Algeria - L'Arte, il filo invisibile che cuce millenni di memoria
- 25 lug
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Patrizia Boi (Assadakah News) - C'è un battito antico che attraversa l'Algeria, un soffio che, come il vento tra le rocce del Sahara, racconta storie senza tempo attraverso forme, colori e gesti. Per comprendere l’arte di questa terra, bisogna lasciarsi guidare non solo dallo sguardo, ma anche dall’anima, in un viaggio che abbraccia millenni.
Nel cuore del deserto, là dove il paesaggio sembra sospeso tra il sogno e l’eternità, il Tassili n’Ajjer si erge come una biblioteca di pietra. Le incisioni rupestri che ricoprono le sue pareti, alcune delle quali risalgono fino a dodicimila anni fa, sono molto più di semplici rappresentazioni grafiche: sono il respiro di civiltà scomparse, la testimonianza di un dialogo sacro con la natura e il divino.
Gli animali incisi — giraffe, elefanti, bovini — raccontano un tempo in cui il Sahara era un'immensa distesa verde, fitta di vita e di acque. Le "Teste Rotonde", enigmatiche figure umane con corpi stilizzati e teste tonde, sembrano emergere da un universo onirico, come presenze ieratiche, simboli di un'umanità primordiale che ancora sfugge alla piena comprensione.

Non solo il Tassili: altri siti, come le alture del Sud Orano, Bou Saâda, Djelfa e il Constantinois, custodiscono incisioni che parlano di caccia, pastoralismo, vita quotidiana e riti ancestrali. Accanto a queste opere rupestri, i dolmen e i mausolei berberi — architetture funerarie preislamiche — raccontano con la loro presenza austera il rispetto antico per i cicli della vita e della morte, il senso profondo di appartenenza alla terra.
Il Filo Prezioso della Tradizione - Arti e Mestieri come custodi di identità
Se si ascolta il battito lento delle città e dei villaggi algerini, si percepisce ancora oggi il suono dei telai, il martellare sui metalli, il modellare paziente dell’argilla. L’artigianato tradizionale è un'arte decorativa, ma anche una lingua viva che parla di radici profonde.
I tappeti M'Zab, intrecciati a mano nelle oasi della valle omonima, raccontano storie di popoli che hanno trovato nell’ordine geometrico un riflesso della loro visione del cosmo. I loro colori — i rossi intensi, i gialli solari, i blu profondi — richiamano i paesaggi del deserto e dei monti.

La ceramica, spesso decorata con motivi berberi stilizzati, riflette nelle sue linee sinuose l'armonia tra l’uomo e la natura. Il metallo, sapientemente lavorato, si trasforma in meravigliosi gioielli d’argento, in particolare nelle mani sapienti delle artigiane della Cabilia, dove ogni collana, ogni fibbia, ogni bracciale diventa un amuleto di memoria, un sigillo d’identità tramandato di madre in figlia.
L'abito Cabilo è da sempre espressione di creatività e si compone di cinque elementi: la tunica cabila, chiamata "Thakandorth", è l'elemento principale del costume, arricchita da un asciugamano (o scialle) chiamato "foudha", decorato con strisce verticali multicolori. La cintura, chiamata "h'zam", è costituita da un insieme di fili di lana multicolori intrecciati e ben aderenti. Il copricapo è formato da un foulard quadrato, chiamato "m'harma", decorato e piegato a triangolo sul collo prima di essere annodato sulle frange sopra la fronte.
Abito, tappeti e gioielli tradizionali cabili
L'abito tradizionale sta vivendo un'apertura al mondo, che ispira gli artigiani alla creatività. I modelli sono diventati più leggeri, raffinati e sottili. Le zone più importanti rinomate per la confezione di abiti tradizionali sono: Wadia, Bouzeguen, Azazka, Beni Douala e Maataka.
Anche la pelletteria, la realizzazione di cesti e l’intaglio del legno sono arti antiche che resistono al tempo, testimoni di una creatività instancabile. Oggi, grazie a programmi di sostegno governativo, queste tradizioni rinascono, non solo come patrimonio da preservare, ma come fonte viva di innovazione e sviluppo economico.

L’Anima Moderna - Tra il richiamo delle radici e la sete di nuovi orizzonti
Nel secolo scorso, quando il vento della modernità ha raggiunto le rive del Mediterraneo, gli artisti algerini non hanno rinnegato la propria eredità. Al contrario, l'hanno fatta vibrare in dialogo con i nuovi linguaggi provenienti dall’Europa e dal mondo.
«L'arte è la nostra lingua ancestrale, scritta con i colori del deserto e i silenzi delle montagne».
Mohammed Khadda

Mohammed Khadda, considerato uno dei padri della pittura moderna algerina, ha saputo fondere la calligrafia araba con l'astrazione, creando opere che sono al tempo stesso intime e universali. La sua arte non rappresentava solo un’estetica, ma un modo di interrogare l'identità nazionale in un'epoca di profonde trasformazioni.
«Ho cercato nei tratti della calligrafia araba la memoria viva del mio popolo».
Mohammed Khadda
Al suo fianco, autori come Mohammed Racim hanno riscoperto la raffinatezza delle miniature, illuminando manoscritti con colori intensi e motivi ispirati alle tradizioni andaluse e maghrebine. Racim non si limitava a riprodurre il passato: lo reinventava, creando una nuova epica visiva per un'Algeria in cerca di sé stessa.

«Ogni miniatura che illumino è un frammento d'eternità, una preghiera silenziosa nella materia».
Mohamed Racim
Mokhtar Issiakhem, invece, ha dato forma al dolore della colonizzazione e della guerra, scolpendo emozioni sulla tela con uno stile espressionista potente e tagliente.
«La pittura non è un abbellimento del reale, ma il suo grido più profondo». «Dipingo per raccontare le ferite della mia terra, ma anche la sua inesausta speranza».
Mokhtar Issiakhem
E Bachir Yelles ha esplorato i confini tra figura e astrazione, cercando di catturare lo spirito inquieto della modernità.
«L'arte algerina nasce dalla terra, si nutre di vento e di sangue, e si eleva come canto di libertà».
Bachir Yelles

Oggi, giovani artisti algerini continuano questo cammino, utilizzando fotografia, videoarte, installazioni per riflettere su temi come il colonialismo, i diritti umani, l'identità diasporica. L’Algeria si ritrova così nel crocevia delle globalizzazioni, senza rinnegare la sua specificità culturale.
La scena artistica contemporanea di Algeri è vibrante: gallerie indipendenti, studi collettivi, iniziative di arte pubblica danno vita a una costellazione creativa in continuo fermento. La Biennale Mediterranea di Arte Contemporanea di Orano, evento internazionale di riferimento, rappresenta un ponte tra l'Algeria e il Mediterraneo, una piattaforma dove artisti locali e stranieri si incontrano, dialogano, si confrontano.
I Templi della Memoria - Dove l’Arte si fa Luogo e Testimonianza

Nel cuore della capitale, il Museo Nazionale di Belle Arti di Algeri custodisce secoli di creatività, con una collezione che spazia dalle opere moderne ai capolavori della miniatura. Visitare questo museo significa percorrere un itinerario emozionale, dove ogni sala è un incontro con un diverso volto dell’anima algerina.
Il Museo di Arte Moderna di Algeri (MaMa), ospitato in un edificio che richiama il fasto dell'architettura neo-moresca, si concentra invece sulle espressioni artistiche post-1945. Qui, la tradizione si apre al nuovo, in un continuo scambio tra memoria e futuro.
Accanto a queste istituzioni, gallerie private e spazi alternativi fioriscono ad Algeri, Orano, Costantina, animando un dialogo sempre più fitto tra artisti, critici e pubblico. Questi luoghi sono spazi vitali di educazione estetica, di ricerca, di resistenza culturale.
Un'Arte che è sangue, respiro e memoria
L’arte in Algeria non è un ornamento. È sangue che pulsa sotto la pelle della storia. È respiro che tiene viva la memoria degli avi e che spinge a immaginare il futuro. È un ponte tra il silenzio antico delle rocce e il frastuono del mondo contemporaneo.
Attraverso ogni incisione rupestre, ogni tappeto tessuto, ogni tela dipinta, ogni gioiello scolpito, l'Algeria racconta la sua verità: quella di un popolo fiero, capace di custodire la propria identità e, allo stesso tempo, di reinventarla, senza mai spezzare il filo che lo lega alla terra, al cielo, ai sogni.













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