top of page

Comore - Le due gigantesse Custodi del Sale

  • 6 giorni fa
  • Tempo di lettura: 8 min

Patrizia Boi (Assadakah News) -  Rubrica Culturale "Le Mille e Una Fiaba" - I Favolosi Paesi della Lega Araba


Capitolo 4 COMORE - Le due Gigantesse Custodi del Sale


Un piccolo villaggio delle Isole Comore
Un piccolo villaggio delle Isole Comore

C'era una volta, in un angolo remoto delle Isole Comore, un piccolo villaggio che si affacciava sul mare cristallino, dove il cielo e l'acqua si fondevano in un unico orizzonte. Le case erano costruite con pietre bianche e palme verdi che ondeggiavano al ritmo del vento. In questo villaggio viveva un popolo che conosceva il valore del sale, non solo come alimento, ma come un dono divino, essenziale per la sopravvivenza e la prosperità.


Il sale, secondo le leggende, non era un semplice minerale. Era il frutto di un'antica magia, creato dalle Stelle della Notte che, danzando nel cielo, avevano raccolto le acque dei mari più lontani per formare cristalli di potere. Si diceva che il sale avesse il potere di guarire malattie, proteggere i deboli e nutrire la terra. Ma l'accesso a questa risorsa sacra non era facile. La valle del Sale, dove i cristalli venivano estratti, era nascosta da un velo di nebbia e custodita da creature mitologiche.


In un momento di grande difficoltà, quando la siccità aveva messo in ginocchio il villaggio, due giovani decisero di intraprendere un viaggio per cercare il Sale Magico e salvare il loro popolo.


Khalid veniva da Mohéli, una delle isole del gruppo delle Comore. Il suo popolo aveva una lunga tradizione di marinai e guerrieri. Era cresciuto circondato da storie di battaglie, di viaggi per mare e di esplorazioni. Khalid era un giovane impetuoso e determinato, che credeva nella forza fisica e nella tenacia. I suoi antenati avevano combattuto per la libertà e la sopravvivenza, e lui sentiva il peso di questa eredità. Nonostante fosse un abile pescatore, era spesso in conflitto con la tradizione pacifica del suo popolo, che preferiva risolvere i conflitti con la diplomazia piuttosto che con la forza.


Siti, invece, era di Grand Comore, l'isola principale, una terra di arte, musica e poesia. La sua gente era conosciuta per la sua saggezza e il suo legame profondo con la natura. Crescendo in una famiglia di artigiani e poeti, Siti aveva imparato il valore della riflessione, dell'ascolto e della pazienza. Amava la musica, i racconti che si tramandavano di generazione in generazione e le danze rituali che celebravano la vita. A differenza di Khalid, Siti non vedeva la forza come l'unico strumento per affrontare le difficoltà. Credeva che la vera forza risiedesse nella comprensione, nella cooperazione e nel rispetto delle diversità.


Un giorno, quando la siccità aveva raggiunto il suo culmine, il villaggio chiese aiuto agli anziani e ai saggi, che raccontarono una leggenda antica: il Sale Magico si trovava in una valle nascosta, sorvegliata da creature magiche e protetta da due gigantesse che lavoravano instancabilmente per raccogliere il sale da una sorgente segreta. Solo coloro che avessero superato tre prove avrebbero potuto accedere alla valle. Decisi a salvare il loro popolo, Khalid e Siti intrapresero il viaggio, ognuno con il proprio destino e la propria visione del mondo.


La prima prova: la Collaborazione


Khalid e Siti
Khalid e Siti

Il cammino verso la valle si rivelava sempre più arduo, come se la natura stessa volesse metterli alla prova. Si erano addentrati in una foresta fitta, un intreccio verde dove la luce si spegneva in mille riflessi smeraldo. Gli alberi si alzavano come antichi guardiani, nodosi e piegati dal tempo, mentre le radici affioravano dal suolo come dita contorte, creando trame ingannevoli sotto i loro passi incerti. La foresta respirava. Ogni fruscio tra le foglie sembrava un sussurro, ogni ombra un presentimento.


Ad un tratto, giunsero a una biforcazione. Davanti a loro, la strada si divideva: una serpeggiava verso l’alto, inerpicandosi lungo i fianchi rocciosi di una montagna avvolta nella nebbia; l’altra scendeva in un canyon profondo e silenzioso, che pareva custodire antichi segreti sotto il suo velo d’ombra.


Khalid, con lo sguardo acceso e l’ardore nel cuore, indicò la salita. «La via più breve è sempre la migliore,» disse, già pronto a lanciarsi nell’ascesa. Ma Siti, i piedi ben piantati a terra e le mani a sfiorare i rami, chiuse gli occhi per ascoltare. Il vento accarezzava le fronde con dolcezza e pareva mormorare storie dimenticate. «Ascolta la terra,» sussurrò. «Il vento ti parlerà. Non tutto ciò che sale conduce alla salvezza.»


Per un istante, il silenzio si fece denso tra loro. Due visioni, due cuori, due verità. Le loro strade sembravano dividersi, come le vie dinanzi a loro. Ma poi, fu lo sguardo a trovare l’accordo che le parole non sapevano pronunciare. In fondo, non c’era forza senza saggezza, né saggezza senza il coraggio di fidarsi.


E così, abbandonando la fretta e l’orgoglio, scelsero insieme il sentiero del canyon. Era più lungo, sì, ma custodiva una quieta bellezza. Le pareti di roccia si stringevano intorno a loro come le pagine di un libro antico, mentre strani simboli incisi nella pietra sembravano illuminarsi al loro passaggio.


Passo dopo passo, tra crepacci nascosti e silenzi profondi, impararono a contare l’uno sull’altra. Khalid imparò ad ascoltare. Siti imparò a rischiare. E insieme, guidati da un’intesa nuova, trovarono nel cuore del canyon una via nascosta che nessuna mappa mostrava. Una porta di pietra incisa col segno del destino.


Avevano superato la prova. Non solo quella del cammino, ma quella dell’anima.


La seconda prova: la Coesistenza


La creatura del Fuoco d’Acqua
La creatura del Fuoco d’Acqua

Superato il canyon, quando i loro passi erano ancora stanchi e la pelle intrisa di polvere, Khalid e Siti si trovarono dinanzi a un nuovo ostacolo: un fiume maestoso e selvaggio, che serpeggiava tra le rocce come un drago d’argento in piena furia. Ma quel fiume non era come gli altri. Le sue acque ribollivano, letteralmente. Vapori densi salivano dalle rapide, e il calore che emetteva era così intenso da appannare l’aria e far tremare le visioni. Sotto la superficie increspata, qualcosa si muoveva. Il terreno vibrava a ogni battito del cuore del fiume, e la luce riflessa pareva frammentarsi in mille colori irreali. Fu allora che lo videro. O forse, fu lui a lasciarsi vedere.


Dal centro delle acque emerse una figura impossibile da descrivere con certezza: la creatura del Fuoco d’Acqua, guardiana antica del passaggio verso la Valle del Sale. Aveva la forma mutevole degli elementi, il corpo fuso tra lingue di fuoco e vortici liquidi. I suoi occhi ardevano e fluivano allo stesso tempo, e la sua voce — se davvero parlava — era fatta di sibili, gorgoglii e crepitii. Non era una bestia. Non era un mostro. Era un enigma vivente.


Khalid arretrò d’istinto. La mano andò al pugnale. «Dobbiamo affrontarlo. Forse è l’ultima prova…» disse, la voce tesa come un arco. Ma Siti, con lo sguardo fisso sulla creatura, sembrava altrove. «No… non vuole essere vinta. Vuole essere compresa».


Richiamò alla mente le antiche storie udite da bambina, sussurrate da sua nonna sotto cieli stellati: leggende in cui gli spiriti della natura non si combattevano, ma si onoravano. E il Fuoco d’Acqua, nella più remota delle narrazioni, danzava. Non per distruggere, ma per tenere in equilibrio il mondo. «La coesistenza è la chiave», sussurrò.


Khalid esitò. Era abituato a sfidare, a reagire, a proteggere. Ma c’era qualcosa, nella voce di Siti e nel modo in cui la creatura li fissava, che gli parlava a un livello più profondo. Così, per la prima volta, scelse di non combattere. Siti cominciò a cantare. Una melodia lieve, fatta di sillabe antiche e vibrazioni che sembravano fondersi con i suoni stessi del mondo. Khalid la seguì, battendo ritmicamente le mani sul petto, riproducendo il suono del cuore. Il fiume rispose. Il fuoco si fece danza, l’acqua si fece coro.


Il Fuoco d’Acqua ruotò su se stesso, avvolgendoli in un turbine di luce e calore. Ma non li bruciò. Non li sommerse. Li accolse. In quel momento, non erano più solo due viandanti. Erano parte del tutto. Avevano capito che nessun elemento esiste da solo. Fuoco e acqua, forza e saggezza, istinto e ascolto: ogni cosa ha bisogno del suo opposto per diventare armonia.


La creatura si placò. Il fiume si aprì, svelando un sentiero nascosto di rocce emerse e luce soffusa. Khalid e Siti si presero per mano. E avanzarono. Avevano superato la seconda prova. Non dominando, ma scegliendo di comprendere.


Il terzo incontro: le Gigantesse del Sale


Le due gigantesse Nyanga e Fadila, le Guardiane del Sale
Le due gigantesse Nyanga e Fadila, le Guardiane del Sale

Arrivati alla valle, finalmente si trovarono davanti al muro di cristallo che separava il mondo dei vivi dal mondo magico del Sale. Ma non erano soli. Davanti a loro, due gigantesse, alte come montagne, erano occupate a raccogliere il sale, macinando i cristalli con mani gigantesche. Erano Nyanga e Fadila, le Guardiane del Sale, che avevano il compito di mantenere l'equilibrio tra il mondo della terra e quello del mare.


Nyanga e Fadila erano gigantesse nate dalla memoria primordiale degli elementi, figlie del vulcano e delle maree. I loro occhi riflettevano l’intero ciclo della vita: germogli e incendi, piogge e carestie, nascite e addii. Possedevano poteri antichi, capaci di modellare montagne o placare tempeste. Eppure, nei loro gesti non c’era superbia, né crudeltà. La loro vera forza non risiedeva nella potenza, ma nella simbiosi con la terra e l’acqua, nel respiro silenzioso del mondo che avevano imparato ad ascoltare.


Quando Khalid e Siti giunsero dinanzi a loro, sporchi di viaggio ma con lo sguardo limpido, le due colossali custodi non videro soltanto due pellegrini. Videro due cuori che, passo dopo passo, avevano imparato a camminare uno accanto all’altro, unendo fuoco e pazienza, coraggio e ascolto. «Cosa cercate, oh giovani?» domandò Nyanga, la voce profonda come l’eco di una caverna.


Siti fece un passo avanti, inchinandosi con rispetto. «Cerchiamo il Sale per guarire la nostra terra. Le fonti si sono prosciugate, le foglie si sono arrese. Le nostre madri e i nostri figli attendono un segno di speranza». Khalid aggiunse con lo sguardo acceso da una fiamma più antica: «Cerchiamo la forza. Non per dominare, ma per resistere. Perché il nostro popolo non si pieghi alla sete né all’oblio».


Le due sorelle si guardarono in silenzio, e un vento sottile attraversò la valle, portando con sé l’odore del mare e della lava. «Molti sono giunti sin qui», disse Fadila. «Ma pochi hanno compreso che il Sale non è possesso. È equilibrio».


Nyanga posò la mano sul cuore della montagna, e il cristallo che la custodiva iniziò a fremere. «Ogni granello di Sale è un patto antico. È l’eco di un abbraccio tra opposti. Chi lo prende senza rispetto, genera aridità. Chi lo comprende, genera vita».


E con un gesto lento e solenne, tracciarono nell’aria un segno di apertura. Il muro di cristallo che sbarrava l’ingresso si dissolse come nebbia all’alba, rivelando una distesa abbagliante: dune di sale puro, che brillavano sotto la luce del cielo come stelle cadute, come promesse dimenticate e ora riscoperte.


Khalid e Siti avanzarono in silenzio. Non presero molto. Solo quanto bastava. Ma nel momento in cui le loro mani toccarono i primi cristalli, una luce tenue si irradiò intorno a loro: era la luce della comprensione, della coesistenza conquistata.


Quando tornarono al villaggio, la terra non fiorì subito. Ma cominciò a respirare. Le radici tornarono a cercare il cuore umido del suolo. I canti delle madri ripresero sotto gli alberi, e l’acqua tornò a scorrere nelle conche di pietra.


Ma ciò che davvero rifiorì fu lo spirito del popolo. Avevano appreso una verità che nessuna siccità poteva cancellare: che la ricchezza non risiede in ciò che si prende, ma in ciò che si protegge insieme. Che la salvezza non nasce dalla forza solitaria, ma dalla comunione delle diversità.


E in quel tempo nuovo, il Sale non fu più solo una risorsa. Fu memoria, fu promessa, fu ponte.

E vissero non solo felici, ma consapevoli, uniti dalla terra, dal canto e dalla pace.


-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

SPECIALE LEGA ARABA

A cura di Roberto Roggero, Patrizia Boi, Maddalena Celano

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Commenti


bottom of page