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Sahara - Mummie umane ma DNA sconosciuto

Assadakah News - Durante l’Olocene medio, nel pieno del periodo umido africano (tra 14.500 e 5.000 anni fa), l’odierno deserto del Sahara si presentava come una lussureggiante savane punteggiata da laghi e fiumi. Un ecosistema capace di ospitare comunità umane, oggi dimenticate, che vissero e si svilupparono in quello che oggi è uno degli ambienti più inospitali del pianeta.

Al centro di questo scenario si colloca la grotta di Takarkori, nel sud-ovest della Libia, incastonata nel cuore delle montagne del Tadrart Acacus. Questo sito archeologico ha rivelato, nel 2025, una scoperta che ha riscritto la storia genetica del Nord Africa.

Un genoma perduto

Due donne mummificate naturalmente e vissute circa 7.000 anni fa sono state le protagoniste di un’analisi genetica avanzata. I ricercatori del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, guidati da Choongwon Jeong, hanno estratto DNA antico da ossa petrose, approfittando delle condizioni climatiche ideali per la conservazione genetica.

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Lo studio, pubblicato su Nature nell’aprile 2025, ha identificato un lignaggio genetico nordafricano completamente sconosciuto, rimasto isolato per millenni, da quando si è separato dai rami dell’Africa subsahariana, in un periodo prossimo alle migrazioni umane fuori dal continente africano (Nature, 2025).

Enigma genetico

Sorprendentemente, la popolazione di Takarkori dimostra di essere geneticamente isolata ma culturalmente integrata. Nonostante l’assenza di mescolanze genetiche significative con gruppi esterni, si registrano tracce di scambi culturali, come la diffusione del pastoralismo, che sembrano essersi verificate senza migrazioni di massa.

Questo fenomeno supporta l’ipotesi secondo cui le pratiche sociali e agricole si siano diffuse tramite il contatto culturale, e non tramite spostamenti genetici, un'idea che sovverte le teorie precedenti sulla transizione neolitica nel Sahara (Technology Networks, 2025).

Le analisi genomiche rivelano connessioni genetiche dirette tra le donne di Takarkori e gli antichi cacciatori-raccoglitori della grotta di Taforalt, in Marocco, risalenti a 15.000 anni fa e associati all’industria iberomaurusiana. Questo collegamento evidenzia un’origine comune pre-sahariana, e conferma che le comunità nordafricane avevano radici più profonde di quanto si pensasse.

Un altro dato sorprendente riguarda la presenza di DNA neandertaliano. Le mummie di Takarkori presentano una quantità molto ridotta di questo contributo genetico, circa dieci volte inferiore rispetto agli agricoltori del Levant. Tuttavia, è comunque più elevata rispetto alle popolazioni subsahariane contemporanee, suggerendo contatti limitati ma storicamente rilevanti con popolazioni esterne che avevano già incrociato i Neanderthal (Nature, 2025).

Il Sahara, barriera genetica e culturale

Contrariamente all’ipotesi secondo cui il Sahara Verde avrebbe potuto fungere da corridoio migratorio, i dati genetici dimostrano che esso ha invece funzionato da barriera. Le popolazioni nordafricane, come quella di Takarkori, si sono sviluppate in modo autonomo, mantenendo un’identità genetica distinta.

L’assenza di flussi migratori rilevanti suggerisce che il Nord Africa non fu attraversato da ondate umane provenienti dal sud durante il periodo umido, ma piuttosto un'area dove l’innovazione culturale si propagò senza alterare la base genetica dei gruppi residenti.

Sebbene il lignaggio genetico di Takarkori non esista più in forma pura, le sue tracce permangono nel patrimonio genetico delle attuali popolazioni nordafricane. Questa eredità antichissima rappresenta una componente fondativa dell’identità biologica delle popolazioni odierne del Maghreb, confermando una continuità genetica e culturale millenaria

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