Roma - Ambasciatrice Mira Daher con “Laila figlia dei cedri e del mare”
- 23 mag
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Aggiornamento: 24 mag
Assadakah News - Una mattinata di immersione nella cultura, con la presentazione dell’opera prima di Lina Al Bitar “Laila, figlia dei cedri e del mare”, nella suggestiva cornice di Villa Altieri, pubblicato con il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica del Libano e del Centro Culturale Italo-Libanese, il cui ricavato è destinato ai pazienti oncologici libanesi, attraverso la OdV “La Speranza” di Brescia, (per contributi/donazioni detraibili c/c IBAN; IT79X0501811200000017230673 - Causale: Erogazione liberale Oncologia).

Ospite d’eccezione, l’ambasciatrice del Libano in Italia, S.E. Mira Daher, che ha aperto l’evento con i saluti al pubblico e all’autrice, alla presenza del procuratore del patriarcato maronita presso la Santa Sede, Rafiq Youhanna Al Warcha, e di Maurice Salame, presidente dell’Istituto Culturale Italo-Libanese, con Maria Cristina Rigano, consigliere dello stesso Istituto e da Amal Baghdadi, presidentessa della OdV "La Speranza", nel cui intervento ha sottolineato l'iniziativa benefica per "La Speranza" e ha illustrato le campagne di solidarietà che l'organizzazione ha realizzato per aiutare le persone colpite e bisognose nel Paese dei Cedri.
Ha condotto l’incontro il giornalista Talal Khrais, firma di provata esperienza, che ha ringraziato gli ospiti, il numeroso pubblico intervenuto, e specialmente l’ambasciatrice Mira Daher per il suo incessante impegno in iniziative finalizzate alla divulgazione della cultura, della cooperazione e della pace, e che ha poi rivolto alcune domande a Lina Al Bitar.

Che cosa rappresenta per te questo libro, e qual è il messaggio che hai voluto trasmettere?
“Anzitutto voglio precisare che rappresenta un progetto rivolto a tutti, all’umanità, e poi è un racconto autobiografico. Narra le vicende di una bambina libanese nata e cresciuta n mezzo alla guerra, costretta ad affrontare immense difficoltà per sopravvivere, diventata donna in Italia dove affronta nuove sfide.
Il messaggio in realtà è molteplice, soprattutto vuole dire basta con le guerre, basta rubare l’innocenza e l’infanzia dei bambini, soprattutto è un messaggio di resilienza e speranza e un omaggio alle donne che soffrono le conseguenze dei conflitti, perché possano gridare a gran voce “io ci sono, nessuno potrà mai spegnere la mia fiamma”.

Oltre a Laila, un altro protagonista del racconto è lo stesso Libano, esempio di convivenza di diverse culture, religioni, etnie. Come valuti tutto questo?
“A tale scopo, in questo libro ho voluto estraniarmi da ogni connotazione religiosa o culturale o politica che possa etichettarmi, perché voglio che sia al di sopra di ogni valutazione di questo tipo. Ogni libanese, in Libano o fuori dal Libano, che sia di origini palestinesi, armene, israeliane, siriane, turche o quant’altro, ha comunque sofferto come ho sofferto io, a prescindere da ogni provenienza di qualunque genere. Ogni libanese vive una passione, una sofferenza, e quello che ho voluto fare trasparire dalle pagine del libro è un messaggio di amore, un augurio di integrazione e di speranza per tutti”.
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