Teheran respinge lo snapback: “Sanzioni europee illegali e senza fondamento”. L’Iran promette risposta ferma
- Maddalena Celano
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Maddalena Celano (Assadakah News) - Dubai, 28 agosto 2025 – “Ingiustificate, illegali e prive di qualsiasi base legale”. Così il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha definito la decisione del gruppo europeo E3 (Francia, Germania, Regno Unito) di riattivare il meccanismo sanzionatorio snapback contro Teheran. L’Iran avverte: “risponderà in maniera appropriata a questa misura illegittima e ingiustificata”.
L’illegittimità dello snapback
L’attivazione dello snapback, secondo Teheran, è da ritenersi politicamente strumentale e giuridicamente superata: dopo l’uscita unilaterale degli Stati Uniti dal JCPOA nel 2018 e la mancata compensazione economica europea, lo strumento ha perso qualsiasi fondamento legale di fatto.

L’Europa tra incoerenza e subalternità
Europa e Stati Uniti sembrano aver abbandonato la diplomazia multilaterale che aveva caratterizzato il 2015. Oggi, l’Europa si limita a seguire la linea americana, sacrificando la propria autonomia strategica e credibilità internazionale.
I danni economici e umanitari delle sanzioni
Numerosi rapporti indipendenti e delle Nazioni Unite certificano le conseguenze devastanti sulle vite dei cittadini iraniani:
Una recente relazione del Relatore speciale ONU denuncia un’inflazione del 44,6 % nel 2023, drammaticamente erosa ai danni della capacità di acquisto di beni essenziali come cibo, medicine e servizi sanitari. Le sanzioni hanno gravemente compromesso l’accesso a medicinali, attrezzature mediche, acqua potabile e sanità di base.
Dal 2018, tassi di inflazione tra il 30 % e il 50 % sono stati guidati da tagli alle esportazioni petrolifere e restrizioni bancarie, con un picco previsto oltre il 43 % nel 2025.
Dal lato dell’insicurezza alimentare, i prezzi di beni fondamentali sono esplosi: ad esempio, il pane è triplicato dal 2011 al 2023; il latte è aumentato del 25 % in poche settimane nel 2024, estendendo gravi conseguenze alle fasce povere della popolazione.
Per quanto riguarda le medicazioni essenziali, la carenza è drammatica: alcune case farmaceutiche iraniane hanno subito una riduzione fino al 30 % nella produzione, a causa dell’impennata del costo delle materie prime e delle restrizioni sui pagamenti internazionali. In più, bambini affetti da talassemia e altre malattie gravi muoiono perché impossibilitati a ricevere cure adeguate.
In generale, un’analisi del Center for Economic and Policy Research mostra che le sanzioni peggiorano la mortalità, la povertà, le disuguaglianze e il reddito pro capite—anche nel caso dell’Iran.
Studi accademici evidenziano inoltre peggioramenti nel benessere generale, l'accesso al cibo e alla salute mentale, con conseguenze anche sulla crescita del PIL e sulla stabilità sociale.
Teheran non arretra
Di fronte a queste misure coercitive, l’Iran ribadisce il proprio diritto alla sovranità scientifica, tecnologica e sanitaria. Le sanzioni non piegheranno la determinazione del popolo iraniano: “La pressione economica non fermerà la volontà del nostro popolo”, ha detto Araghchi.
Russia, Cina e il multipolarismo
Mosca e Pechino si sono schierate contro lo snapback, riaffermando che l’ordine mondiale deve basarsi su rispetto reciproco, sovranità nazionale e cooperazione—non sulla coercizione occidentale.
L’iniziativa europea rappresenta l’ennesimo capitolo di una strategia punitiva che penalizza principalmente la popolazione civile. Il risultato? Fame, carenza di cure, inflazione fuori controllo. Ma l’Iran resiste e rilancia: l'Europa rischia di perdere quel poco di credibilità diplomatico che le resta, mentre Teheran si conferma come voce indipendente del nuovo ordine multipolare.

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