Il Levante: perché è sempre in fiamme?
- Roberto Roggero
- 4 ore fa
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Wael Al-Mawla - Un’analisi di geopolitica e della storia sanguinosa del Medio Oriente. Ogni volta che le fiamme sembrano placarsi nel Levante, non passa molto prima che si riaccendano. Guerre, conflitti settari, ingerenze straniere, crolli economici e rivolte popolari sembrano non avere fine.
Cosa rende dunque questa regione del mondo — che si estende tra il Mediterraneo e l’Eufrate — come condannata inevitabilmente al conflitto?
È una maledizione storica? Un progetto politico intenzionale? O il fallimento interno nella costruzione di uno Stato e di una società giusti?
Una posizione strategica nel cuore del fuoco
Il Levante si trova all’incrocio di tre continenti, affacciato sulle rotte commerciali antiche e moderne, ed è la porta d’accesso dell’Asia al Mediterraneo.
Questa posizione lo ha reso, da sempre, un campo di battaglia per le grandi potenze, dalle antiche civiltà agli imperi coloniali, fino all’influenza contemporanea di Iran, Turchia, Israele e delle potenze occidentali.
Nessuno lascia il Levante senza lasciarvi una cicatrice, una base militare o un’influenza politica. È semplicemente la chiave per controllare l’intero Medio Oriente.
Gli accordi Sykes-Picot e la nascita di Stati fragili
Dopo la Prima Guerra Mondiale e la caduta dell’Impero Ottomano, le potenze coloniali divisero il Medio Oriente secondo i propri interessi.
L’accordo Sykes-Picot del 1916 fu la base per la creazione di Stati come Siria, Libano, Iraq, Giordania e Palestina.
Questi Stati, però, non furono disegnati secondo la loro realtà sociale, bensì come “unità funzionali” tracciate con righello. Così nacquero entità fragili e società vulnerabili al minimo shock.
Diversità religiosa e settaria, senza giustizia
Il Levante ospita una composizione etnica e religiosa rara: sunniti, sciiti, alawiti, drusi, cristiani, ismailiti, curdi, assiri, turkmeni…
Ma in assenza di un sistema politico giusto e di uno Stato basato sulla cittadinanza, questa diversità si è trasformata in combustibile per i conflitti interni.
Ogni gruppo si sente minacciato o emarginato, e perciò cerca il potere, la secessione o l’alleanza con potenze esterne.
Lo Stato assente o usurpato
Tranne che in rari momenti, i popoli del Levante non hanno mai conosciuto uno Stato democratico, istituzionale.
Solo Stati di polizia, regimi settari frammentati o entità sotto tutela straniera. Questi sistemi hanno alimentato corruzione, tirannia, settarismo e divisioni sociali. Ogni protesta popolare rischia così di trasformarsi in guerra civile o lotta sull’identità dello Stato.
Palestina, la ferita centrale
La questione palestinese non è un semplice conflitto territoriale: è il centro attorno a cui ruota la storia della regione dal 1948. La Nakba, la guerra del ‘67, la resistenza, l’occupazione, i conflitti, l’assedio di Gaza, la giudaizzazione di Gerusalemme…
Tutto ciò ha reso la Palestina un punto di esplosione permanente, usato dai regimi per controllare i popoli, e dalle potenze regionali per estendere il loro potere.
Il Levante non potrà mai trovare pace finché la ferita palestinese resterà aperta e Israele continuerà ad imporre la propria realtà senza cercare una soluzione giusta.
Ingerenze esterne e guerre per procura
Il Levante ha perso la sua libertà decisionale. L’Iran estende la sua influenza da Baghdad a Beirut; la Turchia cerca di riaffermare la sua presenza ottomana con una combinazione di soft power e occupazione diretta; Israele gestisce la propria sicurezza attraverso confini infuocati; Stati Uniti e Russia si contendono basi e zone d’influenza; i Paesi del Golfo finanziano, dirigono o impongono blocchi a seconda dei propri interessi. Così il Levante è diventato un’arena per i conti in sospeso tra le potenze, e i suoi popoli ne pagano il prezzo.
Rivolte senza risultati
Dalla rivolta in Siria, al movimento in Libano, alle proteste in Iraq — i popoli hanno chiesto libertà, dignità e giustizia.
Ma questi movimenti sono stati deviati, trasformati da sogni di rinascita a progetti al servizio di interessi stranieri.
Il risultato: una nuova generazione senza identità chiara, città distrutte, mappe ridisegnate col sangue, e sogni dispersi in attesa che qualcuno li raccolga.
Conclusione: tra l’inferno e la speranza, nasce il futuro
Il Levante non è solo una regione geografica. È un laboratorio della storia, un campo di battaglia per gli interessi, e un palcoscenico per dèi antichi e armate moderne.
Ma è anche la culla delle civiltà, crocevia delle religioni, e terra dei profeti.
Nonostante tutte le guerre, continua a pulsare di vita. Nonostante la distruzione, la speranza non si è mai spenta del tutto.
Forse, dalle ceneri, sorgerà una nuova generazione, capace di riscrivere l’equazione e di offrire al Levante ciò che merita: pace, giustizia e dignità.
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