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Libano - Nell’occhio del ciclone

  • 7 ago
  • Tempo di lettura: 3 min

Wael Almawla - La escalation regionale tra Israele e Hezbollah: sta per divampare l’incendio? Nel contesto di crescenti tensioni regionali, il Libano torna nuovamente al centro del conflitto, tra segnali evidenti di un possibile scontro militare che potrebbe andare oltre i confini del sud del Paese, coinvolgendo attori regionali come l’Iran, l’Iraq e lo Yemen.

La complessità della scena libanese si aggrava sotto l’effetto di crescenti pressioni internazionali per il disarmo di Hezbollah, mentre Israele intensifica i suoi preparativi al confine, e si rilevano movimenti di gruppi armati attivi nell’est del Paese sotto la denominazione di “cellule attive”, in assenza di una posizione ufficiale unificata da parte del governo libanese.

Israele: prontezza offensiva e sfruttamento del caos siriano

Le informazioni sul campo indicano che l’esercito israeliano sta rafforzando la propria presenza lungo il confine nord, parallelamente a movimenti significativi nel Golan siriano, dove Tel Aviv ha allestito, negli ultimi mesi, piattaforme di intelligence e basi militari, approfittando del caos nel sud della Siria.

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Rapporti di intelligence parlano di diversi scenari in preparazione, tra cui un’invasione limitata nel sud del Libano o una campagna aerea concentrata contro le infrastrutture di Hezbollah, in particolare nei sobborghi meridionali di Beirut e nella valle della Bekaa. Obiettivo dichiarato: imporre un nuovo equilibrio deterrente riducendo le capacità militari di Hezbollah. Obiettivo non dichiarato: aumentare la pressione sul dossier del disarmo del movimento e ridisegnare gli equilibri in Libano.

Il fronte orientale: una nuova minaccia sulla Bekaa

Contemporaneamente all’escalation israeliana, sono monitorati movimenti preoccupanti lungo il confine orientale del Libano, in particolare nella zona di Qalamoun e Arsal, dove operano fazioni jihadiste sostenute da potenze regionali, che cercano di riproporsi come “forza sunnita moderata” in contrapposizione a Hezbollah.

Questo scenario apre la strada a un doppio pericolo: attacchi israeliani dal sud e offensive armate dall’est, in un contesto di divisione governativa e debolezza istituzionale, che rischia di trasformare il Libano in un campo di caos totale.

Hezbollah: tra preparazione e contenimento

Nonostante il silenzio mediatico, i movimenti militari di Hezbollah indicano un alto livello di allerta, con: Riorganizzazione delle leadership e delle postazioni di comando - Riattivazione delle unità speciali “Ridwan” - Preparazione di piattaforme per missili di precisione - Prontezza per risposte rapide su più fronti.

Tuttavia, il partito è consapevole che uno scontro totale sarebbe estremamente costoso, soprattutto alla luce della crisi economica e sociale che colpisce il Paese.

Per questo motivo, una possibile tregua o una soluzione negoziata rimane un’opzione tatticamente accettabile, almeno temporaneamente.

Iran, Iraq e Yemen: un fronte esteso

Qualsiasi escalation su larga scala in Libano non rimarrà confinata ai suoi confini: l’Iran, dopo la sconfitta in Siria e lo scontro diretto con Israele, non resterà a guardare, ma attiverà i suoi alleati nella regione - L’Iraq rappresenta una piattaforma pronta attraverso le milizie del “Hashd al-Shaabi”, che potrebbero colpire interessi statunitensi o israeliani - Lo Yemen potrebbe vedere i ribelli Houthi tornare a colpire infrastrutture strategiche nel Golfo - Il Mar Rosso e lo Stretto di Hormuz potrebbero essere teatri di un’escalation navale che minaccia la navigazione internazionale.

Questi elementi rafforzano l’ipotesi della nascita di quella che alcune analisi strategiche definiscono “l’asse della resistenza unificata”, da Teheran a Sana’a, passando per Baghdad e il sobborgo sud di Beirut.

Lo Stato libanese: il grande sconfitto

Nel mezzo di questo terremoto regionale, lo Stato libanese affronta sfide colossali: Pressioni statunitensi, israeliane e regionali per agire contro Hezbollah senza alcuna contropartita - Un’economia in crisi e un panorama politico frammentato - Un esercito vincolato da equilibri confessionali che gli impediscono di adottare una posizione chiara - L’assenza di una visione nazionale unificata che protegga il Paese dal precipitare in un conflitto interno o esterno.

Se dovesse scoppiare la guerra, il rischio maggiore è il collasso completo dello Stato o persino l’emergere di una vera e propria frammentazione territoriale.

Le opzioni possibili per il Libano

Opzione militare: porterebbe a una devastazione economica totale e a migliaia di vittime - Opzione politica: richiede una mediazione araba o internazionale per ridefinire il rapporto tra Hezbollah e lo Stato - Opzione regionale: continuazione di un’escalation a bassa intensità senza arrivare a una guerra totale.

Conclusione: il Libano tra allineamento e disgregazione

Il Libano si trova di fronte a una sfida esistenziale: non solo per il rischio di guerra, ma per i profondi interrogativi sul destino stesso dello Stato: chi decide sulla guerra e sulla pace? È ancora possibile preservare il Libano come entità unificata? Si può conciliare la logica della resistenza con le esigenze dello Stato?

L’intera regione è su un filo rovente, e una sola scintilla potrebbe innescare un incendio regionale da cui nessuno uscirebbe indenne. Ma la responsabilità principale resta sulle spalle dei libanesi: o leggono il momento con lucidità strategica, oppure il loro Paese sarà sepolto sotto le macerie di un conflitto regionale.

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