Thunberg non hanno paura di sporcarsi le mani, che la dignità può ancora solcare le onde.
Il Mediterraneo, troppo spesso trasformato in tomba per migranti e rifugiati, oggi diventa teatro di speranza e di resistenza.
Che questo coraggio ci ricordi che la lotta per la Palestina non è una lotta “altra”: è la lotta di tutti coloro che rifiutano l’ingiustizia e credono in un mondo libero dall’oppressione.
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