Oman - Il vascello che naviga tra le stelle
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Patrizia Boi (Assadakah News) - Rubrica Culturale "Le Mille e Una Fiaba" - I Favolosi Paesi della Lega Araba
Capitolo 15 OMAN - Il Vascello che naviga tra le stelle

C'era una volta, avvolta in un velo di leggenda e mistero, la magica città di Sur, un luogo incantato dove si narrava che il mare stesso, nelle notti più calme, sussurrasse antichi segreti alle stelle scintillanti. Lì, tra l'aria densa del profumo inebriante del legno intagliato – testimone di secoli di maestria navale – e il canto eterno delle onde che si infrangevano dolcemente sulla riva, viveva Layali, una giovane apprendista marinaia con l'anima intessuta di sogni grandi quanto l'orizzonte.
Il suo cuore ardeva di un desiderio ardito: costruire un dhow, un'imbarcazione di rara eleganza e fiera imponenza, le cui vele triangolari già nella sua mente sembravano capaci di sfiorare il cielo, pronte a catturare i venti di mondi inesplorati. Eppure, la sua ambizione andava oltre ogni immaginazione: il dhow di Layali non doveva solcare solo le acque terrene, ma anche le galassie più remote, navigando tra costellazioni e nebulose.
Gli anziani del villaggio, con i loro sguardi saggi ma ancorati alla terra, scuotevano il capo e ridevano dolcemente dei suoi sogni impossibili, considerandoli innocenti fantasie. Ma un giorno, quando l'ombra del dubbio sembrava più fitta, accadde l'inatteso. Il maestro carpentiere, un uomo dagli occhi profondi e pieni di un mistero antico quanto il mare, si avvicinò a Layali. Con un gesto carico di significato, le affidò un compito straordinario, un'impresa che avrebbe potuto cambiare il suo destino e quello della leggenda di Sur: creare il dhow capace di veleggiare non solo tra i venti marini, ma anche tra le stelle silenziose.
La Mappa del Sogno e il Viaggio Incantato

La voce del vecchio carpentiere, un canto grave di legno e di sale, svelò il cuore della sfida a Layali:
«Per tessere il dhow dei tuoi sogni, cercane il cuore nel Fiore delle Stelle, un dono che la magia antica ha tessuto per un desiderio soltanto».
I suoi occhi, profondi come il mare che ha visto millenni, dipinsero la mappa di un viaggio che non era per i piedi, ma per l'anima:
«La tua rotta è l'antica Via dell'Incenso», sussurrò, «un sentiero che ha unito i mondi. Dovrai danzare con le dune dorate, un mare di sabbia che il vento modella in forme eterne. Dovrai salire montagne velate di mistero, le cui cime sono un bacio al cielo. E, al culmine del cammino, troverai la terra che rinasce a Salalah, nel suo Khareef incantato. Lì, dove la pioggia dei monsoni culla la terra in un abbraccio di nebbia e il deserto si tinge di smeraldo, tra gli aromi sacri dell'incenso e l'umidità della vita, troverai il fiore, la chiave per risvegliare il tuo sogno più audace».
E Layali, con un cuore che era già vela al vento, partì con l'alba. Un istante magico in cui l'orizzonte scompariva e il cielo e il mare si fondevano in un unico, sconfinato blu, pronto ad accogliere il suo viaggio.
Il suo primo abbraccio fu con il maestoso Wahiba Sands, un mare infinito di dune dorate. Esse si muovevano e respiravano, creature vive plasmate dal soffio incessante del vento, le creste affilate che disegnavano ombre lunghe e mutevoli. Ogni passo di Layali era una sfida, un atto di fede: il caldo opprimente le avvolgeva la pelle, la sabbia fine inghiottiva le sue orme quasi prima che potesse vederle, e il silenzio, così vasto e profondo, era rotto solo dal sussurro del vento, che a volte le sembrava mormorare segreti antichi, storie di viaggiatori e carovane perdute.
Fu lì, in quella distesa dorata, che incontrò un beduino dall'aspetto enigmatico, un uomo i cui occhi sembravano riflettere la saggezza delle stelle stesse. Egli le parlò del loro linguaggio segreto, della loro guida silenziosa nel cielo notturno.
«Lascia che il cielo guidi il tuo cuore», le disse con voce calma e profonda, donandole una lacrima di resina d’incenso, un piccolo tesoro trasparente che brillava, caldo e misterioso, come una stella appena nata nel palmo della sua mano.
Verso le Vette del Mistero

Superato il mare di dune dorate, un'epica sfida di sabbia e silenzio, Layali si trovò al cospetto delle montagne del Jebel Akhdar. Erano vette imponenti, verdi e austere, che si ergevano verso il cielo come giganti silenziosi, le loro cime avvolte in un'aura di mistero antico. I sentieri che le si aprivano dinanzi erano ripidi e incerti, un labirinto di roccia e terra dove ogni passo sembrava sussurrare storie di viaggiatori perduti e di segreti custoditi.
Mentre il cuore di Layali, pur indomito, iniziava a sentire il peso della fatica e il coraggio cominciava a vacillare come una fiamma nel vento, un'apparizione celestiale le squarciò il cielo. Un'aquila dalle piume dorate, messaggera dell'alto, apparve dal nulla, planando con grazia sopra di lei, le sue ali un'ombra protettiva sotto il sole. La seguì, quasi guidata da un filo invisibile del destino, fino a una sorgente nascosta, dove l'acqua scorreva limpida come cristallo purissimo e il cielo, in quella superficie specchiata, si rifletteva con una perfezione quasi divina.
La Visione del Fiore e la Forza Nascosta

Bevendo da quella sorgente miracolosa, le labbra bagnate da una freschezza ancestrale, Layali fu colta da una visione folgorante, un lampo di verità che le illuminò l'anima. Davanti ai suoi occhi interiori, danzò l'immagine vivida del Fiore delle Stelle, i petali intrisi di luce eterea, e i profumi di Salalah in festa, un'esplosione di aromi che preannunciava la sua meta. E poi, la meraviglia: vide il dhow dei suoi sogni, non più un bozzetto mentale, ma una realtà maestosa, che solcava un oceano infinito, le sue vele gonfie non di vento ma di un'onda di luce, navigando tra le costellazioni scintillanti.
Il viaggio, tuttavia, non era ancora giunto al suo compimento. La attendeva il Khareef, la stagione delle meraviglie, con la sua pioggia magica e i segreti nascosti sotto un manto di verde scintillante che rivestiva la terra. Ma Layali, ora, aveva una nuova consapevolezza. Sapeva che ogni passo compiuto, ogni ostacolo superato, ogni sfida affrontata nel deserto e tra le rocce, non era stato vano. Ogni difficoltà aveva contribuito a scolpire il suo carattere, rendendola coraggiosa come il vento che plasma le dune, resiliente come le montagne, e ora, finalmente, degna del suo sogno più impossibile.
L'Incanto del Khareef e il Dubbio Silenzioso

E così, dopo lunghe giornate di cammino e riflessione, Layali giunse a Salalah, proprio mentre la stagione del Khareef avvolgeva la terra con il suo incanto più profondo. Le piogge sottili, quasi impalpabili, cadevano come un velo di perle, trasformando il paesaggio arido in un regno smeraldino, un'oasi lussureggiante che sfidava ogni aspettativa del deserto. Le montagne, ora ricoperte di nebbie danzanti, sembravano respirare, esalando un'aura di mistero e vita nuova. E l'aria, satura del profumo inebriante dell'incenso che nasceva da quelle terre benedette, portava con sé un canto muto, un richiamo da epoche dimenticate, un sussurro di antiche essenze.
Layali si incantò davanti a quella visione di rara bellezza, il cuore rapito dallo spettacolo della natura rinata. Ma in mezzo a tanta meraviglia, un'ombra sottile cominciò a serpeggiare nel suo cuore: il peso del dubbio.
Dopo un viaggio così lungo e arduo, la sua fede, pur rafforzata, sentiva ancora il morso dell'incertezza. Era davvero degna di trovare il Fiore delle Stelle? E mentre i suoi occhi si perdevano in quell'oceano di verde e nebbia, circondata da tanta perfezione e grandezza, temeva di essere, in fondo, solo una ragazza che rincorreva un sogno troppo grande per lei, un sogno che forse non avrebbe mai potuto afferrare.
L'Albero Guardiano e il Segreto dell'Incenso

Fu allora, quando l'anima di Layali era più vulnerabile al dubbio, che i suoi occhi si posarono su una visione che toglieva il respiro: l'albero millenario. Imponente, un vero e proprio guardiano del tempo, si ergeva maestoso al centro di una radura nascosta, un santuario celato nel cuore verde del Khareef.
Il suo tronco, contorto e rugoso, portava le cicatrici di epoche remote, e sembrava intrecciato con le storie sussurrate del mondo, ogni solco una traccia di millenni passati. Dai suoi rami nodosi pendevano gocce d'ambra solidificata, come lacrime di luce antica, brillanti e misteriose. E lì, al centro di quella chioma rigogliosa, tra le foglie umide di rugiada, un bagliore attirò il suo sguardo: il Fiore Magico. Una corolla eterea, i cui petali argentati sembravano non solo tessuti di luce, ma intrisi della pura essenza della rugiada stellare, palpitava con una bellezza quasi irreale.
Ma quando Layali, con il cuore che le batteva all'impazzata per l'emozione, si avvicinò, l'albero stesso prese a parlare. Una voce profonda e risonante, che sembrava provenire dalle radici stesse della terra e dalla saggezza delle rocce, le sussurrò:
«Solo chi comprende il segreto dell'incenso di Dhofar può ricevere il mio dono».
Quelle parole la colpirono come una sentenza inappellabile. Layali vacillò, il suo spirito quasi sopraffatto dal peso di un compito che sembrava insormontabile, il cuore stretto dalla paura di non essere all'altezza di un tale mistero. Eppure, in quel momento di sconforto, come un'eco dal deserto, le tornò in mente il frammento di resina che il beduino le aveva affidato.
E con esso, tutto ciò che aveva imparato lungo il suo incredibile cammino: l'incenso, con il suo aroma sacro e penetrante, era una merce preziosa, un profumo esotico, era il respiro stesso della terra, un simbolo tangibile di un legame profondo e mistico tra l'uomo e la natura, un ponte invisibile tra il materiale e lo spirituale.
Con mani che ancora tremavano leggermente, ma con una nuova risolutezza nell'anima, Layali posò la lacrima di resina ai piedi dell'albero ancestrale. Poi, con voce che era un sussurro umile ma fermo, pronunciò la sua verità:
«L'incenso è il dono della terra agli uomini, il ponte sacro tra ciò che è terreno e ciò che è divino. Non dobbiamo prenderlo con avidità, ma custodirlo con venerazione, come segno di profonda gratitudine».
Un silenzio assoluto e solenne avvolse l'intera radura, come se il tempo stesso si fosse fermato ad ascoltare. Poi, in un istante di pura magia, il Fiore Magico si schiuse lentamente, dispiegando i suoi petali in un gesto di apertura cosmica. Essi brillavano ora con una luce ancora più intensa, come stelle appena nate, irradiando un calore gentile e una vitalità così pura da sembrare abbracciare l'intera foresta, infondendo ogni foglia di una luce eterea.
Layali lo colse con infinita delicatezza, le sue dita quasi timorose di disturbare tanta perfezione. E appena lo tenne tra le mani, in un soffio, il fiore non svanì, ma si dissolse in una singola, scintillante luminescenza.
Quella scintilla, carica del desiderio di Layali e della saggezza dell'incenso, si alzò poi dolcemente verso il cielo, tracciando un sentiero dorato tra le nebbie danzanti del Khareef, come una stella cadente che non svaniva, ma indicava la via del ritorno, promettendo un futuro in cui i sogni potevano davvero navigare tra le stelle.
Il Dono del Fiore e il Ritorno Incantato

Layali osservò quel segno di luce che danzava nel cielo con occhi lucidi e il cuore colmo di una gratitudine incommensurabile. Il Fiore delle Stelle non era stato solo la chiave per svelare il suo sogno più audace; era divenuto un simbolo vivente di armonia, un monito silenzioso a rispettare la terra e i suoi segreti più profondi, a comprendere il legame sacro tra l'uomo e il creato.
E così, con l'anima illuminata da una nuova consapevolezza, Layali iniziò il suo viaggio di ritorno. Ogni suo passo era guidato dal sentiero dorato tracciato da quella luce nel cielo notturno, una stella cadente che ora le indicava la via verso casa, ma anche verso un futuro straordinario. Sapeva, con una certezza che le riempiva il petto, che il destino de il dhow celeste non era più un'illusione, ma una realtà ormai saldamente nelle sue mani.
La Genesi del Dhow Celeste

Layali tornò a Sur con il cuore ricolmo di gratitudine e di una meraviglia che le aveva trasformato l'anima. Il viaggio l'aveva forgiata, rendendola più forte e saggia, e ogni passo lungo il cammino del ritorno era accompagnato dal bagliore discreto delle stelle che la guidavano, come sentinelle celesti vegliando su di lei. Quando finalmente giunse al porto, l'intera città sembrava in attesa, sospesa in un'atmosfera quasi magica; il familiare profumo del mare si intrecciava ora al dolce aroma del legno appena tagliato, un presagio di ciò che sarebbe venuto.
Con la visione nitida e luminosa che il Fiore delle Stelle aveva impresso nella sua mente e nel suo spirito, Layali cominciò a costruire il dhow celeste. Non era un'impresa comune, ma un atto di creazione intriso di magia. Ogni tavola di legno era scelta con cura meticolosa, quasi con riverenza, e intrisa di quella stessa resina d'incenso che emanava un aroma sacro e senza tempo, un profumo che parlava di epoche e misteri.
Le sue mani esperte intrecciavano il legno con fili di luce dorata, sottili e scintillanti come i primi raggi dell'alba. La chiglia, la base solida del dhow, sembrava scolpita dal mare stesso, plasmata dalla forza delle onde. Le vele, erano tessute con la seta del vento, pronte a catturare ogni soffio etereo. E la prua, il cuore e il volto dell'imbarcazione, era ornata da un motivo di stelle incise che non erano semplici decorazioni, ma brillavano come un gioiello vivente, proiettando una luce che prometteva viaggi oltre i confini del mondo conosciuto.
Il Volo Celeste e l'Incontro con il Re delle Stelle

Quando il dhow celeste fu finalmente pronto, la sua magnificenza era tale da non sembrare appartenere né alla terra né al mare, ma direttamente al regno etereo del cielo. Era una scultura di luce e legno, intrisa di magia. Layali, con un battito nel cuore che echeggiava il suo sogno, sollevò le sue vele al vento. E fu in quel momento, come se fosse spinta da una forza divina che attendeva solo il suo tocco, che il dhow si sollevò dolcemente dalle onde, staccandosi dalla superficie marina per librarsi con grazia nell'aria.
Il porto di Sur, solitamente animato dal brusio quotidiano, si riempì di grida di puro stupore e gioia incontenibile. La gente osservava, con il fiato sospeso, mentre il dhow luminoso attraversava il cielo, non un uccello, ma una nave di sogni, tracciando una scia dorata e scintillante che sembrava risvegliare le stelle addormentate nel firmamento, invitandole a danzare.
Ma Layali non era sola in questo viaggio inaugurale tra le sfere celesti. Durante il suo primo, incredibile volo, una figura apparve magicamente sul ponte de il dhow: un giovane sultano, avvolto in un manto tessuto con la stessa brillantezza delle stelle, si materializzò davanti a lei. I suoi occhi, profondi e antichi come la notte stessa, brillavano di una luce siderale, e il suo sorriso, colmo di ammirazione sincera, illuminava il volto.
«Layali,» disse il sultano, la sua voce melodiosa come il canto del vento tra le galassie, «sei tu, e solo tu, che hai creato questa meraviglia inaudita, unendo con la tua visione il cielo e la terra, il sogno più ardito e la tangibilità della realtà. Nessuno, più di te, è degno di condividere il mio regno che si estende tra le stelle più lontane».
Layali, colta di sorpresa e profondamente incantata da questa proposta così inattesa, accettò con il cuore in tumulto, un'emozione che le riempiva l'anima.
Un Matrimonio Sotto le Stelle Eterne

Tornati a Sur, il villaggio intero eruppe in una celebrazione straordinaria, un'esplosione di festa che non aveva precedenti. Le strade furono adornate con una profusione di luci scintillanti e fiori dai mille colori, creando un tappeto vibrante di gioia. Il canto familiare delle onde che si infrangevano sulla costa si unì armoniosamente alle melodie inebrianti del vento, creando una sinfonia di felicità.
Layali e il sultano, avvolti entrambi da un'aura di luce che sembrava irradiare dai loro spiriti, si sposarono sotto la vastità del cielo stellato. Era una promessa eterna, sigillata dalla presenza delle costellazioni. E mentre la festa celebrava la loro unione, il dhow celeste brillava nel porto, non più solo un'imbarcazione, ma un faro scintillante di speranza, un simbolo eterno di come i sogni più audaci possano prendere il volo e congiungere il mondo terreno con le stelle infinite.
La Rotta Celeste e l'Eredità Luminosa

La rotta celeste che il dhow di Layali inaugurò divenne il faro di una nuova era di prosperità per il villaggio di Sur. Le stelle stesse, ora guidate dalla luminosa scia del dhow, illuminavano i mari sottostanti, permettendo ai marinai di navigare senza più paura, spingendosi oltre l'orizzonte con fiducia rinnovata. L'incenso di Dhofar, già prezioso, ascese a simbolo sacro di connessione e benedizione, e il suo commercio fiorì come mai prima, rendendo Sur non solo un porto di scambi, ma un crocevia vibrante di cultura, conoscenza e benessere condiviso.
La leggenda di Layali e del Porto delle Stelle non fu mai dimenticata; si tramandò, con reverenza e stupore, di generazione in generazione, un racconto inciso nel cuore di ogni abitante. Ogni dhow che in seguito prese forma nei cantieri di Sur, intriso del profumo di legno e di storia, portava con sé un frammento della sua epica storia, un eco della sua audacia. E ogni singola stella nel cielo notturno era un ricordo vivido del viaggio straordinario di una giovane donna che aveva attraversato deserti infiniti, scalato montagne velate di mistero e accolto le piogge danzanti dei tropici per realizzare l'impossibile.
Ancora oggi si narra che, nelle notti più limpide e silenziose, il dhow celeste, più luminoso che mai, continui a solcare l'immensità del cielo. Ogni stella che brilla, tracciata dalla sua scia dorata, è un monito all'audacia inestinguibile di Layali e al dono sacro che il cielo e la terra avevano intrecciato attraverso il suo sogno. E ogni abitante del villaggio, alzando lo sguardo verso quel bagliore lontano e misterioso, sussurra una preghiera di gratitudine, un'antica melodia di speranza. Sanno, nel profondo dell'anima, che i sogni, anche i più impossibili e lontani, possono, con coraggio e fede, trasformarsi in realtà luminose, proprio come stelle eterne nel vasto firmamento.
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SPECIALE LEGA ARABA
A cura di Roberto Roggero, Patrizia Boi, Maddalena Celano
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