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Siria - La ricostruzione e il fattore Husrieh

Roberto Roggero* - La nuova Siria post-Assad torna nell’arena dell’economia internazionale dopo oltre un decennio di esclusione, a causa della guerra civile che ha ridotto il Paese sull’orlo del baratro. Inizia quindi un nuovo periodo, caratterizzato dal non certo indifferente business della ricostruzione.

Il primo passo di questo nuovo percorso è la riammissione di Damasco all’interno del sistema di commercio internazionale Swift, grazie al quale sarà possibile il transito di finanziamenti senza il pericolo di provvedimenti penalizzanti, soprattutto da parte di Washington.

L’annuncio ufficiale è stato dato nella serata di ieri, 10 giugno, da Abdelkader Husrieh, governatore della Banca Centrale siriana, che per altro ha confermato i progetti in tal senso da parte del presidente ad interim Ahmad Al-Sharaa, che ha lo scopo di attirare in Siria nuovi investimenti internazionali, rimuovendo le barriere commerciali e normalizzando la valuta nazionale, per una sostanziale riforma del sistema bancario siriano.

Abdelkader Husrieh, governatore della Banca Centrale siriana
Abdelkader Husrieh, governatore della Banca Centrale siriana

Abdelkader Husrieh è il principale artefice di questo importante progetto, esperto del settore già dai tempi di Bashar Al-Assad, quando era supervisore della politica economica per il controllo dei pubblici investimenti. Un tecnico, le cui capacità sono indubbiamente evidenti, e probabilmente l’unico capace di assumere la regia della finanza siriana che dovrà riportare il Paese nel sistema globale, nonché profondo conoscitore del sistema Swift, che notoriamente non è solo strumento di manovra della finanza internazionale, ma anche un’arma politica e geopolitica di notevole potenza, specialmente in un Medio Oriente dove Iran e Russia, non sono connessi alle transazioni bancarie Swift, ma che indubbiamente sono fattori di estremo interesse per la nuova Siria. Senza dimenticare altri fondamentali fattori come Arabia Saudita, Emirati Arabi, Turchia, Qatar e gli altri Paesi del Golfo, coinvolti direttamente nella ricostruzione in Siria e interessati alla liberalizzazione dell’economia interna dal protezionismo imposto da Assad.

Il settore bancario è fondamentale per la ricostruzione, dopo il collasso dovuto alla guerra, alla crisi finanziaria del 2019 nel vicino Libano, e alle sanzioni. Come fondamentali sono le transazioni collegate al sistema bancario islamico per dare nuova linfa al ciclo del credito nel Paese e superare la dipendenza da aiuti internazionali, comunque decisiva per evitare il disastro totale, durante i quattordici anni di guerra civile, che secondo la Banca Mondiale ha causato danni per complessivi 500 miliardi di dollari, volume sei volte superiore a quello dell’economia nazionale prima del 2011. Ad oggi, la Siria ha ricevuto 1,3 miliardi di dollari dal Programma UNDP dell’ONU per la riattivazione delle infrastrutture di base, con l’impegno di altri 6,5 miliardi di dollari da parte europea.

Molte imprese private hanno già mobilitato diversi investimenti e accordi preliminari per le infrastrutture energetiche, per un valore di oltre 7 miliardi di dollari, in particolare da parte della UCC Holding del Qatar, oltre ad altri 800 milioni di dollari per la ricostruzione portuale con la DP World degli Emirati Arabi. Inoltre, Ahmad Al-Sharaa ha concluso accordi con il presidente francese Emmanuel Macron durante la recente visita a Parigi, in particolare un contratto con il colosso del trasporto marittimo CMA-CGM con validità trentennale, per la gestione del porto di Latakia, ex base aeronavale a gestione russa.

Tuttavia, nonostante tutte queste iniziative, la stabilità politica e umanitaria in Siria non ha ancora certezze, per questo i programmi a molteplici zeri per la rinascita in Siria, alla fine sono una grande paradossale scommessa.

(*Direttore responsabile Assadakah News)

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