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Medio Oriente - Qual è il ruolo dell’Italia?

  • 16 lug
  • Tempo di lettura: 3 min
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Wael Al-Mawla - In un’epoca in cui le potenze internazionali e regionali si affrettano a imporre la propria influenza, sorgono interrogativi sul perché Paesi storici come l’Italia sembrino assenti dal panorama della politica globale, soprattutto in Medio Oriente, una regione in continuo fermento e trasformazione.

Come può un Paese con un passato imperiale e una civiltà le cui tracce pulsano ancora oggi in ogni angolo di Roma sembrare assente dalla scacchiera geopolitica mondiale?

Il cuore mediterraneo dell’Europa

L’Italia non è uno Stato marginale. È uno dei principali membri dell’Unione Europea, ospita il Vaticano – centro spirituale per oltre un miliardo di cattolici nel mondo – ed è parte del G7, il gruppo delle sette economie più industrializzate. Inoltre, la sua posizione strategica sul Mar Mediterraneo, di fronte al Nord Africa e ai confini del Medio Oriente, le conferisce una potenziale centralità in dossier cruciali come migrazione, energia, sicurezza e mediazione regionale. Eppure la realtà è diversa. Il ruolo dell’Italia nella politica globale appare sbiadito, spesso limitato ad azioni umanitarie, mediazioni “soft” o contributi simbolici all’interno delle alleanze occidentali. Il risultato? Margini d’influenza ristretti e un’assenza quasi totale da questioni vitali come il conflitto israelo-palestinese, la guerra e i cambiamenti in Siria, o la disputa energetica nell’Est del Mediterraneo.

Perché questa assenza?

Instabilità politica interna - Negli ultimi decenni, l’Italia ha conosciuto governi brevi, coalizioni fragili e l’ascesa di correnti populiste e di destra, compromettendo la stabilità necessaria per una politica estera coerente e duratura.

Vincoli europei e atlantici - Con l’adesione all’UE e alla NATO, l’Italia ha iniziato a gestire le principali questioni internazionali nel contesto collettivo europeo, riducendo il margine d’azione autonoma, specialmente in un’area contesa da Washington, Mosca e Pechino.

Debolezza militare - Nonostante disponga di una marina ben equipaggiata, l’Italia non ha una forza militare paragonabile a quella di Francia o Regno Unito. Le manca quindi lo strumento della “forza dura” per imporsi sulla scena internazionale.

Emergenza migratoria e sulle crisi interne - La politica estera italiana si è trasformata in una gestione d’emergenza, centrata sulla migrazione irregolare e i suoi effetti economici e sociali, soprattutto provenienti da Libia, Tunisia e dalle coste orientali del Mediterraneo.

Quale ruolo potrebbe giocare l’Italia?

Nonostante questi limiti, l’Italia possiede ancora carte importanti da giocare. Vi è la diplomazia del Vaticano, con la quale Roma potrebbe assumere un ruolo di mediatore morale e culturale nei conflitti a matrice religiosa, offrendo un modello di dialogo interreligioso e interculturale.

Connessione con Nord Africa e Medio Oriente - Grazie alla sua storia e ai legami culturali ed economici, l’Italia può fungere da ponte tra Europa e mondo arabo, giocando un ruolo indipendente – e alternativo alla Francia – nei dossier di Libia, Libano, Tunisia e Siria.

Energia e gas - Con lo sviluppo dei progetti nel Mediterraneo orientale e l’espansione dei gasdotti verso l’Europa, l’Italia può diventare un hub strategico per il transito energetico, assumendo un ruolo chiave nella sicurezza energetica europea.

Arte e cultura come soft power - Il cinema italiano, la moda, l’architettura e la musica restano elementi di forte attrazione che possono essere utilizzati per proiettare un’influenza culturale verso il mondo arabo e asiatico.

Conclusione: l’Italia a un bivio

La regione non aspetta nessuno. L’Italia deve rendersi conto che il suo ruolo storico, geografico e culturale le impone un coinvolgimento attivo nelle questioni globali. Non può più rimanere all’ombra di Paesi meno antichi ma più audaci.

Forse è giunto il momento che Roma ritrovi il suo coraggio antico e faccia risuonare la voce di Giulio Cesare – non come conquistatore, ma come mediatore di pace, artefice di presenza e partner regionale in un’epoca in cui i confini tra locale e globale si stanno dissolvendo. di Giulio Cesare, non come occupante, ma come mediatore di pace, costruttore di presenza e partner regionale efficace in un momento in cui i confini tra locale e internazionale si stanno assottigliando sempre di più.

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